A Palermo il processo sulle infiltrazioni mafiose nel settore delle scommesse sportive ha visto la corte d’appello condannare a pene comprese tra 4 e 11 anni cinque dei sette imputati, mentre tre sono le assoluzioni.
10 anni a Salvatore Rubino, a 11 Francesco Paolo Maniscalco, a 9 Vincenzo Fiore, a 4 Girolamo Di Marzo, a 4 anni e 6 mesi Christian Tortora. Scagionati Elio e Maurizio Camilleri, difesi dagli avvocati Raffaele Bonsignore e Salvatore Agrò. Assolto anche Giovanni Castagnetta dall’accusa di intestazione fittizia di un’agenzia di scommesse.
Gli imputati rispondevano, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori aggravato dal favoreggiamento mafioso. Il processo, celebrato con il rito abbreviato, era scaturito da una indagine delle Fiamme Gialle che hanno appurato gli interessi dei clan nel settore dei giochi e delle scommesse sportive ed ha svelato le complicità di alcuni imprenditori che avrebbero riciclato il denaro sporco per conto dei boss, c'è stato anche un maxi sequestro di beni per oltre 40 milioni.
Al centro dell'inchiesta l’imprenditore Francesco Paolo Maniscalco, in passato condannato per mafia ed esponente della «famiglia» di Palermo Centro, e Salvatore Rubino, che per conto dei clan avrebbe riciclato il denaro.