È morto qualche giorno fa a 83 anni Gigi Petyx, noto fotoreporter palermitano prima del giornale L’Ora, poi del Giornale di Sicilia.
Petyx non stava bene da molto tempo ed è morto a distanza di poco più di due mesi dalla scomparsa di Letizia Battaglia, anche lei una grandissima professionista nell’ambito della fotografia. Petyx come Letizia, che lui stesso ricordò nel giorno dell’addio, con i suoi scatti ha contribuito a raccontare Palermo e la Sicilia attraverso mezzo secolo di storia: dal disastro di Montagna Longa al terremoto del Belice, dagli omicidi di mafia agli arresti eccellenti e lo ha fatto come lei con la stessa passione e dedizione. Entrambi hanno dedicato la loro vita alla cronaca, documentando i fatti attraverso le fotografie da cui traspare una buona dose di umiltà oltre alla professionalità e alla cura nel cogliere gli aspetti più importanti, come potrebbe fare un giornalista di professione in ogni suo articolo. La Palermo di Petyx è quella raccontata nei vari aspetti belli, ma anche più cruenti.
Gigi di gavetta ne ha fatta tanta. Da ragazzino il padre, il barone Luigi Petyx Mortillaro, lo mandò a fare pratica dal fotografo "Lo Verso" in piazza Beati Paoli, da dove poi transitò nello studio "Scafidi", poi il grande passo verso il mondo dei giornali fu con L’Ora del direttore Vittorio Nisticò che ne apprezzò subito le qualità. Da allora in poi il fotografo si trasformò in fotoreporter, in un vero e proprio cronista attraverso gli scatti fotografici.
"Iniziai a fare gavetta coi calzoni corti - si racconta così Gigi Petyx nel libro "Palermo Petyx" di Laura Grimaldi e Claudia Mirto - prima in uno studio fotografico, occupandomi di matrimoni, battesimi e ritratti di famiglie in posa, poi approdai all’atelier di Giusto Scafidi, in via Ruggero Settimo, immortalando la vita quotidiana dei palermitani allo stadio, a teatro, alle feste private e a quelle di piazza".
E ancora: “Attraverso quel laboratorio ebbi il primo contatto con i giornali. Inizialmente mi occupavo di servizi sportivi, poi un giorno il direttore mi propose un patto: se avessi indossato i pantaloni, avrebbe puntato su di me per reportage di cronaca nera e giudiziaria”.
Tra gli scatti celebri del fotoreporter palermitano troviamo anche il triplice omicidio di Corleone, la strage di Ciaculli del 1963. Sua la fotografia di Ninetta Bagarella, la vedova del boss mafioso Totò Riina, in tribunale nel 1971.
Ha anche consegnato alla storia l’arresto di Luciano Liggio, nel maggio 1964: “A Corleone, tra vecchie case, cespugli e ovili, decine di carabinieri con giubbotti antiproiettile e le prime mimetiche aspettavano da ore la sua uscita per arrestarlo – ha ricordato Petyx – indossavo solo la mia Rolleiflex e la mia incoscienza e avanzavo verso l’obiettivo dietro le pattuglie"
Davanti all’obiettivo di Petyx anche illustri personaggio dello spettacolo come Giorgio Gaber, Gino Paoli, Gian Maria Volonté, Alba Parietti con il fidanzato di allora Giuseppe Lanza di Scalea e molti altri.
Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha dichiarato: “La morte di Gigi Petyx rappresenta una grave perdita per il mondo del giornalismo palermitano. Per oltre mezzo secolo Petyx ha raccontato puntualmente la storia di Palermo. Dagli anni più bui, segnati dalle stragi di mafia, alle emergenze della nostra città. Per i fotoreporter e i cronisti Gigi Petyx è stato un grande esempio, grazie alla sua immensa generosità. Un professionista sempre pronto a dispensare consigli ai giovani che si avvicinavano al mestiere di giornalista. I suoi scatti sono una ricca e indelebile eredità lasciata alla città. Al figlio Igor, che ne ha ereditato il mestiere e la passione, e a tutta la famiglia di Gigi Petyx esprimo tutto il mio cordoglio e la mia vicinanza”.
Sulla sua bara, nel giorno del funerale, una macchina fotografica e poi un lungo applauso a chi ha fatto di un mestiere un’arte. Anche noi della redazione Tp24 ci uniamo al cordoglio.
Dorotea Rizzo