Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
22/03/2022 06:00:00

Dove mettere le scorie nucleari. Verso la decisione. Siti idonei anche in provincia di Trapani

Ci sono anche due località della provincia di Trapani nella mappa dei siti in cui potrebbero essere depositate scorie radioattive.


Nelle campagne di Calatafimi e di Trapani sono state individuate delle aree che potrebbero fungere da depositi di rifiuti radioattivi. Dopo una prima mappatura ora si passa alla fase due, quella che porterà ad una lista più definita delle aree in cui potrebbero essere stoccate le scorie nucleari.

Bisogna però subito dire che le probabilità che in Sicilia vengano realizzati dei depositi per rifiuti nucleari sono davvero basse. Abbiamo spiegato tempo fa, quando si scatenò una gran mobilitazione, come stanno le cose.  Le aree siciliane sono classificate come "classe C". Ciò significa che le probabilità che l'impianto venga realizzato in Sicilia sono molto basse. Le aree ricadenti in Classe A1 sono le candidate più probabili.

 

La Sogin, la società pubblica che si occupa della dismissione degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, ha consegnato al ministero della Transizione ecologica la mappa aggiornata dei luoghi idonei a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, dove concentrare le scorie che al momento sono sparse in una trentina di siti.
Il nome della mappa è CNAPI, ovvero Carta nazionale delle aree idonee, è stata trasmessa al MiTE il 15 marzo scorso.

 

 

«Dopo un lungo lavoro e tanta attesa, Sogin ha pubblicato la Carta Nazionale delle Aree Poten​zialmente Idonee per la realizzazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi» spiega l’ente sul proprio sito. La proposta di Carta Nazionale è di fatto «il primo passo di un percorso che porterà a individuare il sito dove realizzare il Deposito Nazionale e il Parco Tecnologico. Validata da ISIN e, successivamente, dai Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente, la pubblicazione della Carta apre ora la fase di consultazione pubblica».

 

Dovrà essere esaminato dall’Isin, l’ispettorato sulla sicurezza nucleare e radiologica, e poi sarà reso pubblico tramite un decreto congiunto della Transizione ecologica con le infrastruture. Da quel momento si potranno presentare le candidature per chi vorrà ospitare gli insediamenti. Si parla di candidature perchè i siti di stoccaggio portano ingenti benefici economici (in Francia è molto ambìta), ma le comunità confinanti alle città in cui sorgono i siti di deposito non godono degli stessi benefici e potrebbero opporsi.
La mappa preparata dalla Sogin risponde a criteri tecnici come la bassa sismicità, l’assenza di frane e allagamenti, pochi abitanti.
La Cnai è la sintesi della mappatura precedente e che comprende diverse porzioni di terreno. 

 


La Cnapi prevedeva 67 aree idonee, con un «ordine di idoneità» che è richiesto dai decreti.
In Sicilia sono al momento nella mappa alcuni lotti. 205 ettari nelle campagne di Trapani, 253 ettari a Calatafimi, 162 ettari tra Castellana Sicula e Petralia Sottana, 296 ettari a Butera.

 


Tutte le aree siciliane si trovano in classe C, in una scala che va in ordine alfabetico per idoneità. Ad esempio le aree più idonee risultavano a gennaio 2021 i comuni di Bosco Marengo e Novi Ligure (nel primo sono già presenti installazioni Sogin), in provincia di Alessandria, e a quella estesa tra i comuni di Alessandria, Castelletto Monferrato e Quargnento. Le due zone sono quelle che emergono dalla valutazione con giudizio «molto buone» (classe A1) assegnata a 12 delle 67 aree, tutte tra le province di Alessandria, Torino e Viterbo.



Oggi i rifiuti radioattivi si trovano in circa 30 impianti provvisori di maggiori dimensioni e in decine di piccoli insediamenti minori, come acciaierie o ospedali. La maggior parte si trova nei centri Enea e Sogin di Casaccia a Roma, e negli insediamenti atomici del piemonte, in depositi privati nel Milanese, a Tortona, Forlì e nei moderni impianti nucleari della Commissione europea a Ispra, Varese. Si attende anche il ritorno del combustibile nucleare che era stato usato fino al 1987 dalle quattro centrali atomiche italiane ed è stato trattato in Francia e Inghilterra. C’è da dire che i rifiuti radioattivi non sono soltanto quelli provenienti dalle centrali nucleari. Ma si producono ogni giorno, sono i rifiuti che derivano ad esempio dalle terapie contro il cancro, strumenti diagnostici, sensori, parafulmini, allarmi antincendio, controlli industriali, sterilizzazione di alimenti. Molte sono, insomma, le sorgenti radioattive prodotte in Italia.

 

  Questa seconda fase dovrebbe portare alla installazione di capannoni, uffici e un centro di ricerche con i laboratori. Ma tutti i rappresentanti delle aree individuate si sono espressi contro, contestando alcune delle informazioni prodotte da Sogin e richiamando una serie di condizioni per essere esclusi dalla scelta: ad esempio la presenza, nelle proprie zone, di coltivazioni agricole di pregio, di monumenti storici, di falde acquifere o di parchi naturali.