Erano legati l’uno all’altro. Lo ha detto lunedì scorso il maggiore Diego Berlingieri, ex comandante del nucleo investigativo dei Carabinieri di Trapani. Il riferimento è a Giovanni Lo Sciuto e Paolo Genco, entrambi indagati nel processo “Artemisia”, dove Berlingieri è stato ascoltato come teste dell’accusa (rappresentata dalle pm Sara Morri e Francesca Urbani), nella prima udienza utile presso il Tribunale di Trapani, presieduto dal giudice Franco Messina.
L’indagine su politica, corruzione e massoneria deviata, ruota attorno a Lo Sciuto, ex deputato all’Ars del Nuovo Centro Destra. Paolo Genco era invece il presidente dell’ente di formazione Anfe (Associazione Nazionale Famiglie Emigrati). Ma sono coinvolti anche altri politici, funzionari e forze dell’ordine.
Il teste sarebbe stato interrotto diverse volte dalla difesa, che gli avrebbe contestato la lettura delle pagine dell’informativa durante la testimonianza. Obiezioni però respinte dal giudice.
L’udienza è terminata con un malore del maggiore, per fortuna non grave, rimandando il processo al prossimo 2 maggio.
Il legame tra Giovanni Lo Sciuto e Paolo Genco è sinteticamente descritto nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione Artemisia del marzo 2019, dove si ipotizza un sistema di “concatenazione all’infinito” in cui il secondo ha finanziato la campagna elettorale del primo che, una volta eletto all’Ars, gli avrebbe garantito l’adozione degli atti che servivano per l’accreditamento dell’Anfe presso la Regione. In questo modo Genco avrebbe potuto ricevere i contributi pubblici necessari per i corsi di formazione.
E appena i corsi partivano, avrebbe potuto assumere i soggetti che gli indicava Lo Sciuto che, dal canto suo, avrebbe ingrossato il proprio bacino elettorale.
La testimonianza di Berlingieri riprenderà il prossimo 2 maggio.
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Qui una replica al nostro articolo dell'avvocato Celestino Cardinale.