A Marsala ci sono alcune “case di riposo” furbette, che non rispettano le regole, e in qualche caso sono abusive perché con il nulla osta di inizio attività scaduto e mai rinnovato. Sono sei le comunità alloggio per anziani, dove sono scattati i controlli della polizia municipale, guidata dal comandante Vincenzo Menfi, in alcuni casi assieme a carabinieri e personale ASP, e per le quali sono state emesse delle ordinanze da parte del Comune, firmate lo scorso 9 agosto dal Settore Pianificazione e Gestione del Territorio-Grandi Opere.
In cinque casi le ordinanze riguardano l’autorizzazione concessa relativamente al numero di persone che possono essere ospitate dalle comunità, e siccome sono state trovate con un numero di persone maggiore rispetto a quello previsto dall’autorizzazione, hanno ricevuto il divieto di alloggio di un numero di ospiti superiore alla ricettività dichiarata. In un caso, l’ordinanza, invece, impone proprio il divieto di svolgere l’attività. Ma vediamo quali sono queste "case di riposo".
Una è la comunità alloggio per anziani “Villa degli Angeli Ketty e Gabriella” che si trova in contrada Terrenove, a questa attività il 9 giugno del 2011 è stata rilasciata l'autorizzazione n.61 per una capacità ricettiva di 7 camere per complessivi 8 posti letto. Il 22 giugno di quest’anno però, i vigili urbani di Marsala, assieme ai carabinieri e a personale dell’ASP di Trapani, hanno accertato che al momento del sopralluogo la struttura per anziani ospitava 11 persone, e quindi 3 ospiti in più. A quel punto c’è stato un provvedimento del 29 giugno, del Comandante della polizia municipale, con il quale si chiede vengano adottati i conseguenti provvedimenti interdittivi.
Ma la stessa ditta ha anche un’altra autorizzazione, del 7 ottobre 2016, questa per 6 camere e 13 posti letto, ma anche in questo caso, al momento del controllo sono stati trovati due ospiti in più rispetto al numero consentito, ed è scattata un’altra ordinanza di divieto di alloggio per un numero di persone superiore al dichiarato.
La terza struttura si trova in contrada Berbarello ed è gestita dalla società “Villa Arcobaleno Srls”, ha presentato una SCIA il 18 aprile del 2021 dichiarando 3 camere e 7 posti letto complessivi, il verbale della polizia municipale del 10 giugno scorso conferma che al momento del sopralluogo ospitava 8 persone, 3 uomini e 5 donne. Veniva contestata così la presenza di 1 ospite in più rispetto a quanto dichiarato.
La quarta comunità per anziani ad essere oggetto di ordinanza di divieto di alloggio ospiti in più è “La casa dei sogni di Rosena e Lella Srls” di via Roma. Nella SCIA del 4 maggio 2021 dichiarava 3 camere e 9 posti letto complessivi. La constatazione sul posto della polizia municipale è del 27 maggio 2021 e anche qui al momento del sopralluogo la struttura ospitava 10 persone, 6 uomini e 4 donne e dunque un ospite in più rispetto a quanto dichiarato nella S.C.I.A.
Il “Residence San Pio” di contrada Casazze è la quinta comunità alloggio per anziani, per la quale è stato preso un provvedimento di divieto. Questa è stata autorizzata il 17 gennaio 2019 per 4 camere e 10 posti letto. Il 23 giugno 2021 la polizia municipale accertava che vi erano 12 ospiti, e quindi due persone in più rispetto a quanto previsto nell’autorizzazione, anche qui una nota del comandante del 29 giugno dà il via libera all’applicazione dell’ordinanza.
Infine il sesto ed ultimo provvedimento, sempre del 9 agosto, è stato adottato per la comunità alloggio anziani “Villa Anthea” di contrada Colombaio Lasagna, gestita dalla ditta "Numi Lilibetani Srls" con sede legale a Venafro in provincia di Isernia. Questa struttura utilizzava un nulla osta per inizio attività, datato 13 maggio 2019 e valido 30 giorni, dichiarando 4 camere e 10 posti letto, il verbale redatto dalla Polizia Municipale il 4 giugno 2021, ha accertato la presenza, al momento del sopralluogo, di 6 persone, ma cosa fondamentale, i gestori mostravano il nulla osta del 13/5/2019 scaduto e mai rinnovato, entro quei 30 giorni in cui era prevista la scadenza nel 2019, la ditta doveva presentare i requisiti organizzativi e funzionali dell’attività all'Ufficio Solidarietà Sociale, ma non ha fatto nulla e per questo con l’ordinanza che segue una nota del comandante della polizia municipale, è scattato in questo caso il divieto di svolgere l’attività.