Vorrei iniziare questa rubrica presentandomi e presentando il mio lavoro, in cosa consiste, perchè è utile a TUTTI, come funziona.
Un mental coach è uno strumento.
O meglio, è un professionista che ti fornisce strumenti. Principalmente per supportarti ad affrontare le paure, i blocchi nascosti nel tuo inconscio, persino quelli che non ti accorgi di avere (e succede la maggior parte delle volte di non averne consapevolezza).
Il mental coach è uno specialista dell'ascolto.
Tramite un ascolto attento, attivo e con un interesse sincero, riesce a cogliere, a carpire il linguaggio dell'inconscio, che comunica in maniera precisa, per chi lo sa cogliere. Sa ascoltare il tuo inconscio e osservare come si esprime tramite il linguaggio e il corpo. È un profondo e attento conoscitore del linguaggio del corpo infatti.
Personalmente amo approfondire tutto ciò che ad esso è legato, il significato dei traumi e degli infortuni, le emozioni inespresse che trovano strada attraverso il sintomo, che ha sempre messaggi preziosi da recapitarci (in merito è illuminante il libro “Metamedicina 2.0 - Ogni sintomo è un messaggio” di Claudia Rainville).
Perché spesso tutto questo linguaggio passa sotto traccia ad un ascolto superficiale e distratto. Siamo esseri ciechi e sordi quando si tratta di noi stessi. Riusciamo solo a guardare all’esterno, ma il messaggio è all’interno.
Un coach sa ascoltare la tua anima, accoglierla, accarezzarla, tranquillizzarla e accompagnarti sulla strada che le permetta di nuovo di respirare, espandersi e risplendere, finalmente libera.
Un bravo coach ti metterà subito a tuo agio, quando spesso a proprio agio non ci si sente quasi mai nemmeno con noi stessi.
John Whitmore, considerato uno dei padri del coaching ci dice:
“Il coaching si concentra sulle possibilità future, non sugli errori passati. Il coaching è un viaggio e non ha niente a che vedere col ricevere istruzioni o insegnamenti. Riguarda in misura uguale, se non maggiore, il MODO in cui fare le cose, rispetto a quali cose fare.”
E poi ancora Gallwey, al pari di Whitmore, nel suo libro Il gioco interiore nel tennis: “l’avversario nella propria testa è più formidabile di quello dall’altra parte della rete”.
Il coach si occupa di obiettivi, supporta il coachee (il cliente) ad individuarli, disegnare una strada verso di essi e individuare la motivazione giusta, che è la vera forza, necessaria per percorrere quella strada verso il loro raggiungimento.
Il lavoro che fai insieme a un coach ti permette di raggiungere i tuoi obiettivi quasi senza sforzo, senza dover impiegare tutte le tue energie fino allo stremo, e magari fallire. La maggior parte delle persone infatti non raggiunge MAI i propri obiettivi.
Il coaching è uno strumento molto concreto e veloce che punta all’azione, dopo un’attenta esplorazione, talmente potente da risolvere la questione spesso in poche sessioni.
Diverso è un percorso per gli sportivi professionisti, che si affidano a un mental coach in maniera continuativa perchè le sfide da affrontare sono sempre diverse. Più si va in profondità più si passa a lavorare a un altro livello. E mano mano che si evolve si incontrano sfide sempre diverse. Lo sport, infatti ci porta ad affrontare sfide che ci lanciano ai confini dei nostri limiti e a superarli. Ogni volta che il limite si sposta si fa sempre un pezzettino in più.
Il coaching va in ogni dettaglio conscio e inconscio, per poter arrivare a una performance di alto livello in cui si è in controllo di ogni aspetto, sia fisico che mentale.
Si lavora sul corpo, sui meccanismi stimolo-risposta, sulle emozioni che, fuori controllo compromettono totalmente una performance seppur preparata nei minimi dettagli con l’allenamento fisico.
Per quanto riguarda i più piccoli, il lavoro è principalmente di consapevolezza delle proprie emozioni: aiutarli a riconoscere le emozioni che accadono nel corpo, decifrarne i “sintomi”, accoglierle, validarle per poi gestirle, trasformare quelle negative in risorse preziose, dandogli una direzione positiva, verso un obiettivo, ad esempio.
A questo scopo ci sono diversi strumenti adatti ai più piccoli, come libri, giochi, il gioco dei ruoli ad esempio è molto efficace per addentrarsi nell’esplorazione dei suoi schemi acquisiti, delle sue credenze, di suoi comportamenti. Tutto deve essere gioco e divertimento, e se questa è la chiave per i più piccoli, per i grandi non è poi così diverso.
Maria Giovanna Trapani