L'apparecchiamento di ricorrenze per il trentennale delle stragi mafiose del '92 ha conosciuto domenica scorsa, a Marsala, quello che possiamo considerare un punto di non ritorno: il conferimento della cittadinanza onoraria, postuma, al giudice Giovanni Falcone.
Fuori dai giri di parole: si è trattato del non plus ultra dell'ipocrisia pelosa che ha caratterizzato gli eventi e le commemorazioni in questo periodo, questo vorticoso accendere candele "in memoriam".
Falcone e Borsellino hanno purtroppo un grave difetto, una mancanza, diciamo: sono morti. E, in quanto tali, non possono ribellarsi a chi usa i loro nomi per convegni e celebrazioni di ogni tipo, a chi inventa concorsi e conferenze, a chi gli dedica murali o isole pedonali, a chi si propone come interprete autentico del loro pensiero per autocelebrarsi.
E quindi Giovanni Falcone non ha potuto dire di no all'idea del Sindaco di Marsala di dargli la cittadinanza onoraria della città. Così come anni fa il suo amico e collega mica potè dire di no all'altra idea dell'allora Sindaca di intitolare un premio al giornalismo di inchiesta (mai assegnato) a Paolo Borsellino.
Sembra che i due magistrati, come tutte le vittime di mafia, ci abbiano lasciato in eredità un calendario, o un messale. E invece ci hanno lasciato in eredità una cosa importantissima: l'inquietudine. Quelle stragi, ancora oggi, non dovrebbero giustificare le parate dei "seguirà rinfresco", ma metterci in crisi, aumentare la nostra rabbia civile, la nostra voglia di giustizia (non di medagliette: di giustizia).
Nel pomposo calendario di iniziative dell'Amministrazione Comunale di Marsala sul trentennale c'è stata anche l'intitolazione di un largo cittadino a Emanuela Loi, la poliziotta di scorta di Borsellino morta nella strage di Via D'Amelio. In quell'occasione era presente Fiammetta Borsellino, figlia del giudice, che qualche giorno dopo denuncerà l'isolamento della sua famiglia, dopo la strage in cui è morto il padre. Ancora oggi. "Sono andata a Marsala. Sono rimasta sola". Ecco il passaggio della sua intervista.
Non ho sentito una parola di reazione alla grave denuncia della donna. Perché? Perchè a chi vive di rituali, lo sappiamo bene, fa paura il fuori programma, la verità che va oltre la litania. Il grano del rosario fuori posto.
E' un ventre molle dove tutto perde significato e consistenza, e si livella. Tutto ridotto a parata, slogan, applauso. Che senso ha la cittadinanza onoraria post mortem a Marsala per Giovanni Falcone? Ancora ancora, a Trapani - dove il magistrato iniziò la sua carriera - avrebbe avuto un mezzo senso. Ma a Marsala? E poi, perché? Perchè si doveva fare qualcosa, per omaggiare questa cifra tonda dei trenta anni dal '92 e questa idea della cittadinanza onoraria post mortem non era venuta ancora a nessuno. Perchè c'è sempre questa idea, in politica, del potere taumaturgico delle vittime di mafia: se sto vicino al santo, divento magari santo anche io, almeno nel giudizio degli altri. Avevamo fatto il triangolare di calcio, il concorso per la migliore etichetta. Ma ancora la cittadinanza onoraria, quella no.
In un momento in cui bisognerebbe approfondire, cercare di capire, studiare, per cercare di fare il salto di qualità che manca nella lotta alla mafia, manifestazioni come questa ci portano indietro. Non è un caso che avvenga a Marsala. E' la città dove di recente, il primo cittadino, ha trasfomato l'ultimo 11 Maggio (ricorrenza dello sbarco di Garibaldi e dei Mille a Marsala, nel 1860) in una manifestazione per la pace. Perchè Garibaldi non venne a fare un'operazione militare, ma un happening, a quanto pare. Ecco come si ridicolizza la memoria. E nello stesso contesto, sempre in quel corteo, con le solite scuole intruppate a fare da numero, le bandiere di Ucraina e Russia sfilavano insieme, perchè tanto aggressore e aggredito sono uguali. Ecco come si ridicolizza la pace. A proposito: San Juan de La Cruz ricorda la necesità di attraversare la notte più fonda - la notte in cui non si vede nulla, non si sente nulla, non si crede più a nulla - prima di poter, forse, sperimentare la pace. Qua, invece, in questa città anche la pace è stata banalizzata. E vogliamo celebrare gli eroi, ma abbiamo una fottuta paura della notte da attraversare.
Vogliamo davvero dare significato a questi anni e al nostro impegno? Abbandoniamo le idee delle cittadinanze onorarie acchiappa applausi, impegniamoci per le cose concrete. Ad esempio, ci sono, in Italia, migliaia di ragazzi e ragazze nati e cresciuti in questo Paese, che sono italiani per i loro compagni, per gli amici, per tutti. Tranne che per lo Stato. Il disegno di legge sullo "ius scholae", al quale mi riferisco (e che mira a dare la cittadinanza italiana a chi ha frequentato almeno un ciclo di studi nel nostro Paese) è qualcosa che va oltre la politica. E' una battaglia di civiltà. Di giustizia. Solo che fare questa battaglia significa esporsi. Ecco, meglio rifugiarsi dietro il corpo morto degli eroi. Tanto, loro, non parlano mica.
Giacomo Di Girolamo