"A trent'anni dalle stragi la Sicilia è in mano a condannati per mafia". Usa un tono pacato, ma nella sostanza molto fermo, Alfredo Morvillo, fratello di Francesca e quindi cognato di Giovanni Falcone. Anche lui è un ex magistrato: prima di concludere la carriera come presidente del tribunale di Trapani è stato componente del pool antimafia della Procura di Palermo negli anni caldi dell'attacco di Cosa nostra e delle stragi del 1992.
Morvillo interviene a Palermo alla presentazione del libro di Felice Cavallaro "Francesca. Storia di un amore in tempo di guerra", edito da Solferino. L'ex magistrato cita intanto una celebre frase di Falcone: "La mafia è un fenomeno umano che ha avuto un inizio e avrà una fine". Ma per lui bisognerebbe aggiungere che "quella fine arriverà se tutti lo vorremo". E a questo punto la riflessione assume toni molto critici. "C'è chi attualmente strizza l'occhio a personaggi condannati per mafia. C'è una Palermo che gli va dietro, se li contende e li sostiene".
Morvillo non fa nomi ma il suo ragionamento si collega alle cronache elettorali dalle quali emerge che, in vista delle elezioni comunali e regionali, si siano impegnati a tessere relazioni e trattative Marcello Dell'Utri e l'ex presidente della Regione Totò Cuffaro. Dell'Utri è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, Cuffaro per favoreggiamento di Cosa nostra. Le loro manovre politiche hanno suscitato anche divisioni nel centro destra.
Rivolgendosi a coloro che "strizzano l'occhio" ai condannati per mafia, Morvillo dice: "Voi con Falcone e Borsellino non avete nulla a che fare. Anzi, se avete buongusto, evitate di partecipare alle commemorazioni". E conclude con una punta di amarezza: "Davanti a questi fatti mi viene in mente un cattivo pensiero: certe morti sono state inutili. Qui sono accadute cose inaudite. Ma la libidine del potere spinge alcuni a stringere alleanze con chicchessia".
CUFFARO. «Nonostante la sua autorevole considerazione, che rispetto ma che con educazione non condivido, credo di avere il diritto costituzionalmente riconosciutomi e forse anche il dovere di vivere la mia vita da libero e coltivare il mio impegno politico e sociale dopo avere pagato i miei errori con grande sofferenza». Così l’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro, ha commentato le parole del giudice Alfredo Morvillo