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21/10/2022 09:54:00

Corruzione nella sanità, ancora appalti truccati. Arresti eccellenti in Sicilia, i nomi

 Dopo l'arresto dei manager della sanità di Palermo e Trapani, la Guardia di Finanza ha scoperto un altro giro di gare d'appalto truccate in Sicilia.

Con l’operazione Sorella Sanità 2 i finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di 10 persone, una finita in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 5 destinatari di obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria. Per tre soggetti è stata disposta la misura interdittiva di un anno. I provvedimento sono stati emessi dal gip di Palermo su richiesta della procura.

Le dichiarazioni di Fabio Damiani, ex manager dell'Asp di Trapani, e del suo faccendiere di riferimento, Salvatore Manganaro, hanno fatto scattare il blitz che riguarda cinque appalti assegnati fra il 2017 e il 2020. In carcere va Giovanni Luca Vancheri, funzionario dell’Asp di Enna. Ai domiciliari, l’avvocato milanese Stefano Mingardi, il luogotenente dei Nas Loreto Li Pomi, e due referenti della società Althea spa, Giuseppe Bonanno e Cristian Catalano. Ad altri cinque indagati è stato notificato l’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria: si tratta di Luigi Giannazzo, di Catania, amministratore delegato della società Dedalus Italia spa; Giuseppe Gallina, di Carini (Palermo), amministratore della Healtech srl; Alberto Vay, di Villarbasse (Torino) e Claudio Petronio, di Molteno (Lecco), dirigenti della Vivisol srl; Massimiliano D’Aleo, di Altavilla Milicia (Palermo), referente della Generay srl.

Gli indagati sono accusati a vario titolo dei reati di corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Con lo stesso provvedimento il gip ha disposto il sequestro di 700.000 euro quale prezzo del reato di corruzione, nonché, a carico di 3 società, il divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per un anno.

Le indagini sono state condotte dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Gruppo Tutela Spesa Pubblica di Palermo, e sono la prosecuzione degli approfondimenti investigativi nel corso dell’operazione “Sorella Sanità”, che, a maggio del 2020, ha portato all’esecuzione di misure cautelari personali nei confronti di 13 soggetti, tra i quali i manager dell’Asp di Trapani e Palermo, Fabio Damiani e Antonio Candela condannati in primo grado. Le indagini hanno consentito di individuare nuovi presunti responsabili nelle vicende criminali già ricostruite e di ipotizzare nuove ipotesi di corruzione e di turbativa relative a importanti nuove procedure di gara in ambito sanitario il cui valore complessivo sfiora i 700 milioni di euro.


Accertata una tangente da 700 mila euro versata dalla società che si è aggiudicato l’appalto da 12,4 milioni di euro per la realizzazione, gestione e manutenzione del sistema informativo dell’Asp 6 di Palermo al presidente della commissione di gara e ad un faccendiere. Una seconda tangente che sarebbe stata corrisposta a un pubblico ufficiale e al suo faccendiere nell’ambito di due gare, per la fornitura di apparecchiature elettromedicali, gestite rispettivamente dalla Regione Siciliana e dall’Asp di Palermo, per oltre 220 milioni di euro.

Grazie ad un consulente legale, sarebbero stati predisposti dalla società aggiudicataria contratti meramente formali di manutenzione di apparecchiature, con l’unica finalità di giustificare, grazie all’utilizzo di fatture false, il passaggio di somme di denaro tramite un’impresa compiacente. Soldi poi arrivati ai soggetti corrotti. Le indagini hanno riguardato anche l’ipotesi di un tentativo di turbativa di una procedura di gara ad evidenza pubblica ad opera, tra gli altri, di un appartenente alle forze dell’ordine.

Le indagini dei finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno ricostruito corruzioni e turbative d’asta per importanti gare per i bacini della Sicilia Orientale e Occidentale. Sotto la lente è finita la gara pubblica del valore di 227,6 milioni di euro indetta per l’affidamento dei servizi di pulizia in ambito sanitario. In questo caso l’ipotesi di reato è turbativa d’asta e sarebbero emerse responsabilità di un pubblico ufficiale dell’Asp di Enna, in qualità di consulente della Regione Siciliana.

Altro filone di indagine riguarda due dirigenti di una società nel settore sanitario che per avere la prosecuzione di un contratto per l’assistenza domiciliare respiratoria per il bacino orientale dell’isola siciliana dal valore di 140,7 milioni di euro avrebbero tentato di corrompere un funzionario dell’Asp di Enna.

Infine altro appalto finito nelle indagini è quello dell’affidamento del servizio di ossigenoterapia domiciliare relativo alle aziende del bacino occidentale della regione Sicilia, del valore di 66,4 milioni di euro. Il presidente della commissione di gara avrebbe rivelato informazioni riservate ai dirigenti della società aggiudicatrice dell’appalto, in cambio della promessa di una tangente pari all’1% dell’importo di gara, nonché di soggiorni in hotel di lusso.