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09/08/2021 06:00:00

Chi è Francesco Isca: l'imprenditore vicino ai boss, a Nicastri e Arata

L'imprenditore edile di Vita, Francesco Isca, agli arresti domiciliari a seguito dell’operazione “Phimes” del 2020, nei giorni scorsi ha subito un sequestro di beni per 12 milioni di euro, da parte del Tribunale di Trapani ed eseguito dalla Direzione Investigativa Antimafia su proposta del Direttore della D.I.A. 

Le indagini hanno confermato l’esistenza di un patto corruttivo tra l'imprenditore e un ispettore della Polizia Municipale di Calatafimi Segesta che utilizzava indebitamente gli strumenti in suo possesso per agevolare l’attività economica e incentivare gli introiti delle società riconducibili all’imprenditore. Ma chi è Francescio Isca, e come si è fatto avanti nel campo dell'imprenditoria e dell'edilizia in provincia di Trapani.

Il legame di Isca con il boss Leonardo Crimi -  Francesco Isca ha un legame molto stretto  con  Leonardo Crimi, boss dell’omonima famiglia mafiosa. E da Crimi risulta che l’imprenditore abbia ottenuto sia le risorse finanziarie per avviare ed alimentare le proprie aziende che la “copertura” mafiosa per espandersi sul mercato, imponendosi nei lucrosi affari legati alla realizzazione delle grandi opere pubbliche a danno delle imprese concorrenti alterando il corretto funzionamento del libero mercato e violando le regole della leale concorrenza. Di contro anche l’organizzazione ha avuto dei vantaggi, accrescendo la propria capacità di penetrazione e controllo delle attività economiche nel territorio di riferimento, ottenendo non solo denaro ma anche possibilità di lavoro per imprese e persone appartenenti all’organizzazione criminale. Diversi collaboratori di giustizia hanno riconosciuto Isca quale portatore degli interessi delle cosche mafiose siciliane nel contesto criminale dei piccoli centri rurali di Calatafimi, Vita e Salemi. 

Il sequestro  -  Sei società del settore edile, produzione di calcestruzzo, noleggio di macchine ed attrezzature per lavori edili e quella che gestisce l’intera area parcheggio e servizi, posti nella nota località turistica del Parco Archeologico di Segesta, 17 rapporti bancari, 128 beni immobili e terreni, nonché 27 automezzi per un valore di oltre 12 milioni di euro.

Isca - Arata - Nicastri - Ma Francesco Isca grazie alle sue aziende  del settore del calcestruzzo in provincia di Trapani entra in diversi affari di Vito Nicastri, il re dell'eolico e Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia e consulente della Lega di Salvini per l'energia arrestato nella vicenda corruttiva per la realizzazione degli impianti di energie rinnovabili in Sicilia. 

Affari con Nicastri  - Prima della confisca dei beni Nicastri ha avuto rapporti molto stretti di lavoro con Isca per la costruzione di impianti eolici. Era stato proprio Nicastri ad indicare Isca come intermediario per la vicenda della speculazione immobiliare a Santa Ninfa che ha visto protagonisti i vertici delle famiglie mafiose di Vita e Salemi.

Ma c'è di più. Ad Isca è stata fatta acquisire fittiziamente la società Ambra Energia Srl poi ceduta agli Arata, con la regia di Nicastri. Isca è stato coinvolto anche nei progetti del bio-metano e del mini eolico, e di tutto questo Arata ne era a conoscenza. Isca aveva grosse disponibilità di denaro contante, tutte banconote da 500 euro, “di provenienza illecita” che in parte venivano versati in banca, e altri soldi reinvestiti occultamente nella costruzione di un impianto di bio-metano da parte della società Solgesta. Isca era  così socio occulto, per sfuggire alle misure di prevenzione antimafia. Nel 2017, infatti, la Prefettura di Trapani aveva escluso dalla white list la Isca Francesco Srl e la Nuova Sistemi Edili Srl, entrambe riconducibili ad Isca. E non potrebbe che essere diversamente, perchè da precedenti indagini emerge la vicinanza di Isca ad ambienti mafiosi.

l collaboratore di giustizia Nicolò Nicolosi  - Così descrive Isca come un “imprenditore finanziato dalle famiglie mafiose di Calatafimi e di Vita e protagonista nel mercato del calcestruzzo grazie al sostegno mafioso ricevuto e ricambiato” attraverso il sostentamento della sorella di Salvatore Crimi, in carcere per mafia, e l'assunzione del nipote di Calogero Musso, mafioso della famiglia di Calatafimi. Nicolosi dice altro su Isca. Che aveva il monopolio della fornitura di cemento in provincia di Trapani, un monopolio che aveva fatto rinunciare Nicolosi e Domenico Scimonelli, altro esponente mafioso, di rilevare una ditta di calcestruzzo per effettuare i lavori nei parchi eolici. Per far rinunciare a due così – Scimonelli ha gestito la corrispondenza con il super latitante Matteo Messina Denaro – di fare affari nel calcestruzzo, Isca doveva avere le sue forti entrature, doveva avere un monopolio sostenuto da esponenti di primo piano della criminalità organizzata.

Isca mantiene la sorella e la famiglia del boss Crimi - Il pentito Nicolosi racconta anche un'altra vicenda. Isca provvedeva al sostentamento economico della sorella di Salvatore Crimi, detenuto per mafia. Isca con la donna aveva una relazione, e anche quando questa è finita le dava dei soldi e questo perchè era “suo dovere provvedere al sostentamento della famiglia mafiosa dei Crimi quale 'controprestazione' per il sostegno” che la famiglia garantiva alle sue imprese.

L'intercettazione in cui Isca è consapevole dei guai in cui si trovava. In un’intercettazione ambientale Isca riferisce che si trova in una situazione un po’ delicata: “Io ho la famiglia Crimi n'cape e spadde come se fossi il referente... Salvatore Crimi dice giustamente che io sono discepolo suo... Vito Musso che lavorava con me perchè suo padre mi ha condizionato... Anna Crimi perchè me la mantengo io... Craparotta che è il mio socio che ha una denuncia per associazione mafiosa, porto abusivo di armi, estorsione, intestazione fittizia dei beni ed è socio mio! Che devo fare, devo peggiorare ancora? Devo peggiorare ancora?”. Se lo chiede due volte Isca, e gli inquirenti all'ascolto prendono nota. Prendono nota su un soggetto che secondo quanto raccontato dal pentito avrebbe il monopolio del calcestruzzo in provincia di Trapani, che da quanto emerge dalle indagini è protetto dalle famiglie mafiose. E soprattutto Isca sarebbe stato al centro degli affari, uomo di riferimento, di Vito Nicastri e Paolo Arata.