Poco meno di un anno fa, la sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani (presidente Enzo Agate) revocò il provvedimento con cui nel settembre 2019 la Guardia di finanza aveva sequestrato, su richiesta della Dda di Palermo, beni per un valore di oltre un milione di euro a familiari del 60enne marsalese Vincenzo Crimi, condannato in primo grado a otto anni di carcere, ma poi assolto in appello dall’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, nell’ambito dell’indagine “Borasco” (cocaina dalla Spagna alla Sicilia).
L’assoluzione è ormai definitiva. Adesso, il Tribunale Misure di Prevenzione ha rigettato la richiesta di applicazione della misura di prevenzione personale, disponendo la confisca di conti correnti per un ammontare di poco meno di 10 mila euro. A comunicarlo è l’avvocato difensore Manuela Canale. Lo scorso anno, i beni furono dissequestrati in quanto, per i giudici, non sono riconducibili a Vincenzo Crimi, in quanto la figlia Luana Crimi, di 35 anni, e il compagno Gianfranco Bivona, di 37, originario di Mazara del Vallo, avrebbero redditi e disponibilità economiche autonome tali da giustificarne il possesso.
Il dissequestro venne disposto per due società, la “Maestrale srl”, di cui Bivona è socio unico e legale rappresentante (operante nel settore nautico, è di fronte il porticciolo turistico di Marsala), e la “Sicilponteggi srl”, di cui è legale rappresentante Luana Crimi, beni immobili (villetta in costruzione in contrada Berbarello) e mobili (14 tra auto, autocarri, furgoni e un escavatore) e conti correnti bancari. A difendere Luana Crimi e Gianfranco Bivona è stato l’avvocato Salvatore Fratelli.