Anche le viti soffrono il caldo torrido ed eccezionale di questo agosto 2021 e ciò si ripercuoterà sulla vendemmia che sta per cominciare. E’ un quadro già previsto dalla CIA della Sicilia occidentale lo scorso anno, quando, pur sottolineando che il calo della quantità andava di pari passo l’aumento della qualità delle uve raccolte, lanciava l’allarme del cambiamento climatico che prevedeva meno piogge nella stagione invernale e caldo torrido in estate.
“Le aspettative erano di un’annata eccezionale sia per la qualità sia per la quantità, abbiamo avuto una stagione ottima fino a luglio, esente da problemi gravi come la peronospera – ci dice Lillo Badalucco , viticoltore, ex dirigente dell’assessorato regionale all’Agricoltura ed ex assessore al Comune di Petrosino -, abbiamo avuto solo piccoli problemi con l’oidio, un fungo che colpisce gli acini, ma era stato ampiamente superato. Il grande caldo però di questo agosto sta creando dei problemi e per quelle che erano le previsioni rosee, gli agricoltori e le aziende avranno dei danni”.
“Bisogna distinguere ciò che il caldo provoca nei diversi vitigni e di conseguenza nelle diverse produzioni di vino – continua Badalucco -. Lo chardonnay ad esempio viene raccolto dalla metà di luglio e in quel periodo il suo grado alcolico ottimale è di 17°/18° gradi, quest’anno invece supera i 20° e quel punto con il conferimento in cantina non potrà avere una valutazione massima, tale da farlo rientrare tra le uve pregiate. Stessa cosa accade con il moscato e lo zibibbo, viti bianche che dovrebbero avere una gradazione attorno ai 17° e invece superano i 20. Le aspettative per vitigni come moscato e chardonnay per i quali si prevedevano prezzi di 25 euro a quintale non saranno rispettate. Anche il merlot, un vitigno che si attesta tra i 18°/20°, ha già superato questa gradazione”.
E proprio per questa gradazione elevate la vendemmia non è ancora aperta anche se imminente. Il caldo, dunque, modifica la resa del vitigno e se in alcuni casi è una discriminante, per i vitigni utilizzati per fare il Marsala la situazione è completamente diversa. Grillo, catarratto e damaschino sono già oltre i 20° gradi, e questo assicurerà una elevata qualità per il Marsala.
“Il caldo è per i viticoltori anche causa di un aumento dei costi, per gli impianti di irrigazione, per l’aratura e la scerbatura, che serve per la cosiddetta “irrigazione occulta” - continua Badalucco – soprattutto nei terreni argillosi permette di trattenere l’acqua. In definitiva sarà un’annata eccellente per la qualità dei vini ad alto grado come il Marsala, un po’ meno, ma sempre buona per i vini da tavola. Le previsioni di un 20/30% in più, sia in quantità che in qualità, non saranno confermate ma non ci sarà comunque un grande ammanco su questa previsione”.
"Le viti erano sane, con pochi trattamenti si stava portando a buon fine un anno di lavoro - dice Dino Taschetta, presidente di Cantine Colomba Bianca al Gds -. Purtroppo, ormai siamo costretti a fare i conti con i cambiamenti climatici e mesi di caldo torrido. E questo sta seriamente compromettendo la vendemmia in corso. Faremo certamente dei buoni vini, ma anche quest’anno ne faremo molto meno del previsto. Io credo che non possiamo più rinviare l’adozione di una vera politica delle acque”.
Per Gaspare Baiata, invece, presidente di Cantine Paolini, la calura estiva non ha creato danni irreparabili. "Fortunatamente la piovosità nel periodo invernale e primaverile è stata buona - dice - e ben distribuita e grazie ai nostri terreni spesso argillosi, capaci di trattenere fortemente l'acqua e alle varietà di viti autoctone, abituate al caldo, riusciamo a superare questi gravi problemi”.