“Non luogo a procedere perché il fatto non sussiste”. E’ quanto ha sentenziato il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Marsala Annalisa Amato nel procedimento che ha visto l’avvocato Vincenzo Forti (qui in una foto di repertorio) e un’altra persona, Giuseppe Riggirello, accusati di diffamazione in danno di don Francesco Fiorino, responsabile dell’Opera di religione “Mons. Gioacchino Di Leo”.
Il procedimento era scaturito da una querela presentata da don Fiorino a seguito di alcuni commenti espressi, il 16 aprile 2020, su Facebook, in calce all’articolo di Tp24 che riferiva della decisione del prete di lasciare, con polemica su “fuoco amico” ed esposto alla magistratura per diffamazione, la “macchina” della solidarietà in favore dei più bisognosi in quel periodo di emergenza sanitaria messa in moto dal Comune d’intesa con l’Opera “Di Leo” e la Fondazione San Vito.
Una decisione che su Fb l’avvocato Forti commentò scrivendo: “Per un post che non hai amato e per delle manifestazioni di invidia, come l’hai chiamata tu, caro pretino, molli tutto?”. Il post proseguiva sulla stessa falsariga.
Per il giudice, però, quei commenti non costituiscono diffamazione, ma un’esortazione a continuare nell’opera di assistenza ai bisognosi, cosa che il prete poi continuò a fare autonomamente.
Ieri, l’avvocato Forti ha dichiarato: “Porgi l’altra guancia perché la vendetta è del signore”, mentre il suo difensore, Gianluca Blunda, sempre con buona dose di ironia, ha aggiunto: “Le vie del signore sono infinite”.