Manifesto del futurismo. Le nuove scoperte tecnologiche e di comunicazione, come il telegrafo senza fili, la radio, gli aeroplani e le prime cineprese; tutti fattori che arrivarono a cambiare completamente la percezione delle distanze e del tempo, "avvicinando" fra loro i continenti, creando nuove connessioni, furono molto attenzionate da Filippo Tommaso Marinetti che fondò il movimento futurista e ne trascrisse le idee in questi termini:
«1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità. 2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. 3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno. 4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa, col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia. 5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita. 6. Omissis...7. Omissis.. 8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente. 9. Omissis.. 10. Omissis.. 11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa; canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne.». Il movimento si fa conoscere attraverso la pittura, la scultura, la musica, il teatro, l’architettura, le riviste, i manifesti e soprattutto la poesia. I futuristi si schierano politicamente all'avvicinarsi della prima guerra mondiale e ci sono due posizioni: gli interventisti, la maggioranza, guidati da Marinetti; e gli interventisti moderati, che non appoggiano la modernità futurista di Marinetti. Sono guidati da Papini e Palazzeschi, si distaccano dai milanesi. Negli anni venti il futurismo entra in politica e aderisce in maggioranza al fascismo fondando associazioni come “Roma futurista”.
I futuristi vedevano il fascismo come un modo per realizzare le loro idee violente in senso lato, errando inauditamente. Ovviamente l'organizzazione va contestualizzata. Dopo più di un secolo non è un’eresia pensare ad un manifesto che mutui alcuni concetti futuristi che guardi ad un avvenire migliore come: ribellarsi allo status quo che mette al primo posto il capitalismo finanziario, l'uomo che determina il suo destino che ambisce all'individuo vitruviano. La velocità di oggi è la digitalizzazione, l'auto moderna, i dispositivi elettronici che ci portano ovunque. Pensare al futuro per vivere l'oggi.
Vittorio Alfieri