Da qualche settimana i lettori di Tp24 avranno notato che le notizie di cronaca che pubblichiamo, riferite ad operazioni di polizia, arresti dei Carabinieri, sequestri della Finanza, eccetera, hanno un tono un po' surreale: sono scomparsi i nomi. E' stata scoperta una rete di spacciatori a Trapani, brillante operazione dei Carabinieri, bene, chi sono?, boh, perchè?, perchè non ci sono i nomi. E perchè non ci sono i nomi? Perchè è stata approvata poco prima di Natale una nuova norma che disciplina in chiave "garantista" la comunicazione delle attività delle forze dell'ordine e delle Procure. In base a questa norma, non si possono fare nomi, ed ogni comunicato, anche quello dei Carabinieri che fanno una multa ad uno senza mascherina, va autorizzato dalla Procura. Perché siamo tutti innocenti fino a prova contraria.
Il presupposto della norma è giusto. Negli anni di alcuni soggetti finiti nel circuito mediatico - giudiziario è stata fatta letteralmente carne di porco. L'esempio ormai classico, e che mi sta più a cuore, e quello dell'imprenditore di Trapani, Andrea Bulgarella, accusato di essere riciclatore di capitali della mafia e finito dento un tritacarne del quale paga ancora oggi le conseguenze, nonostante le accuse contro di lui si siano dimostrate del tutto false, tanto da non arrivare nemmeno a processo. Ecco, storie come quelle di Bulgarella, ci spingono a dire che bisogna porre un freno al sensazionalismo con il quale la stampa racconta di operazioni e arresti, ed è vero. Ma è una questione che attiene all'etica ed alla responsabilità di chi fa il mestiere di giornalista. Con questa norma tagliola, invece, in nome del garantismo, si pregiudica la possibilità di essere informati. Noi abbiamo diritto di sapere i nomi degli indagati di un'operazione antirciclaggio, o di una retata sullo spaccio a Marsala come a Trapani, perchè il nostro dovere è raccontare storie, e per raccontarle bene i nomi servono, perchè possiamo fare collegamenti, mettere insieme i fatti, unire episodi. Sempre con serenità e responsabilità, perchè poi, tra l'altro, tutti siamo innocenti fino a prova contraria, è vero, ed è scritto chiaro nella Costituzione, ma una storia è una storia da raccontare anche al di là dei processi e del loro esito. Se no i giornalisti che ci stanno a fare?
La legge sulla presunzione di innocenza sta portando alla censura, perché impedisce di sapere notizie su indagini anche importanti. Il decreto stabilisce che le autorità non possno indicare "pubblicamente come colpevole la persona sottoposta ad indagini o l'imputato fino a quando la colpevolezza non è stata accertata con sentenza irrevocabile" ed il procuratore può emettere comunicati stampa solo quando ci sono ragioni di interesse pubblico particolari.
Il danno è enorme. Lascerà sempre più soli chi, come Tp24, cerca comunque di dare un'informazione il più completa possibile ai cittadini, ma amplierà anche il giro "clandestino" delle informazioni, a scapito della correttezza e dell'attendibilità delle notizie. Prendiamo i fatti di mafia. La mafia è essenzialmente relazione, anzi, violenza di relazione, secondo una mirabile e sintetica definizione. Nel momento in cui tu Procuratore non puoi fare i nomi perchè c'è la presunzione di innocenza, scompaiono anche le relazioni, e quindi il fatto. Da noi non denuncia quasi nessuno le estorsioni. Ma chi le denuncerà più sapendo che anche se il tuo estortore viene arrestato, davanti a fatti eclatanti, nessuno può raccontare la storia e magari dire "bravo" a chi ha denunciato, a chi ha svolto le indagini?
Giacomo Di Girolamo