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21/10/2021 06:00:00

L'infiorata anti aborto. Polemiche senza fine a Trapani

Non c’è pace a Trapani da domenica mattina, quando sulla pagina istituzionale del Comune si è assistito ad una caduta di stile: la pubblicazione di un quadro di fiori raffigurante un feto con scritto: “Maria, sciogli il nodo dell’aborto”.


Il Comune ha patrocinato la realizzazione dell’infiorata della scalinata di San Domenico, non conoscendone le opere-dicono- ma poi postandole maldestramente sul profilo istituzionale e prendendosi le responsabilità di quanto accaduto successivamente.
Sono giorni che non si parla di altro, immediate le risposte di Valentina Villabuona, presidente provinciale del Pd, e di Valentina Colli,
presidente provinciale UDI.

 

 

 

La Villabuona ha evidenziato come “Sarebbe bastata una foto della scalinata che non evidenziasse in modo così brutale, un quadro che ben rappresenta la cultura cattolica, ma che certamente non è la cultura di tutte e tutti i trapanesi”. Poi rivolgendosi direttamente a Tranchida ha affermato: “Vedi Giacomo, il punto non è il quadro, ma cosa è possibile pubblicare sulla pagina del Comune di Trapani, che ha il dovere di rappresentare tutte le cittadine e i cittadini. Trapani è madre dici tu, ma anche donna e le donne non sempre vogliono essere madri, non sempre possono essere madri e non sempre decidono di tenere un figlio e se non lo fanno non si devono sentire giudicate dal loro Sindaco, a prescindere se scelgano di abortire o di lasciare il bambino in una culletta termica”.

La Colli ha sollecitato la Commissione Pari Opportunità di Trapani a voler avviare una riflessione sul tema della L.194/78: “Perché quale luogo delle Istituzioni migliore per occuparsene? Dopo un lungo silenzio - rotto solo da qualche componente che si è espresso pubblicamente e per il proprio ruolo istituzionale - la Presidente mi comunica ufficialmente che non gradisce essere disturbata di domenica e che non ritiene importante occuparsi della questione sollevata dal quadro dell’infiorata. Ecco, mi sembra una fotografia abbastanza precisa di come vanno le cose dalle nostre parti”. La Colli poi ha tirato in ballo le varie consigliere comunali che sono rimaste in silenzio innanzi alla questione, ad eccezione di Francesca Trapani che ha preso posizione fin da subito: “In qualità di consigliera comunale ma soprattutto da Donna e per tutte quelle donne che hanno combattuto per i diritti , per la legge 194 che ha significato decenni di lotte, vorrei davvero una spiegazione in merito a questa “cosa” sponsorizzata addirittura dalla pagina del Comune di Trapani. Da una istituzione di uno Stato laico. Ricordo che pur rispettando il senso religioso dell’immagine, l’istituzione comunale è laica”.


La questione ha avuto strascichi nazionali
, ad avere preso posizione le deputate del PD Alessia Morani e Alessia Rotta, nella giornata di ieri anche Milena Gentile, responsabile dipartimento regionale Pari Opportunità e Politiche di genere del PD Sicilia: "Auspicando che il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida chiarisca il senso delle sue dichiarazioni che hanno sorpreso la dirigenza del Pd, non possiamo esimerci dal sottolineare l'impegno costante delle donne democratiche per il rispetto della Legge 194 del 1978 anche in Sicilia, dove di fatto lo strumento dell'obiezione di coscienza negli ospedali pubblici continua a costringere le donne all'aborto clandestino…Un'istituzione pubblica di stampo democratico, al contrario, ha il dovere di fare tutto quanto in suo potere per contrastare l'attuale deriva dei servizi territoriali e il progressivo smantellamento dei consultori che sono gli unici presidi capaci di operare sul fronte della prevenzione accogliendo e dando tutti gli strumenti necessari per non arrivare a una scelta che rischia di segnare per sempre l'esistenza di una donna”.

 

 


Dopo questo fuoco incrociato, arrivato dal suo stesso partito oltre che da tantissime donne e da associazioni, il Primo Cittadino ha chiarito la sua posizione: “Le foto dell'infiorata, opera patrocinata dalla mia Amministrazione e realizzata dall'associazione TraduMari&Venti in occasione dell'undicesima edizione di “Scalinata San Domenico - Art & Fiori”, non verranno cancellate dai portali del Comune di Trapani”.

Tranchida declassa tutto in sterile polemica: "Mi dispiace se talune strumentalizzazioni, queste si da becera politica animate online, abbiano invece tracciato distorti messaggi, ingenerato o riaperto ferite in donne che hanno dovuto affrontare direttamente il “nodo” dell'aborto. Non mi stupiscono affatto le attenzioni particolari, alcune con evidente veemenza, rivoltemi tanto da alcune donne quanto da taluni uomini - alcuni con onorevoli ruoli istituzionali (ovviamente da “nominati”) od in carriera sindacale o dirigenziale anche nel Partito Democratico - che “ieri” mi hanno duramente contestato accusandomi di non colmare il vuoto legislativo non firmando la doppia genitorialità per una coppia omosessuale ed oggi pretenderebbero mettere a tacere la mia coscienza di Sindaco, - continua Tranchida - invitandomi ad oscurare l'iniziativa di un'associazione laica che ha scelto per l'occasione dell'infiorata il tema religioso della preghiera a Maria che scioglie i nodi”.

 

 

 


Conclude il sindaco con un gesto di vicinanza alle donne: “Rimango comunque molto vicino a quelle donne e famiglie che hanno dovuto sciogliere con grandi pene il “nodo” della gravidanza e la scelta della vita, della violenza subita e del dramma ulteriore. Costoro  anche per un momento hanno sicuramente rivolto un pensiero o una preghiera alla Madre più cara e vicina, chiedendole aiuto”.

 

Poi interviene ancora Valentina Colli.

“Tu donna partorirai con dolore”.
Ti sposerai con dolore, forse morirai con dolore per mano del tuo uomo.
Perché quindi non dovresti anche abortire con dolore?
Il dolore, come la maternità, deve essere il tuo destino.

Eccolo qui, il dolore necessario e universale.

Il segno della colpa e l’impulso a dissimulare la scelta attraverso una retorica della sofferenza assolutoria. Stigma irresistibile.
Ne sentivamo il bisogno, grazie.
Il trauma necessario è un argomento paternalistico per eccellenza: “voglio impedirtelo per il tuo bene”.
Non importa che, nell’ambito del diritto, lo stato emotivo come la motivazione resti una questione privata, perché la Verità va imposta. Il dolore dell’aborto diventa una condanna collettiva.
Non c’è spazio per una decisione autonoma della donna, ma solo per uno sguardo di pietà destinato a chi non può fare altrimenti: abortisce insomma solo chi non può fare un figlio, mica anche chi non lo vuole.
Quindi, via libera anche alla retorica dell’ “aiutiamole a diventare madri”: c’è anche la scusa economica o qualche altra ragione esterna che non sia la decisione di non portare avanti la gravidanza perché non lo si desidera.
Caricare un servizio medico di condanna morale, vergogna, colpa, dolore necessario è una mossa comprensibile da parte di chi vuole rendere illegale l’aborto e di chi è convinto che abortire significhi assassinare il proprio figlio. Ci sta, persino.
Ma per tutti gli altri è un errore imperdonabile, grossolano. Il risultato di una miopia e di una ignoranza spaventose.
E poi il colpo di grazia, l’altro stigma impalpabile, ma formidabile: la richiesta di assoluzione. Perché tutte le donne che abortiscono si affidano alla Madonna. Anche le buddiste, le scintoiste, le atee e pure le pastafariane.
Vergognatevi, o voi che non vi affidate. O voi, donnacce, che potreste pensare che essere costrette ad una gravidanza e ad un parto sia una violenza maggiore di un aborto.
Soffrite, pentitevi, ma non scegliete.
Non sarete lasciate sole.
Ed invece, per pietà, lasciateci sole nella nostra scelta: perché è diventato inaccettabile che siano soprattutto gli uomini - le leggi della Chiesa non sono forse fatte da uomini? le leggi dello Stato, non le scrivono forse in maggioranza uomini? - a spiegarci se le nostre politiche sono necessarie o strumentali; ad autorizzarci il pensiero oppure a liquidarlo; a definirci come fa il conte Dànilo ne La Vedova Allegra.
Ad imporci un destino e a dirci anche come viverlo.

Attendo con ansia le culle calde fuori dalle parrocchie ed una bella “casa di maternità” per convincere le donne a non abortire (giuro, è stato proposto anche questo).
Nel Medioevo, c’era più luce.

La questione potrebbe non essere stata archiviata così.