Il pentito di Cosa nostra Gaspare Spatuzza potrebbe tornare presto libero. La Corte di Cassazione ha deciso sul ricorso presentato dall’uomo che per anni ha collaborato con lo Stato contro l’ultimo diniego del tribunale di Sorveglianza. I giudici della Suprema Corte hanno annullato con rinvio: il caso torna ora davanti al Tribunale di sorveglianza che dovrà riesaminare nuovamente la richiesta di liberazione condizionale.
Il NO alla libertà per Spatuzza di Nicola Di Matteo, fratello di Giuseppe - "Proviamo una grande amarezza, ma non possiamo fare altro che affidarci alla legge. Purtroppo lo Stato prevede questa possibilità. Per quanto mi riguarda chi si è macchiato di delitti così efferati, e non parlo solo di quello che ha toccato personalmente la mia famiglia, non merita la libertà". A dirlo all'Adnkronos è Nicola Di Matteo, fratello del piccolo Giuseppe, il bambino strangolato e poi sciolto nell'acido su ordine di Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe Jato, a proposito della richiesta del pentito Gaspare Spatuzza di poter tornare in libertà. Giuseppe Di Matteo fu rapito il 23 novembre del 1993, quando non aveva ancora 13 anni, in un maneggio di Piana degli Albanesi per convincere il padre Santino a interrompere la propria collaborazione con la giustizia.
Il Sì di Salvatore Borsellino - “Spatuzza ha compiuto un percorso spirituale di cambiamento, ha fatto condannare dei criminali e ha permesso di smascherare il depistaggio di Scarantino, un depistaggio di Stato. E’ giusto che lo Stato mantenga adesso le promesse, rispettando una legge, voluta, tra l’altro, da Falcone e Borsellino”. A dirlo all’Adnkronos è Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, il magistrato ucciso dalla mafia insieme agli uomini della scorta il 19 luglio 1992 in via D’Amelio, a Palermo. Il pentito che ha riscritto la storia delle stragi di Cosa nostra, dopo 25 anni di carcere, chiede di tornare in libertà e ha presentato ricorso contro l’ultimo ‘no’ dei giudici.
“Quello di Spatuzza è un pentimento reale, avvenuto in carcere e con un percorso spirituale – ragiona Borsellino -. Al di là di questo, anche con la sola collaborazione con la giustizia, vista l’importanza processuale delle sue rivelazioni, è giusto che a un certo punto – quando e dopo quanti anni di carcere lo decideranno i magistrati -. Spatuzza acceda ai benefici di legge esistenti. D’altra parte se è stato rimesso in libertà Giovanni Brusca… Quella sì è stata una cosa che mi ha un po’ sconvolto, ma anche allora ho detto che il nostro è uno Stato di diritto e che le leggi vanno rispettate”.
Secondo il fratello del giudice antimafia a destare “scandalo” dovrebbe essere non l’eventuale liberazione condizionale per l’ex boss di Brancaccio, ma l’abolizione dell’ergastolo ostativo. “Non è assolutamente accettabile – denuncia – che dei criminali mafiosi possano essere rimessi in libertà dopo un certo numero di anni anche senza aver collaborato con la giustizia, semplicemente dissociandosi a parole. La dissociazione a parole forse aveva un significato per i terroristi rossi, che erano fortemente ideologizzati e per i quali rinnegare il loro passato anche a parole era qualcosa di veramente dirompente, ma per i mafiosi rinnegare a parole un giuramento fatto con il sangue alle loro famiglie mafiose non vuol dire assolutamente niente. Quando cesserà l’ergastolo ostativo spariranno anche i collaboratori di giustizia”.