Potrebbero chiamarla la Finanziaria della vergogna, non c’è alcuna differenza tra quello che sarà dopo e quello che è adesso.
Lo spettacolo, ancora una volta indecoroso e privo di responsabilità, inchioda i cittadini a fare una amara ma reale riflessione: questo parlamento siciliano ha fallito, l’esecutivo regionale governerà pochi mesi poi si raccoglieranno le briciole.
La Finanziaria doveva essere approvata entro il 30 aprile, poi entro l’11 maggio, ieri una serie di rinvii per poi tornare in Aula oggi, si tratta di una legge riscritta da tutti i partiti, con un maxi emendamento finale in cui i deputati hanno cercato di infilare ogni cosa, è l’ultima Finanziaria prima del voto di autunno, per molti è una chiara manovra da campagna elettorale, da questo gioco al massacro si sono tirati fuori sia il Pd che il M5S.
Maggioranza distrutta, parlamento e giunta si guardano a vista, c’è molto malessere, gli occhi sono puntati sulle elezioni regionali: Nello Musumeci è ricandidato, Gianfranco Miccichè lo stoppa.
Una partita tutta ancora aperta ma che brucia sulle spalle dei siciliani, il governatore uscente non tentenna, va avanti con la sua ricandidatura sostenuta da Giorgia Meloni, Diventerà Bellissima, UDC.
Un perimetro un pò debole per una rielezione, una coalizione che potrebbe imbarcare acqua al primo giro di boa, le amministrative del 12 giugno saranno un primo termometro politico, dall’altra parte però Miccichè non ha un nome da proporre ma al lavoro su questo ci sono i leghisti di Matteo Salvini, l’operazione Prima l’Italia potrebbe mandare avanti Nino Minardo come candidato presidente della Sicilia.
E in questo gioco dei posizionamenti il governo regionale in Aula, già martedì, è andato sotto tre volte, complice il voto segreto ma con un messaggio chiaro a Musumeci: il tempo è scaduto