W la musica, w Sanremo. Ogni volta che dico che a me piace guardare in tv il Festival della canzone italiana, sul primo canale della Rai, c'è ancora chi mi guarda con sospetto. Come se ci fosse sarcasmo, perchè, si sa, io la sera dovrei o guardare Rai Storia o la mia collezione privata di Vhs sul maxi processo. Mica Sanremo. Ed invece lo guardo, mi piace. E quest'anno l'ho trovato godurioso.
W la musica, w Sanremo. Perchè è una fondamentale arma di distrazione di massa. E lo dico senza ironia, senza sarcasmo. Nelle ultime due settimane ci sono stati due festival che hanno calamitato la nostra attezione, quello del Quirinale, e quello di Sanremo. Presi come eravamo dalle contorsioni di Salvini come dall'ugola di Iva Zanicchi, ci siamo un po' dimenticati del Covid. Che è sceso indietro, nelle pagine dei giornali, nei talk in tv, nel dibattito on line. Se uno chamava Bassetti, in questi ultimi giorni, capace che trovava il telefono libero. In questo modo, abbiamo fatto una cosa straordinaria: parlare del Covid con serenità, il giusto, utilizzando il poco tempo tra una chiama a Montecitorio o il siparietto del superospite, per dire cose sensate. Così, cose enormi sono successe sul fronte della lotta al virus, e ne abbiamo parlato senza isterie. Sono scomparsi i no vax (erano tutti impegnati a fare la morale a Gianluca Grignani) come le mamme del gruppo "SINDAKO CHIUDA LE SKUOLE!!1!". Se provassimo a continuare così, non sarebbe male. Parlare il giusto del tema, senza ansia, con competenza.
W la musica, W Sanremo. Ed abbasso la retorica dei monologhi sui "grandi" temi, favoriti dalla contingenza (l'attrice di colore che scopre l'odio sui social...) o dal calendario (Saviano e i 30 anni dalle stragi. Un tema complesso ridotto alla promozione di un programma televisivo). Anche basta. Allora a cosa serve la musica? Vale molto di più De Andrè portato sul palco con una delle sue canzoni più amare, vale molto di più la presenza stessa di Mahmood, che è un artista che racconta un mondo. A proposito: quando Mahmood vinse il suo primo Festival, tre anni fa, mi pare, Salvini sbottò: "Ma questo è italiano?". Ecco, ogni uno che scrivesse così ci sembrerebbe un alieno (in realtà a me alieno lo sembrava già allora, e stupido). Questa è la forza della musica.
W la musica, W Sanremo. Dal loggione di casa mia una cosa non ho gradito. Perchè se vuoi parlare di grandi temi, il vero grande tema che unisce tutto, oggi, la vera emergenza, è il cambiamento climatico, che, come ho detto altre volte, sta dietro al Covid, come alla crisi energetica ed alle guerre, come alla tragedia dei migranti. A Sanremo non se ne è parlato. Anche perchè Eni era tra gli sponsor principali del Festival, per una grande operazione di "greenwashing", di pulizia della coscienza, con la nuova società, il tappeto verde, per mostrare un impegno sull'ambiente che è solo slogan (qui un articolo di Domani spiega perchè). Un gruppo di giovani che ha protestato ha avuto il foglio di via. Vietato parlare di sostenibilità. Incredibile. Tra venti anni saremo giudicati anche per questo.
Poi però ha fatto capolino nella serata delle cover uno dei miei artisti preferiti, Cosmo. Era con La Rappresentante di Lista, non ha detto nulla, Cosmo, tranne: " Stop greenwashing". Viva la musica, viva Sanremo.
Giacomo Di Girolamo