Anche nelle carceri italiane c’è preoccupazione per le sorti della guerra in Ucraina, ma la situazione è sotto controllo e costantemente monitorata dalle donne e dagli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria.
“In Italia, lo scorso 31 gennaio, avevamo detenute 237 persone di nazionalità ucraina: 233 uomini e 12 donne. Complessivamente 70, invece, quelle originarie della Federazione Russa: 7 le donne e 63 gli uomini. Come è comprensibile, queste donne e questi uomini vivono con apprensione le sorti dei loro familiari in questo drammatico momento, ma è comunque costante il monitoraggio e molto alta l’attenzione da parte degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria che vigilano e controllano”, spiega Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, commentando la lettera circolare inviata il 24 febbraio scorso ai Provveditorati regionali e a tutti gli istituti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, con cui è stato disposto di agevolare la continuità dei rapporti di questi detenuti con i familiari o i conviventi residenti nella madre patria o in altri Paesi esteri. “Come già avvenuto in altri episodi simili, la Polizia Penitenziaria – che sta nella prima linea delle sezioni detentive 24 ore al giorno, a diretto contatto con i detenuti - ha intensificato da subito l’attività di osservazione volta all’individuazione di eventuali segnali di criticità in ordine a tali gravi eventi, in particolare da parte dei ristretti originari dei Paesi in conflitto”, aggiunge. “Ovviamente, massima attenzione è riservata a eventuali esternazioni, da parte della popolazione detenuta, di posizioni oltranziste per l’una e l’altra parte in conflitto, che saranno subito segnalate alle competenti articolazioni centrali e territoriali dell’Amministrazione”.
“La situazione è dunque sotto controllo: ma è certo”, conclude Capece, “che la vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto nelle carceri, che consentono la promiscuità tra i detenuti senza controlli della Polizia Penitenziaria, sono provvedimenti che dovrebbero essere sospesi in via precauzionale proprio per i rischi congeniti che essi comportano. Per questo chiediamo alla ministra Guardasigilli Marta Cartabia di sospendere vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto e di convocare i Sindacati del Corpo di Polizia Penitenziaria per esaminare la questione. Per mantenere alta l’attenzione e fornire agli appartenenti al Corpo strumenti di formazione e aggiornamento professionale tali da intercettare ogni anomalia che si dovesse registrare nelle celle delle carceri italiane, cominciando ad insegnare l’inglese ed il francese ai poliziotti”.