“Diecimila richieste di acquisto di una casa al prezzo di 1 euro sono pervenute al Comune da ogni parte del mondo!”
Questo l’annuncio trionfalistico “urbi et orbi del sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi nell’ottobre del 2011!
Lo stesso numero annunciato un anno e mezzo prima? Come mai? Crisi di richieste o numeri propagandistici dati a casaccio? Domande che Tp24 rimaste senza risposte. Gli altri organi di informazione invece, tra cui anche grandi testate, prendevano tutto per oro colato e alimentarono la grancassa mediatica.
Qualche anno dopo, in seguito allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, ci pensò il prefetto Leopoldo Falco, capo della Commissione Straordinaria a sciogliere l’arcano.
Quando gli chiedemmo, nel corso di una conferenza stampa, l’effettivo numero delle richieste arrivate, ci precisò sorridendo che delle “diecimila richieste” non fu trovata alcuna traccia negli uffici comunali.
E però la notizia delle “Case ad 1 euro” nel frattempo aveva avuto una enorme risonanza mediatica su tutti i mezzi d’informazione, sul web, sulle testate nazionali, persino sui giornali economici specializzati.
Mentre in realtà il progetto restava fermo al palo e tardava a concretizzarsi.
Nonostante i mille consulenti di cui il primo cittadino si avvaleva o diceva di avvalersi, nessuno gli diede la dritta, nessuno gli indicò la strada giusta da seguire.
Ci furono anche scontri tra i protagonisti dell’avventura sgarbiana. Uno dei primi a capire che tutto girava a vuoto (non solo sulle Case a 1 euro) fu il primo vicesindaco Nino Scalisi il quale abbandonò l’incarico dopo pochi mesi, prendendo a pretesto l’evacuazione, improvvisata e all’oscuro degli assessori, delle scolaresche del plesso Collegio, in un bel mattino di autunno. Cosa che suscitò le proteste delle famiglie interessate.
Un altro scontro dai contorni farseschi, venne alla luce qualche anno dopo.
Fu in occasione di un processo a carico all’ex esponente democristiano Giuseppe Giammarinaro, che dell’ operazione Sgarbi era stato l’esecutore sul campo.
Nel corso del dibattimento, un ex assessore di Sgarbi testimoniò che sull’argomento “case a 1 euro”, tra il critico d’arte e Giammarinaro ci fu uno diverbio alquanto fragoroso da far ricordare il classico litigio tra coniugi.
La cena si svolse avvenne tra le quinte di un esclusivo albergo di Mazara del Vallo, dove spesso Sgarbi amava soggiornare quelle poche volte che “saliva” o “scendeva” (fate voti) a Salemi.
Erano andati a trovarlo gli assessori con il vice sindaco Nino Scalisi in testa. Forse per una riunione di Giunta? Si svolgeva quasi sempre negli orari e nelle sedi più inconsuete.
L’assessore racconta che ad un certo punto, Sgarbi e Giammarinaro si appartarono in una altra stanza, mentre gli altri rimasero in attesa a girarsi i pollici.
Una cosa e’ certa. All’improvviso dalla camera dove i due discutevano si udì un gran fragore di piatti frantumati. Era Sgarbi che li lanciava all’indirizzo di Giammarinaro. Il motivo? Forse la fase stagnante in cui si trovava il progetto.
Il trascorre dei mesi infruttuosi in effetti era imbarazzante.
Finalmente qualcuno avvertì il ferrarese che il progetto “Case ad 1 euro” per andare avanti aveva necessità di un Regolamento, con la “erre” maiuscola e non solo comunicati stampa. E che sarebbe rimasto una pia intenzione se non si fosse approvato al più presto possibile.
Era la condizione senza il quale non si sarebbero potute disciplinare le alienazioni degli immobili acquisiti al patrimonio del Comune. L’uovo di Colombo, si dirà! Eppure erano trascorsi tantissimi mesi.
Compito che spettava agli uffici comunali. Così era avvenuto in tutti i comuni del cosiddetto Belice, colpiti dal sisma del’68. La legge che lo prevedeva esisteva da 20 anni. Era la Legge n. 433 del 1991. Possibile che nessuno dei numerosi consulenti di Sgarbi non ne fosse a conoscenza? Incompetenza o malafede?
Si scelse di allungare il brodo. Si trovò l’escamotage di coinvolgere la Provincia. Tanto più che il presidente era l’alcamese Mimmo Turano, un amico di vecchia data con qualche noto referente salemitano.
Il presiedente della Provincia, a sua volta, nominò subito un gruppo di lavoro. Dopo alcuni mesi fu partorito un regolamento.
Il Regolamento, portato all’approvazione del Consiglio Comunale, prevedeva l'insediamento di un ufficio comunale che avrebbe dovuto amministrare “l'assegnazione delle 1000 case acquisite al patrimonio del Comune ai circa 10 mila richiedenti da ogni parte del mondo”(parole testuali del sindaco Sgarbi).
Un giro vizioso, come si vede, perche sarebbe stato sufficiente applicare fin dall’inizio la legge del 1991 che sopra abbiamo citato.
Ma tant’e’. Ai Consiglieri (un paio assenti, per fare un dispetto ai turaniani), di maggioranza e di opposizione, non restò che approvarlo questo benedetto Regolamento.
Era il giorno della festa di San Giuseppe. Sgarbi si abbandonò alla retorica a piene mani. Nel “momento di maggiore vitalità della città l’evento simbolicamente segnava l’inizio di una nuova era per Salemi”. Disse, commosso.
Intanto da circa un anno era andata in onda la saga dei personaggi più famosi tutti indicati come potenziali acquirenti di un immobile.
A iniziare la sfilata fu niente di meno che Bill Gates, si, proprio lui, quello di Microfoft. Il “Giornale” della famiglia Berlusconi, dove Sgarbi scriveva i suoi corsivi, informava il lettore che Mr Gates non solo avrebbe comprato casa a Salemi ma si sarebbe impegnato a fare un volantinaggio utilizzando un aereo per propagandare la buona novella. Come D’Annunzio a Fiume, perbacco!.
Delirio. Nessun giornalista che facesse una verifica sul campo.
Persino l’Ansa a caratteri cubitali lanciava: “il progetto Sgarbi diventa realtà, il comune vara regolamento, 10mila richieste per mille case nel centro storico di Salemi, nel trapanese, da acquistare a un euro. In lista d'attesa vi sono diecimila richiedenti. Anche alcuni vip, da Bill Gates a Giuseppe Tornatore da Lucio Dalla a Massimo Moratti, hanno manifestato l'intenzione di acquistare un immobile nel paese del valle del Belice”
Il Corriere della Sera: “Insomma Salemi rischia di diventare una sorta di 'buen retiro' per finanzieri e personaggi del jet set”.
Rischio sventato, per fortuna. E la “nuova era per Salemi” procrastinata a tempi migliori.
Qualcuno si e’ chiesto come mai alcuni Comuni siciliani che hanno scopiazzato l’idea delle “Case ad 1 euro” siano riusciti a concretizzarla per primi. Come ad esempio sulle Madonie, a Ganci, o in qualche altro comune sui Nebrodi.
La risposta e semplice. In quei comuni si e’ trattato di una transazione di immobile tra privati. Li’ il Comune e’ stato solo un promotore, una sorta di intermediario tra un acquirente e un venditore.
A Salemi invece la vendita avviene direttamente dal Comune, in quanto si tratta di immobili per i quali i proprietari avevano ottenuto un lotto e un contributo per ricostituire il patrimonio immobiliare nella nuova zona di trasferimento o in lotti propri.
Ma per rendere operativo il progetto delle “case ad 1 Euro”, la prima cosa da fare era l’acquisizione di questi immobili da parte del Comune. Cosa che invece non fu mai fatta nel periodo della sindacatura di Sgarbi.
Formalmente essi appartenevano ancora ai vecchi proprietari. Gli uffici comunali avrebbero dovuto acquisirli al patrimonio comunale e il comune di Salemi, unico tra quelli a parziale trasferimento, non aveva ancora provveduto.
Non solo. Occorreva anche la riqualificazione delle zone dove insistevano questi fabbricati, che erano totalmente degradate.
Nessuno ci pensò o non ci volle pensare. Trionfò invece la propaganda e la mistificazione.
Tutti provvedimenti che sono stati portati avanti e in parte realizzati dall’Amministrazione di Domenico Venuti. Un lavoro silenzioso in questi anni, ma di cui si possono incominciare a vedere i primi risultati.
Intanto sono stati assegnati nei giorni scorsi 13 immobili. A metà aprile e’ stato dato il via alla vendita all'asta delle abitazioni del centro storico di proprietà del Comune.
Sono state 23, invece, le offerte valide arrivate complessivamente entro i termini previsti dal bando che aveva messo in vendita, con base d'asta simbolica di un euro, le prime 36 unità immobiliari.
"Un buon inizio se tenuto conto del momento difficile sotto il profilo logistico a causa della pandemia – hanno commentato all’unisono il sindaco Domenico Venuti, e l’ assessore al Centro storico Vito Scalisi -. “Nonostante le difficoltà abbiamo deciso di dare il via a una iniziativa sulla quale lavoriamo da tempo e i primi riscontri sono stati confortanti. Oltre alle offerte giunte formalmente - proseguono - continuano ad arrivare richieste di informazioni da più parti del mondo, sia da parte di privati che di società, segno che l'iniziativa ha suscitato molto interesse".
Le richieste sono arrivate dall'Argentina, da Roma e dalla provincia di Palermo, ma alcune offerte sono giunte anche dalla Russia e dagli Stati Uniti d'America.
Uno degli immobili messi all'asta è stato aggiudicato al costo di appena undici euro, mentre il prezzo più alto pagato da un partecipante per un altro lotto è stato di tremila euro.
"In questi anni abbiamo lavorato per aumentare l'appeal del nostro centro storico, con incentivi fiscali e con interventi di rigenerazione urbana, e ora quel lungo lavoro sta dando i suoi primi frutti – hanno concluso Venuti e Scalisi -. Saremo accanto a chi ha scommesso sulla nostra città dando tutto il supporto necessario in termini di informazioni e collaborazione".
I vincitori - che hanno potuto consultare regolamento dell'iniziativa, fotografie e dati catastali degli immobili sul sito 'www.1eurohome.it' - si impegnano a ricostruire gli edifici nello stesso luogo, rispettando tutte le norme e i vincoli paesaggistici.
Che sia arrivata ora “la nuova era per Salemi”? Vogliamo crederci e sperarlo.
Franco Ciro Lo Re