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21/07/2021 16:07:00

Concorso esterno in associazione mafiosa. Condannato a sei anni l'ex senatore D'Alì

 La Corte d'Appello di Palermo ha condannato l'ex senatore Antonio D'Alì a sei anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.

La Procura generale, rappresentata da Rita Fulantelli, aveva, invece, chiesto una condanna a 7 anni e 4 mesi. Secondo l'accusa, D'Alì nel corso della sua attività politica ha "mostrato di essere a disposizione dell'associazione mafiosa cosa nostra e di agire nell'interesse dei capi storici come il latitante Matteo Messina Denaro e Salvatore Riina" e  "con il suo operato ha consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra - ha detto il pg durante il suo intervento - mettendo a disposizione le proprie risorse economiche e successivamente il proprio ruolo istituzionale di Senatore della Repubblica e di Sottosegretario di Stato".

L'ex sottosegretario all'Interno dal 2011 era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, anche per aver "mostrato di essere a disposizione dell'associazione mafiosa cosa nostra e di agire nell'interesse dei capi storici (...) come il latitante Matteo Messina Denaro e Salvatore Riina".

Qualche settimana fa la Corte di Cassazione ha confermato l'annullamento dell'obbligo di dimora nei confronti del politico trapanese. Il provvedimento riguarda la misura di prevenzione, chiesta e ottenuta dalla Dda di Palermo mentre D'Alì era in corsa per la poltrona di Sindaco a Trapani nel 2017. La misura fu poi annullata dalla Corte d'appello. In seguito all'annullamento, la procura generale di Palermo aveva presentato ricorso, chiedendo che il politico originario di Trapani fosse nuovamente dichiarato 'socialmente pericoloso'. I giudici ermellini però hanno dichiarato inammissibile il ricorso. 

Il processo che si è chiuso con la condanna a 6 anni è l'appello bis, dopo che la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza della Corte d'appello di Palermo che, a settembre del 2016, mandò assolto l'ex politico per le contestazioni successive al 1994 e prescritti i reati a lui contestati nel periodo antecedente a quella data. Il primo appello aveva deciso conformemente al gup del primo grado.

"Desta profonda sorpresa la riforma della sentenza di primo grado di assoluzione, considerato che tutte le acquisizioni probatorie di questo giudizio di rinvio hanno rinforzato la tesi difensiva e avvalorato la correttezza delle motivazioni del Gip del Tribunale di Palermo".

Lo dichiara l'avvocato Arianna Rallo, legale dell'ex senatore trapanese Antonio D'Alì, condannato a 6 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Corte d'Appello di Palermo.

"Nel doveroso rispetto che attribuiamo ad una decisione giudiziaria, attendiamo le motivazioni per comprendere quale sia stato l'iter logico-argomentativo che ha condotto la Corte di Appello ad una diversa valutazione dei fatti e se lo stesso possa dirsi esente da vizi di legittimità, giustificanti ovviamente il ricorso per cassazione. Peraltro, la recentissima statuizione della Corte di Cassazione, dello scorso 17 giugno, che ha irrevocabilmente giudicato ingiusto e illegittimo che Antonio D'Alì sia stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale da parte del Tribunale di Trapani, deponeva certamente per una valutazione dei fatti corrispondente alla prospettazione difensiva", conclude il legale dell'ex senatore e sottosegretario al Ministero dell'Interno.