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19/07/2022 06:00:00

Quando Borsellino si dimezzò la scorta per garantire una volante di notte a Marsala

Furti nei negozi. Risse in centro. Scippi e aggressioni. Polizia e Carabinieri sotto organico. Non è un problema nuovo, di questi mesi, a Marsala. Ma ci aveva a che fare anche Paolo Borsellino quando era procuratore a Marsala.

Il giudice ucciso 30 anni fa nell’attentato di Via d’Amelio già a Marsala doveva lottare, ogni giorno, per avere gli strumenti giusti per combattere cosa nostra. E doveva far fronte alla carenza di personale. In quel periodo non si riusciva ad avere una volante a Marsala, città territorio, di quasi 100 mila abitanti. Borsellino dovette rinunciare a metà della sua scorta per ottenere una volante.


La circostanza viene fuori dai verbali della Commissione parlamentare antimafia che l’11 dicembre 1986 a Trapani audì proprio Borsellino nella sua qualità di Procuratore di Marsala, ufficio nel quale si era insediato da appena tre mesi. Come emerge dagli audio desecretati dalla Commissione Antimafia qualche anno fa, è lui stesso che, illustrando la situazione della procura, racconta: “Siccome in questo Comitato di sicurezza si minacciava di far tardi, non si poteva uscire perché non si era riusciti a capire come si doveva istituire una ‘volante’ che circolasse di notte a Marsala (non era possibile: non c’erano gli uomini) e io ero stanco, ad un certo punto mi venne in testa (per stanchezza, perché me ne volevo andare) di fare la proposta di dimezzarmi la scorta per fare la ‘volante’. In questo modo si è fatta la ‘volante’. Infatti a Marsala, la quinta città della Sicilia, con centomila abitanti circa considerando le borgate, con 106 contrade (si è parlato tante volte di città-territorio) non c’era una ‘volante’ né della polizia, né dei carabinieri, che potesse assicurare l’intero arco delle ventiquattro ore”.

 

 

 

Il magistrato spiega: “Mi ricordavo che una volta Buscetta aveva detto che gli era stato presentato un capomafia di Bagheria mentre egli passeggiava in Via Ruggero Settimo; nel mio scrupolo io gli avevo contestato: ‘Ma come passeggiava in Via Ruggero Settimo, se lei era latitante?’, ‘No, signor giudice, perché nel nostro ambiente si sapeva che tra le due e le quattro c’è la smonta, volanti non ne circolano, conseguentemente noi latitanti scendiamo a fare la passeggiata’”. E ancora Borsellino ricorda le parole di Buscetta: “Guardi, lei non crede che le organizzazioni criminali sappiano che se la volante è nella contrada Strasatti, non può essere in un’altra contrada, perché non può essercene un’altra? Lei quindi non crede che qui sentiamo una libertà di movimento che supera i limiti di ogni possibile immaginazione?”.

Borsellino metteva prima di tutto, di ogni cosa, della sua stessa vita, il lavoro, la lotta a cosa nostra. E si batteva con tutte le sue forze per avere personale e strumenti adatti per combattere la mafia. Come quando non si capacitava della mancata installazione di un computer, uno dei primi, e l’unico nella Procura a quel periodo. Comprato e mai installato. O, ancora più grave, dell’assenza dell’auto blindata e della scorta la sera. “In riferimento al personale ausiliario – diceva Borsellino in quell’audizione – desidero precisare che non si tratta soltanto dei segretari e dei dattilografi, dei quali dovremmo avere garantita la presenza per tutto l’arco della giornata e non soltanto per la mattinata (perché non lavoriamo soltanto di mattina), ma anche degli autisti giudiziari, perché buona parte di noi non può essere accompagnata in ufficio di pomeriggio da macchine blindate – come avviene la mattina – perché di pomeriggio è disponibile solo una macchina blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi. Pertanto io sistematicamente, il pomeriggio mi reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 21 o alle 22. Magari con ciò riacquisto la mia libertà utilizzando la mia automobile; però non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere, poi, libero di essere ucciso la sera“.

Paolo Borsellino però non venne ucciso di sera. Ma in pieno giorno, una domenica, in via d’Amelio a Palermo, con un’autobomba. 30 anni fa.