Il pomeriggio alle 17.30 del 10 luglio a Marsala nella sala delle Lapidi è stata conferita dal Consiglio comunale la cittadinanza onoraria post mortem al magistrato Giovanni Falcone, alla presenza della sorella Maria che attraverso la fondazione Falcone rammenta la memoria del fratello, la cui ratio è: promuovere, con attività di studio e ricerca, la cultura della legalità nella società e in particolare nei giovani.
Tra gli astanti la giunta al completo, il presidente del tribunale e il procuratore capo della Repubblica f.f. di Lilibeo, il vicecapo di gabinetto della prefettura di Trapani, il presidente dell'Anm sottosezione di Capo Boeo, altre autorità civili e militari.
Il presidente del consiglio invita il proponente dell'atto l'avvocato Cavasino a relazionare sullo stesso, il quale con notevole garbo istituzionale chiede alla massima carica dell'assise di farlo lei. Dopo Cavasino esplicita le ragioni per cui ha proposto la cittadinanza, racconta che sono state tacciate di retorica e lo stesso accade per la fondazione, sulle accuse la Falcone ha risposto che le manifestazioni organizzate sono definite vuote liturgie soprattutto da esponenti del mondo dell'antimafia e d'alcuni politici che più di tutti dovrebbero capire l'educazione alla legalità che significa informare le nuove generazioni insegnando diritti e doveri di un cittadino. A chiusura della cerimonia la prof. Falcone si congratula con Cavasino e tutti i consiglieri per l'unanimità espressa sul provvedimento perché come insegna ai ragazzi la legalità non deve avere colore politico. Si chiede cosa rappresenterà per i marsalesi l'onorificenza concessa a Giovanni e auspica, soprattutto come affermato dal dirigente della questura lo è per lui , che il fratello diventi un mito per le anime nate dopo il 23 maggio 1992 per i valori che ha incarnato. Considerata la partecipazione dei ragazzi all'evento si nutre qualche dubbio. E sempre riferendosi ad un considerazione della prof. sulla classe politica che deve comprendere l'importanza d'insegnare la liceità, il dott. Piscitello ha rammentato che ci sono voluti 30 anni perché Giovanni diventasse lilibetano. Si spera che l'augurio di Maria Falcone si realizzi altrimenti i convenuti avremo passato, paradossalmente, un pomeriggio di luglio privo d'impegno civile, intellettuale e morale nonostante la presenza, perché fine a se stesso.
Vittorio Alfieri