Continuiamo a raccontare, anche oggi, come si è arrivati al sequestro di beni per mezzo milione di euro nei confronti di Vincenzo Sparla. (Qui la prima parte)
E’ ritenuto degli investigatori uno dei principali trafficanti di droga a Marsala, capace, insieme al fratello Alessio (raggiunto dalla misura della sorveglianza speciale) di rifornire i pusher della città e anche di altre località della provincia. Per gli investigatori Sparla ha creato un impero grazie alle sue attività illegali, e per questo i suoi beni devono essere sequestrati. Gli inquirenti hanno setacciato le proprietà, gli investimenti, e ricostruiti i passaggi sospetti di un piccolo impero creato negli anni.
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Cominciamo con una “curiosità”. Vincenzo Sparla è accusato, insieme ad altri, di aver messo su una centrale di spaccio in Piazza Carmine, nel centro storico di Marsala. Aveva affittato una casa che era diventata luogo di via vai per i suoi clienti. Dalla marijuana alla cocaina. Anche la “Marsala bene” si riforniva lì. Fino a quando i vicini non hanno capito che c’era uno strano giro e hanno avvisato le forze dell’ordine. Sparla, però, quella casa non l’aveva presa in affitto a nome suo. Il contratto era stato stipulato a nome di un’altra persona, il cognato, che i proprietari hanno visto solo al momento della firma. Ebbene, la stessa persona, che nel 2017, firma un contratto d’affitto per una casa che poi viene utilizzata come centrale di spaccio, la ritroviamo nei mesi scorsi nel caso della casa “scippata” in via Istria. Quella persona, infatti, è la stessa che un anno fa, la notte di capodanno, con la sua famiglia, avrebbe scassinato la porta della casa popolare abitata dalla giovane Valeria. La vicenda l’avevamo raccontata su Tp24, e poi andò a finire in tv. Solo dopo il clamore mediatico la casa è stata restituita.
Ma è tutt’altro che un alloggio popolare la casa in cui viveva Vincenzo Sparla e che è finita sotto sequestro.
UN PICCOLO IMPERO GRAZIE ALLA DROGA
E’ saltata subito all’occhio, agli investigatori, la villa che si era costruito Vincenzo Sparla, pregiudicato, con diverse indagini, processi, e condanne per traffico di droga. E’ ritenuto uno dei più attivi spacciatori del territorio da quindici anni a questa parte dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani.
I giudici hanno ripercorso il suo curriculum criminale. E nonostante diversi processi e indagini hanno visto Sparla cavarsela con archiviazioni e assoluzioni, i due procedimenti, quello penale e quello di prevenzione, viaggiano su binari paralleli. La misura di prevenzione, infatti, scatta su persone di cui viene accertata la pericolosità sociale, sulla base di una serie di condotte, “che non necessariamente costituiscono illeciti penali”.
I sequestri servono a colpire patrimoni che - si legge nel decreto - “provenendo da illeciti sistemici e non occasionali, sono in sè inquinati e comunque capaci di inquinare il circuito economico”. Così accanto alla storia criminale viene scandagliata quella patrimoniale. Come? Verificando “il valore sproporzionato rispetto ai redditi leciti, oppure provata la provenienza da attività illecite o il reimpiego dei relativi proventi”.
Un’indagine patrimoniale che si è concentrata sulla provenienza di ogni singolo bene, prendendo in considerazione l’epoca d’acquisto, ricostruendo la capacità economica non solo di Sparla, ma anche dei formali intestatari e dei nuclei familiari.
GLI INVESTIMENTI
Nel corso degli anni Sparla e i suoi familiari, nonostante redditi esigui, comprano una pizzeria, costruiscono la villa stile Casamonica, costruiscono una dependance abusiva, acquistano un’imbarcazione, e poi avviano una pescheria. Per gli investigatori c’è qualcosa che non va. I redditi sono molto più bassi degli investimenti. Tra l’altro, per due anni, percepiscono indennità di disoccupazione. Gli investigatori fanno i conti in tasca della famiglia Sparla. Tra il 2009 e il 2019 i redditi dichiarati da Vincenzo Sparla e dalla moglie non sono sufficienti “neppure a far fronte alle esigenze primarie di vita, emergendo una sperequazione progressiva finale di 25 mila euro”. Molte famiglie vivono in continuo debito. Ma non è questo il caso. La sperequazione, la differenza tra redditi e spese e investimenti, si fa più marcata quando si considera anche il capitolo acquisti-investimenti che la famiglia Sparla effettua in quei dieci anni. Considerati gli acquisti e gli investimenti emerge una differenza in quei 10 anni di 486.608 mila euro.
LA SPEREQUAZIONE
Per i giudici è evidente che Sparla ha degli altri introiti e che non sono leciti. “La sproporzione rispetto al reddito dichiarato e all’attività economica svolta altro non è che un indicatore sintomatico della provenienza illecita dei beni di cui si impone il sequestro”. Ad esempio, nel 2013, a fronte di redditi per quasi 39 mila euro, ne vengono spesi 100 mila per costruire un villino, più i 19 mila per le altre spese: con una sperequazione di 80 mila euro. L’anno successivo la sperequazione è di 71 mila euro. Nel 2017, la sperequazione è di 116 mila euro, su cui inficiano 18 mila euro di lavori per il villino e 120 mila euro per una costruzione abusiva. In tutti questi anni, poi, sono state costituite società per la gestione della pizzeria Telepizza e della pescheria in zona stadio. Per i giudici “non si può dubitare” che gli acquisti siano frutto di attività illecite. Ed evidenziano come sia “sporco” il denaro reimpiegato per la pizzeria.
Tutti i beni, negli anni in cui gli inquirenti avevano messo gli occhi sull’attività di spaccio di Sparla, sono stati ovviamente intestati a moglie e altri parenti. Sparla aveva comprato terreni e costruito il villino con i soldi della droga, secondo gli investigatori. Un villino con rifiniture di pregio, statue, terreno attorno, dal valore di 260 mila euro, vale invece 160 mila euro l’immobile abusivo di 120 mq.
Una villa costruita con i soldi della droga, finita sotto sequestro. Insieme a quel giaguaro in oro che faceva la guardia ad un piccolo impero costruito in 15 anni di attività criminale.