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22/08/2022 06:00:00

Pronto Soccorso di Marsala, oltre ai medici manca anche un po' di umanità...

Arrivano lamentele dagli utenti del Pronto Soccorso di Marsala, una signora è arrivata sabato mattina in ospedale, con forti capogiri, è entrata alle 11 ed è uscita alle 17.

L’utente non lamenta nemmeno il tempo di attesa ma il trattamento umano riservatole da parte degli infermieri, trattata, dice, con supponenza: quasi avesse disturbato la loro giornata lavorativa, all’arrivo infatti è stata addirittura esortata a tornarsene a casa, quando la paziente ha chiesto che le venisse messo tutto per iscritto la marcia indietro da parte dei paramedici.

Sono iniziati così gli esami di routine, la signora ci tiene a ringraziare il medico di turno, il dottore Danilo Culicchia, che invece non solo, dice, le è stato vicino ma anche avuto delicatezza e sensibilità.

Si è proceduto, dunque, con tutti gli esami per verificare quale fosse il malessere, la paziente non si è sottoposta poi alla tac di sua volontà perchè hanno dovuto prima dare precedenza ad un caso di positività Covid e non si è sentita di sottoporsi al medesimo esame, anche lì la signora ha avuto come risposta dagli infermieri: cosa è venuta a fare qui se ha paura del Covid?

Alla fine la signora ha lasciato l’ospedale e nessuno ha pensato bene di togliere le placchette per effettuare l’elettrocardiogramma, con analisi fatte ma senza alcun esito consegnato.

Questo è uno dei tanti casi che vengono segnalati e che arrivano dai vari nosocomi della provincia, certamente il personale medico e paramedico lavora sotto pressione non solo per la gestione del Covid ma anche per la perdurante carenza di organico, tuttavia proprio chi svolge questo lavoro dovrebbe comprendere che chi arriva in P.S. non è un numero ma una persona con una casistica e che la migliore arma, prima ancora di quella specialistica medica, è la gentilezza e la sensibilità.

In una realtà in cui tanto si parla di umanizzazione degli ospedali ci si ritrova innanzi a questi casi, per fortuna isolati, che però sviliscono il lavoro di altri professionisti e di chi si appassiona nonostante la stanchezza.
Si tratta di “professioni d’aiuto”, che non riguardano solo la pratica professionale ma anche la pratica umanistica, da tanto tempo perduta.