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12/02/2022 04:00:00

Il fine vita e la libera Chiesa in libero Stato

 Libera chiesa in Libero Stato. Frase coniata da C. de Montalembert e pronunciata più volte da C. Benso di Cavour, fra l’altro, nel discorso al Parlamento con cui appoggiò l’ordine del giorno che acclamava Roma capitale d’Italia-1861.

Il motto è rimasto nell’uso pubblicistico e storiografico, come aforisma efficace del pensiero dello statista sulla soluzione della faccenda romana nella situazione che determinò la costituzione del Regno d’Italia. È ispirata a quel pensiero la visione del liberalismo italiano nei confronti dei rapporti fra Stato e Chiesa, meglio conosciuta come questione romana.

Concetto che afferma e valorizza l'indipendenza della società civile e politica da ogni forma di condizionamento o ingerenza da parte della Chiesa, sviluppatasi a partire dal 19° secolo. Relazioni stabilite dai patti lateranensi. Esso è tornato alla ribalta qualche mese fa sul DDL Zan poi affossato e non gradito Oltretevere con una nota della segreteria di Stato che affermava come il DDL violasse il concordato.

Questa volta ha preso parola il vicario di Cristo in terra, Papa Francesco. La carica rivestita gli attribuisce potere assoluto nella Città del Vaticano essendo un monarca teocratico. E proprio perché un re teologico commenta soprattutto sulla nazione Italia, essendo la Santa sede a Roma, i provvedimenti allo studio del parlamento. Nei giorni scorsi è intervenuto sulla legge del fine vita, richiesta dalla Corte costituzionale tre anni orsono per colmare il vuoto normativo.

Bergoglio in udienza ha tenuto un bel discorso su Giuseppe patrono della buona morte e sulla stessa, sulle terapie succedanee e contro l’accanimento terapeutico, che bisogna stare attenti a non confondere le cure palliative con derive inaccettabili che portano a uccidere. Si comprende Francesco perché fa il suo lavoro, si vuole rammentare alla classe politica del belpaese che il concetto di "Libera chiesa in Libero Stato" va attuato.


P.s. probabilmente sarà un referendum a decidere sulla "dolce morte"

Vittorio Alfieri