Spunta anche il cognome Adamo nell'inchiesta che ha portato all'arresto del boss di Palermo Giuseppe Guttadauro, il medico imparentato con Matteo Messina Denaro. E proprio indagando sul latitante di Castelvetrano, gli inquirenti sono arrivati a scoprire tutte le manovre di Guttadauro. Ne parliamo in questo articolo.
I carabinieri hanno registrato un dialogo fra il boss e il figlio Mario Carlo Guttadauro (finito in carcere domenica) nel cui telefonino era stato sistemato un Trojan. "Guttadauro chiedeva a Scimò (si tratta di Fabio Scimò, altro boss, fedelissimo del padrino) se poteva contattare un soggetto - scrive il pool coordinato dal procuratore aggiunto Paolo Guido - spiegando che questa persona era fratello di un politico coinvolto in un'indagine".
Scrive Repubblica di oggi:
Nell'intercettazione ha fatto capolino il cognome "Adamo". Per gli investigatori del Ros si tratta di Ignazio Adamo, imprenditore del settore carburanti, fratello di Giulia Adamo, ex deputata regionale, condannata nell'ambito dell'indagine sulle "spese pazze" all'Assemblea regionale.
In gioco c'era l'affitto di un terreno, che interessava anche ad un'altra persona. Pure questa interessata alla realizzazione di un distributore di benzina. Scese in campo direttamente Giuseppe Guttadauro per risolvere la questione. Il 31 gennaio del 2019, la microspia registrò il tono reverente con cui il proprietario del terreno rispondeva al boss: "Allora, premesso che voi siete per me persone a cui tengo molto", disse. "Ma io ho già messo la disponibilità del terreno ad altre persone che hanno un percorso. Parliamo di Cosimo Giuliano". Ovvero, del più grande imprenditore del settore a Palermo. Qualche ora dopo, Guttadauro commentò con il figlio di volere fare un passo indietro sul progetto: "Non c'è nessuno in condizioni di andargli a dire, vattene".