Da più parti ci si interroga sul potenziale pericolo dei facinorosi "no vax", di quelle persone cioè, che si organizzano in rete per pianificare manifestazioni contro vaccini, green pass, la "dittatura sanitaria", e che sfociano spesso in episodi di violenza. La domanda è questa: quanto sono pericolosi? Se lo chiede soprattutto la polizia, che in questi giorni sta facendo perquisizioni e sequestri, dopo una strategia voluta dal Ministero dell'Interno.
Ma il punto secondo me è proprio questo. Tutta questa paccottiglia no vax non è roba da Ministero dell'Interno, ma da Ministero della Salute, e della Salute mentale in particolare. Ci vuole un esercito. Si. Ma non di poliziotti in assetto antisommossa. Ma di psichiatri armati di santa pazienza. Perchè è da malati mentali parlare di "dittatura nazi - sanitaria", è da malati mentali dire che "nel vaccino anti Covid c'è il virus dell'Aids". Siamo nel campo della paranoia, non della criminalità.
Ah, e poi ci vuole un esercito di maestre. Ogni tanto mi ritrovo a leggere e rileggere più e più volte gli insulti in "italianese" che riceviamo. Penso con malinconia a quando anche insultare era un'arte. E penso a questa nostra lingua bistrattata, calpestata, offesa. Mi ritrovo a correggere qualcuno, su un tempo verbale, un modo, una parola usata senza senso. La risposta tipo è: vabbè, lei ha fatto l'università, io no. A parte che sono errori da scuola elementare (che è scuola dell'obbligo) spiego al mio interlocutore che l'italiano ha a che fare non con la lingua in sè, ma con il ragionamento. Chi scrive male, pensa male. E questo è il guaio.
In queste settimane i social vengono messi nel banco degli imputati. Tutti ripetiamo la famosa frase di Umberto Eco, sui social che danno la libertà di parola a migliaia di imbecilli. Di recente anche Vasco Rossi è stato molto chiaro: "I social sono diventati un mondo di tribù con valanghe di ignoranza". A volte penso però che Facebook non ha una colpa, ma un merito. Perchè senza i social, le legioni di imbecilli che popolano la nostra società non sarebbero scomparse, piuttosto sarebbero rimaste inespresse. Dando loro libertà di parola, dimostrando che vivono tra noi, i social ci hanno invece spiegato un'altra cosa, che è secondo me una delle emergenze che questo periodo ci ha rivelato: il fallimento dell'istruzione pubblica e obbligatoria. Perchè se siamo messi così vuole dire che qualcosa, qualcosa di grosso, abbiamo sbagliato. Quindi dovremmo aggiungere all'esercito di psichiatri, anche l'esercito di maestre, e prevedere una sorta di patente, o se volete un green pass, che dia la possibilità di avere un account social solo a chi supera un esame di italiano, di logica, di buona educazione. Prendiamolo come appunto per la prossima pandemia.
Giacomo Di Girolamo