Nello Musumeci è l’attuale presidente della Regione, è uscente e ha deciso che vuole ricandidarsi: dal tempo della semina si aspetta quello del raccolto, lo dice chiaro ad ogni intervista.
Il nodo è legato alla coalizione che al momento non c’è. La sua ricandidatura è sposata dal movimento Diventerà Bellissima e da Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni continua a spingere ma gli alleati non ne vogliono sapere, anzi su Palermo si rafforza l’asse Forza Italia- Lega, mentre il partito della Meloni risulta essere più isolato, tanto da chiedere il diretto intervento di Silvio Berlusconi che, invece, tace e sposa la linea siciliana di Gianfranco Miccichè.
In crisi adesso ci sono proprio i meloniani, continuare con la candidatura a Palermo di Carolina Varchi significa andare da soli e smarcarsi dal centrodestra, che poi alle regionali significherebbe uguale posizione e dunque salto nel buio.
Musumeci è stato messo all’angolo, pensa alle dimissioni come ultima strategia, ma risulterebbero un boomerang potente. Intanto c’è un bilancio da approvare e poi i siciliani non comprenderebbero questo gesto legato solo alla ricandidatura, allora potrebbe andare avanti azzerando tutto, con una giunta del presidente e di fatto, però, significherebbe rottura netta con tutta la coalizione.
L’opposizione se la guarda e ride, il Pd cerca di trarre vantaggio da questa confusione a destra, di bilancio parla Anthony Barbagallo, segretario regionale dem: “Nonostante gli accorati appelli delle opposizioni e delle parti sociali a pochi giorni dallo spirare del termine previsto per legge, non vi è ancora nessuna traccia della Finanziaria. A questo punto ci sono, in sostanza, tutte le condizioni per avviare il procedimento di scioglimento dell’ARS per gravi violazioni dello Statuto. Musumeci è infatti fuori tempo massimo: rispettando le procedure regolamentari interne, i passaggi nelle commissioni di merito e in commissione Bilancio, i termini di garanzia per la formulazione degli emendamenti anche in Aula, calendario alla mano, non ci sono più margini per approvare entro il 30 aprile il Bilancio e la Finanziaria da parte dell’Ars ”.
E così si scrive Palazzo delle Aquile ma si legge Palazzo d’Orleans, i due momenti elettorali fanno parte di una stessa strategia. C’è chi nel centrodestra, intanto, prova a far raddrizzare l’asse e a non rompere del tutto quel poco di equilibrio che resta.
Si va avanti con le trattative e gli incontri, qualcosa nelle prossime 48 ore dovrebbe pur venire fuori, anche perché il centrosinistra con Franco Miceli candidato è già partito con la campagna elettorale.