"Preciso che nel libro 'Matteo Messina Denaro, latitante di Stato' nessuna accusa è stata rivolta ne' al magistrato Rossana Penna, ne' tantomeno al coniuge Roberto De Mari, come riportato nel lancio Adnkronos dello scorso 5 luglio. Soltanto chi non ha neppure letto il libro può sostenere che io mi sia "limitato a citare i nomi di De Mari e Penna lasciando la questione aperta".
Ed è palesemente falso scrivere che io mi sia "limitato a citare l'accaduto, senza fornire delucidazioni che mettessero in chiaro la posizione e l'assoluta innocenza dell'avvocato e della giudice", come pure si legge nel lancio. Tutti i fatti da me descritti, sono supportati da documenti prodotti da varie autorità giudiziarie, citati pedissequamente nel libro". Così, in una nota il giornalista e scrittore Marco Bova.
"Ho scritto del magistrato Penna e De Mari nell'ultimo capitolo del testo, dal titolo 'I veleni di Trapani', per ricostruire il dietro le quinte delle indagini giudiziarie su un notaio della 'Trapani bene', condotte dalla Procura di Trapani tra il 2014 e il 2016. Si tratta di un professionista che già era risultato in contatto con alcuni personaggi vicini alla mafia trapanese, tra cui Michele Mazzara, detto 'U Berlusconi di Dattilo'. Nello specifico, il notaio era indagato in due fascicoli differenti: uno condotto dal sostituto procuratore Rossana Penna (con l'ausilio della Guardia di Finanza) e uno dal collega Andrea Tarondo (affidata a Polizia e Corpo Forestale). Inchieste caratterizzate - come spiegato dettagliatamente nel libro - da numerose fughe di notizie: il notaio sapeva di essere intercettato", dice.
"Dall'indagine della polizia emerse un contatto professionale tra Di Natale e l'avvocato Roberto De Mari, confermato da quest'ultimo anche ai pm di Caltanissetta - aggiunge lo scrittore - In quello stesso periodo un carabiniere aveva visto il marito della Penna, mentre entrava nel suo ufficio della Procura di Trapani, nonostante la moglie non fosse in servizio: episodio confermato dallo stesso De Mari ai pm di Caltanissetta. Per questo furono rilanciate le dichiarazioni di un pentito, che nel 2012 aveva detto ai magistrati di Brescia di aver appreso attraverso De Mari delle informazioni su un'importante indagine antidroga (condotta dal pm Rossana Penna, all'epoca sostituto procuratore della Dda di Milano), per la quale fu poi arrestato e condannato. Come scritto nel libro "anni dopo l’inchiesta su De Mari eĢ stata archiviata, ma l’avvocato non ha neĢ denunciato neĢ richiesto alcun risarcimento all’imprenditore calabrese". Un dato da inserire nel contesto dei fatti ricostruiti, al netto della attendibilità integrale o parziale del personaggio. La vicenda trova spazio nel libro 'Matteo Messina Denaro, latitante di Stato', perchè durante le indagini, il notaio intercettato disse: "La casa dove Matteo Messina Denaro eĢ certo che eĢ stato ospitato due volte, l’ho venduta due volte quella casa". Un'intercettazione inedita, fino alla pubblicazione del libro. A pochi mesi da quest'intercettazione, l'avvocato del notaio denunciò pubblicamente il magistrato Tarondo, titolare dell'indagine, a cui fu revocato il fascicolo. Inoltre, lo stesso Tarondo è stato denunciato per diffamazione dall’avvocato De Mari e assolto dall’accusa di aver informato alcuni colleghi magistrati dell’esistenza delle dichiarazioni del pentito rese ai pm di Brescia".