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01/02/2022 06:00:00

Una riforma costituzionale di una sola parola per votare il prossimo Capo dello Stato

 Qualcuno lo deve dire, fuori dai si dice, dai giri di parole, dall'etichetta e dal galateo: la settimana più pazza della politica italiana, quella che ha portato alla rielezione di Sergio Mattarella quale Presidente della Repubblica, è stata anche la più bassa, la più indecente.

Hanno fatto tutti pena, tutti. Certo, Conte e Salvini sono casi a parte, anzi, sembrano quasi casi umani. Salvini ha un solo obiettivo: rimettere mani al Viminale per tornare a fare il Ministro della paura, perchè è l'unico modo in cui raccoglie consensi. Conte, poi, è uno che è diventato premier per caso. E questo limite, paradossalmente, emerge proprio da quando ha smesso il vestito, anzi, la pochette, di Presidente del consiglio, per fare il capo politico di un partito, i Cinque Stelle, che è un manicomio, in tutto e per tutto. Perchè, si, sarebbe facile l'analisi politica: siamo passati dal "Rodotà! Rodotà!" di sette anni fa e dalle "Quirinarie" per scegliere chi votare tra Gino Strada e Don Gallo, ai riti più vecchi, consumati, barocchi della politica italiana. Di Maio è così vecchio dentro da fare apparire Rino Formica un boomer. 

E si potrebbe scrivere ancora, e si potrebbe dire molto, e tanto già è stato detto e dichiarato, e queste sono poche righe scritte di pancia perchè, insomma, viene eletto il Capo dello Stato e un'analisi del voto il direttore di Tp24 non la fa, quando la fanno tutti, pure quelli del giornale con gli annunci che troviamo dal panettiere? Si, ma l'analisi o è muta o è impietosa. Ci sembrava di aver toccato il fondo, abbiamo cominciato a scavare. Abbiamo sublimato il Gattopardo del "affinchè tutto rimanga dov'è è necessario che tutto cambi". Qui invece affinchè tutto rimanga com'è, tutto deve rimanere com'è, punto. Se non è realpolitik, questa ...

Ma  si trasforma così l'istituzione del Capo dello Stato in una specie di ergastolo per il povero Mattarella, e concentrando su di lui tutte le tensioni, le meschinità. Si gioca a scaricabarile, e si scarica tutto su Mattarella. 

Non volevano Draghi al Quirinale (scelta di destra e di buon senso, poi devono spiegarlo, quelli che "la destra ha diritto ad esprimere un suo presidente dopo tanti presidenti di centrosinistra ...") perché prima volevano garanzie sul governo, sul grande bottino del Pnrr, che diciamo sempre "attenzione, fa gola alle mafie", dimenticandoci che, prima ancora, fa gola ai partiti, è loro il primo assalto alla diligenza. Non hanno avuto garanzie, sono finiti in un labirinto, hanno puntato sull'usato sicuro e sul vero motto di ogni partito politico italiano: chi vivrà vedrà. 

Mattarella che ad 80 anni viene rieletto presidente della Repubblica, è la proiezione di un Paese in cui i nonni con le loro pensioni sono pilastro dell'economia dei figli, le nonne con il loro tempo sono custodi dell'unità della famiglia, un Paese in cui, per stanchezza, per mancanza di idee, ci affidiamo agli anziani con la speranza che campino il più possibile, anche se per loro è una pena.

E allora forse, in queste ore in cui in tanti dicono "ma perchè il Capo dello Stato non lo facciamo eleggere direttamente ai cittadini anziché vedere questi spettacoli penosi", io credo che la vera coraggiosa riforma costituzionale sarebbe un'altra: ed è una riforma di una sola parola. Cambiare l'articolo 84, ed inserire un NON. Da "Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d'età" a "Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che NON abbia compiuto cinquanta anni d'età".

Perchè ci vuole salute, per un ruolo così, ci vogliono idee, perchè così siamo costretti ad inventarci qualcosa di nuovo, e la finiamo giocare a scaricare sul nonno di turno tutti i nostri fallimenti, pubblici e privati. 

Giacomo Di Girolamo