La vicenda e l’inchiesta sui concorsi truccati al Policlinico gira attorno all’ex primario Gaspare Gulotta, una carriera accademica e chirurgica di oltre 40 anni e con circa 40mila interventi all’attivo (qui la prima parte). L’altro professore è Mario Adelfio Latteri. Vediamo chi sono i due professori al centro dell’indagine.
Chi è Gaspare Gulotta - Direttore dell’unità operativa di Chirurgia Generale e d’Urgenza dell’azienda ospedaliera universitaria e direttore del Dipartimento di Chirurgia Generale e Specialistiche dell’Università di Palermo per oltre dieci anni. E’ autore di tantissime pubblicazioni scientifiche ed è presidente della società europea di Oncologia Comparata. Nel 2019, il suo reparto fu scelto per la terza volta consecutiva come unica struttura sanitaria per l’Italia meridionale – al pari di quelle di Sidney, New York e Chicago–per la chirurgia dell’apparato digerente. A luglio del 2019, invece, l’ex rettore dell’ateneo palermitano Fabrizio Micari conferì a Gulotta il titolo di professore onorario, onorificenza attribuita dal Ministero dell’Università e della Ricerca.
Chi è Mario Adelfio Latteri - Coinvolto nell’indagine spicca il prof Mario Adelfio Latteri, per il quale è stata disposta l’interdizione di dodici mesi dai pubblici uffici. Al Policlinico, da novembre 2020, ha preso il posto di Gulotta dopo che quest’ultimo è andato in pensione. Latteri, classe 1953, è figlio di Saverio, padre della scuola chirurgica palermitana; Mario Adelfio Latteri è fratello di Ferdinando, l’ex rettore dell’Università di Catania e parlamentare nazionale per quattro legislature scomparso undici anni fa. Anche Mario Adelfio Latteri aveva tentato con la politica candidandosi - ma non riuscendo ad essere eletto - nella lista per le regionali del 2017 di «Alternativa popolare», ultima «creatura» dell’ex ministro Angelino Alfano che appoggiava l’ex rettore Micari, candidato alla presidenza della Regione.
Il disprezzo assoluto della meritocrazia – C’era un collaudato sistema che avrebbe visto gli indagati assurgere a veri e propri professionisti della gestione illecita dell'Unità operativa, diretta da Gaspare Gulotta, fino alla fine del 2020. E’ ritenuto dal gip «un soggetto dal notevole spessore criminale, perché ha dimostrato di saper calpestare ogni regola con grandissima disinvoltura in più occasioni e per fini più disparati, senza mai manifestare alcuno scrupolo». Dalle carte dell’inchiesta emerge una «personalità inquietante, costantemente tesa alla realizzazione del proprio tornaconto nel disprezzo assoluto degli ideali che un medico dovrebbe perseguire dei valori della meritocrazia e dell'onestà intellettuale». Una sete di potere che si manifestava con l'inquinamento dei concorsi universitari per affermare il suo status, il suo dominio ben oltre il proprio ruolo e con l’obiettivo di garantire «ai suoi figli un ambiente favorevole ai loro interessi, continuando a godere di un piccolo regno piegato ai propri personali scopi dove la logica del merito lascia lo spazio a quella della convenienza personale», scrive il giudice per giustificare l’arresto.
Certificati fasulli per rovinare l’ex genero – Nell’inchiesta emerge come Gulotta avrebbe favorito la figlia Eliana, con delle certificazioni fasulle per rovinare l’ex genero Giovanni Zabbia, accusato di lesioni gravi nei confronti della ex moglie. «Non hanno mostrato alcuna pietà nel distruggere la reputazione personale e professionale del chirurgo plastico con ogni mezzo», scrive il gip. I fatti riguardano una inesistente minaccia e aggressione da parte dell’ex marito di Eliana Gulotta, che si era recata al pronto soccorso del Policlinico ( con i medici avvertiti dal padre) per essere refertata. Nell’agosto 2020, dopo la separazione, la donna aveva denunciato l’ex per maltrattamenti. «Che dobbiamo scrivere nel referto - dice la dottoressa di turno -. La paziente riferisce stato di ansia e tachicardia dopo aggressione e minacce da parte del marito, con nausea e vomito... che altro metto? La pressione un po' alta e ti do un riposo di 15 giorni». L’avvocato che assiste assiste Zabbia, Massimo Motisi, così ha commentato dopo gli arresti: «Da due anni stiamo affrontando questa battaglia per dimostrare l’infondatezza e la calunniosità delle accuse. Siamo finalmente lieti di vedere che le indagini hanno confermato la nostra versione dei fatti».
Gulotta in sala operatoria ma solo sulla carta – Gulotta doveva essere in sala operatoria e il paziente fino all’ultimo sapeva che sarebbe stato il primario ad operarlo. E invece solo dopo gli effetti dell’anestesia e al risveglio sapevano che erano stati altri chirurghi ad operare. Il primario firmava il registro della presenza in sala operatoria, ma andava via senza indossare camice e guanti per l’intervento. E da qui che nasce anche la denuncia di un medico dell'Unità Toracica, stanco di assistere a questa scene d’illegalità. Accadeva anche una cosa molto più grave, Gulotta nella sua stanza e la figlia Eliana, medico di un altro ospedale, si trovava nell'equipe operatoria del Policlinico, dove per legge non poteva prestare servizio essendo una struttura sanitaria diversa da quella dove lavorava. Nei registri dell’ospedale non c’è ovviamente traccia. Alcuni medici hanno testimoniato confermando la presenza della figlia di Gulotta, che è chirurgo plastico, in sala operatoria, quando si dovevano fare ricostruzioni mammarie: gli inquirenti non sanno a che titolo o se si facesse pagare.
Bilanci degli interventi falsati - Questo meccanismo avrebbe falsato il numero degli interventi effettuati dal 25 giugno del 2019 al 7 ottobre del 2020: ben 79 su 76 diversi pazienti, ma per gli inquirenti in almeno 34 occasioni Gulotta non si trovava in sala operatoria. Alcuni pazienti hanno confermato di non aver visto né sentito la voce del professore. Si tratta di coloro che hanno fatto anestesia locale ed erano quindi vigili al momento della operazione. Un altro paziente ha detto di essere stato operato da tre medici, tutti giovani, tra cui un uomo e due donne.
Pagamenti delle visite in nero - L’ex primario svolgeva al Policlinico consulti (una settantina quelli accertati) in intramoenia facendosi pagare 150, 200 euro in nero, quindi senza dare la somma che in questo caso spetta all’Azienda sanitaria, in cambio della garanzia di corsie preferenziale negli esami diagnostici e nelle operazioni chirurgiche da svolgersi poi nel suo reparto. Gulotta ha anche violato il rapporto di esclusività con il Policlinico, effettuando visite nello studio privato di Santa Margherita Belice. Ma anche Gulotta sembra ad un certo punto soffrire per lo stop alle entrate extra, quelle sottobanco. Così, intercettato, dice ad un amico: «In questo momento che non entra niente, cioè quella cosa per andarmi a comprare il pane... è tutto fermo». Confessa di non sapersi regolare con la carta di credito: in due mesi aveva speso 23 mila euro.