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07/09/2022 06:00:00

Da Marsala a Campobello, la vecchia mafia nel nome di Messina Denaro. I particolari del blitz

C’è il boss amico di Matteo Messina Denaro che riprende a “mafiare”. C’è una famiglia mafiosa, quella di Marsala, che dopo anni di silenzio si riorganizza ed è “sintuta” dalle parti di Campobello. Ci sono le vecchie estorsioni, ma anche gli affari con le aste giudiziarie. Ci sono vecchi nomi, tanti, e alcune new entry.


Il tutto che fa da sfondo alla lunga caccia a Matteo Messina Denaro.
Restituisce questo, e altri elementi che descrivono gli ultimi anni di cosa nostra tra Marsala e il Belice, l’operazione antimafia Hesperia che ieri all’alba ha portato all’arresto di 35 persone con altrettante indagate.
Le accuse riguardano oltre all’associazione di tipo mafioso, anche i reati di estorsione, turbata libertà degli incanti, reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altro, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.


Si tratta, ancora una volta, di un'indagine che nasce dagli sforzi investigativi diretti alla cattura di Matteo Messina Denaro, latitante da quasi 30 anni. Proprio a lui riferiscono gli elementi di primo piano di Cosa nostra trapanese coinvolti nell'indagine. Secondo gli investigatori, anzi, Messina Denaro sarebbe ancora in grado di dare "direttive" per la riorganizzazione della cosca. Qui tutti i nomi degli arrestati. 

 

 

 


Franco Luppino
Al centro delle indagini un uomo d'onore di Campobello di Mazara, Francesco Luppino, che, recentemente scarcerato, ha acquisito centralità per la provincia, allargando la sua influenza a Mazara e Marsala, grazie alla sua vicinanza a Messina Denaro. Così, ha designato il reggente della "decina" di Petrosino, riorganizzato la famiglia mafiosa di Mazara dopo l'operazione Anno Zero, gestito la successione al vertice di Cosa nostra marsalese.


“Messina Denaro è vivo”
Matteo Messina Denaro "è vivo e vegeto". E' una delle intercettazioni contenute nell'ordinanza della maxi operazione antimafia Hesperia.
Al centro delle indagini c'è il boss Franco Luppino, che, uscito dal carcere tre anni fa, dopo una lunga condanna, si era messo in testa di riorganizzare la cosca trapanese e belicina, nel nome del suo amico Matteo Messina Denaro, con il quale vantava di essere in contatto. Tanto che in un'intercettazione dice, a chi lo ascolta: "E' vivo e vegeto". In più in un’altra conversazione intercettata tra Pace e Gaiazzo i due auspicano l’intervento di “u siccu”, Messina Denaro, per ristabilire gli equilibri dentro cosa nostra mazarese.

 
Il ritorno dei Raia a Marsala
Ci sono anche i fratelli Raia tra gli arrestati dell'operazione antimafia di oggi. Si tratta di Antonino Raia, del '62, e di Francesco Raia, del '67, figli del boss Gaspare Raia.
L'accusa per i due, volti noti alle cronache sulla criminalità organizzata cittadina (qui un vecchio articolo, del 2009, di Tp24) è quella di aver cercato di riorganizzare la famiglia mafiosa a Marsala, impartendo direttive e tenendo incontri e riunioni, tenendosi in contatto con le famiglie delle altre città.
Per Francesco Raia c'è anche l'accusa di estorsione ai titolari del Bar Fiocca di Marsala, costretti, con minaccia e violenza, a non sostituire le slot machine di proprietà di Salvatore Giorgi, all'interno del loro locale. Il tutto avveniva nel 2018.
Altra estorsione: con violenza e minaccia, ha costretto due coniugi a corrispondere una somma di denaro pari ad almeno 90 mila euro, per il trasferimento di un immobile. Addirittura il marito è stato ferito con un'arma da taglio dallo stesso Francesco Raia. 30.000 euro invece la somma che ha dovuto versare un altro uomo.

Le aste giudiziarie
Controllavano le aste giudiziarie. Facevano in modo che immobili finiti all’asta venissero aggiudicati da persone a loro vicine, evitando la concorrenza. In cambio avrebbero avuto interessi diretti nelle attività che sostituivano quelle fallite, oppure, più semplicemente, soldi.
Così vertici della famiglia mafiosa di Marsala intervenivano nelle aste giudiziarie. Degli affari e delle cose molto strane che accadono in questo contesto Tp24 se ne era occupata diverse volte in passato.
Erano direttamente i fratelli Raia di Marsala a garantire che per determinati affari non si presentasse nessuno alle aste.
Per citarne una. Antonino Raia, insieme a Francesco Pulizzi, ha partecipato alla turbativa di un'asta relativa alla procedura fallimentare n. 8/2009 del Tribunale di Marsala avente ad oggetto l'immobile di proprietà della CO.M.A.I. s.r.l. Raia e Pulizzi avevano garantito ai signori Anna Maria Sciarrino e Nicolò Marino che l'asta sarebbe stata a loro aggiudicata estromettendo altri potenziali partecipanti, previa corresponsione di una somma di denaro pari ad almeno diecimila euro destinata, fra l'altro, ad associati di cosa nostra detenuti.


Nomi nuovi e vecchie conoscenze
Un’operazione, come abbiamo detto, nella quale vengono coinvolti molti volti noti della criminalità marsalese e belicina. Oltre a Franco Luppino e ai fratelli Raia c’è ad esempio Vincenzo Spezia, condannato di recente per abusi sessuali su minori. C’è Carmelo Salerno, coinvolto nell’operazione antimafia Scrigno. Torna a far parlare di sé Francesco Pulizzi, fondatore dell'agenzia immobiliare Laguna Blu, noto alle cronache giudiziarie, è stato infatti già condannato per bancarotta fraudolenta.
Tra gli arrestati, ai domiciliari, ai domiciliari c’è anche Girolamo Li Causi, detto Mimmo, classe 1967, imprenditore, patron della Marsalbotti, una delle più note realtà marsalesi.
Insieme ad Antonino Cuttone, Pace Antonino, Vito Gaiazzo, e Vincenzo Pisciotta, "realizzavano atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere Giuseppe, Maria e Antonio Possente a corrispondere loro una somma di denaro, pari a 220.000,00 euro".
Anche un candidato con il Movimento 5 Stelle al consiglio comunale di Marsala è tra le persone arrestate. Si tratta di Stefano Putaggio, ai domiciliari, è stato candidato alle elezioni del 2020 con il movimento non riuscendo ad approdare a Sala delle Lapidi.