Con la testimonianza di due investigatori, i sottufficiali della Guardia di finanza Antonio Lubrano e Salvatore Missuto, entrerà nel vivo, il prossimo 20 settembre, in Tribunale, a Trapani, il processo all’unico degli imprenditori coinvolti nella bancarotta della sala ricevimenti Panorama di Valderice, il 50enne Giuseppe Cusenza.
I suoi cognati e soci, i fratelli Francesco e Giuseppe Evangelista, hanno infatti già patteggiato la pena. Il caso della “bancarotta fraudolenta” contestata ai titolari del ristorante "Panorama" di Valderice sfociò, all’alba del 4 luglio 2019, negli arresti domiciliari per i tre imprenditori. Il 20 settembre, in aula, il luogotenente Lubrano e il maresciallo Missuto spiegheranno come è nata e come si è sviluppata l’indagine. A difendere Cusenza è l’avvocato Michele Cavarretta, mentre legali dei fratelli Evangelista sono stati Giuseppe Esposito, Peppe De Luca e Pietro Bruno. Le società “Bar Ristorante Panorama” e “Panorama Ricevimenti” furono rispettivamente dichiarate fallite dal Tribunale di Trapani nel 2016 e nel 2018.
“Le indagini espletate dalle Fiamme Gialle – recitava una nota della Guardia di finanza dopo gli arresti di due anni fa - hanno evidenziato che la prima delle due società, inizialmente versante in floride condizioni economico-finanziaria sotto la guida del suo anziano fondatore, ha cominciato a manifestare un lento e progressivo declino a seguito dell’estromissione dell’originario titolare dalla sua gestione, che è stata assunta dai due figli e dal genero. Questi ultimi, che hanno subito costituito una nuova società avente il medesimo oggetto sociale, hanno determinato il dissesto dell’attività economica appropriandosi illecitamente, con prelievi ingiustificati, di somme incamerate nelle casse societarie, utilizzate come una sorta di “bancomat personale”. Gli approfonditi accertamenti esperiti dalle Fiamme Gialle, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Trapani, hanno permesso di accertare che la “nuova” società è stata artificiosamente ideata e costituita dagli indagati al solo fine di perpetrare il continuo e progressivo depauperamento del ramo d’azienda della prima società fallita, drenando le disponibilità finanziarie incamerate durante lo svolgimento dell’attività sociale. E’ stata infatti ricostruita una rilevante una rilevante distrazione patrimoniale per un importo complessivo di circa € 1.700.000,00, commessa dagli indagati nella qualità di amministratori formali ed occulti delle due fallite società, attraverso – tra l’altro – i predetti prelievi ingiustificati per circa 900 mila euro nonché mediante distrazione del ramo d’azienda della prima società fallita, del valore di circa 700 mila euro, utilizzato dalla seconda in assenza di qualsiasi contratto di cessione o affitto e comunque senza la corresponsione di alcuna remunerazione”.