Nessuna “somma urgenza”. Mancano i presupposti per la salvaguardia dell’incolumità pubblica. E’ quanto emerge dagli uffici tecnici della Regione Siciliana, al lavoro dopo gli annunci di tipo politico di una settimana fa, nell’incontro dei pescatori e dei sindaci di Castelvetrano e Partanna con Musumeci e gli assessori regionali Toni Scilla e Marco Falcone.
Certo, la bonifica del porto si farà lo stesso, ma al posto della somma urgenza, che avrebbe previsto un affidamento diretto senza appalto, sarà prevista una variante dei lavori di ripristino della banchina già appaltati all’impresa di Durante. Il mezzo adatto per la rimozione della posidonia dalle zone centrali del porto, sarà quindi verosimilmente coinvolto dalla stessa impresa attraverso l’integrazione del progetto originario.
Iter che ovviamente avrà bisogno dei suoi tempi.
I lavori di bonifica delle parti del porto più periferiche però sono già iniziati, ed i primi camion carichi di materiale non si sono diretti nella discarica dismessa di Partanna, “offerta” dal sindaco Catania, che per questo deposito temporaneo (finalizzato all’asciugatura e poi al trasferimento in discarica) dovrebbe ancora ricevere le relative autorizzazioni dal dipartimento Ambiente della Regione Siciliana.
I primi quintali di posidonia (mista a diversi altri tipi di rifiuti), sarebbero stati smaltiti altrove. Quando la variante sarà introdotta, i camion (nel caso la discarica di Partanna dovesse ottenere le necessarie autorizzazioni) dovrebbero cambiare destinazione.
Ma nello stesso tempo ci vorranno nuovi fondi per lo smaltimento definitivo. Somme che ancora non sono state nemmeno quantificate, che però non saranno bruscolini vista la natura di rifiuto speciale del materiale estratto.
Insomma, più che di somma urgenza, il problema dell’immediato futuro sarà ancora una volta l’urgenza di una somma. Anche se non si può fare a meno di chiedersi come mai in passato, al posto della Regione Siciliana, erano le amministrazioni comunali di Castelvetrano ad occuparsi delle costose bonifiche. Spesso in regime di somma urgenza, che ovviamente non c’era nemmeno allora, nonostante la giustificazione farsesca sui miasmi delle alghe che, marcendo, nuocevano alla salute dei cittadini.
Tanti interventi: la bonifica da 107 mila euro del 2012, quella da 148 mila euro nel 2010 e quella da 80 mila euro nel 2009, solo per citarne alcune.
Tempi in cui anche la movimentazione della posidonia era abbastanza creativa.
Nel luglio del 2014 per esempio, il comune portò tonnellate di alghe (sempre miste a tanto altro) in
via Manganelli, nella periferia di Castelvetrano. Cumuli che, secondo l’ordinanza dell’allora sindaco Errante, alla fine della stagione estiva sarebbero dovuti essere ricollocati nel posto originario: non di nuovo dentro le acque del porto, ma sulla spiaggia. Inutile dire che i cumuli oggi siano ancora là.
Oppure quella volta, nel 2012, quando ne scaricarono qualche tonnellata in un sito di via Cavallaro, a pochi chilometri dal porto, provocando la morte di una trentina di alberi d’ulivo.
Ma sono storie vecchie, dal momento che, già durante il commissariamento per mafia, è emerso che gli interventi al porto non avrebbe dovuto farli il comune, ma la Regione. Cose che capitano.
Oggi sarebbe fondamentale capire di quanto slitteranno i tempi. Una differenza di una settimana o dieci giorni rispetto all’eventualità svanita della procedura di somma urgenza, potrebbe anche essere sopportata. L’ulteriore ritardo rischierebbe invece di essere percepito come una mancata promessa. L’ennesima. E la pazienza dei pescatori sembra essere finita.
Egidio Morici