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26/11/2022 06:00:00

L'insopportabile retorica che non contrasta la violenza sulle donne

Scrivo oggi, che è 26 novembre, e che quella retorica dal sapore insopportabile e quantomai amaro, forse è andata via. A pensarlo siamo in tante, anzi in tanti. A dirlo in pochi.


Scrivo oggi, che le passerelle sono finite, che tutte le panchine rosse sono andate al loro posto, che le scarpette rosse sono state posizionate.
Scrivo oggi, con lo stesso intento di sempre: fuori ogni retorica e dovuta “parlata” c’è un mondo di donna che subisce violenza, che può diventare femminicidio, che diventa cronaca strappa lacrime, che diventa articolo di giornale, poca riflessione, pochissima azione.


La prevenzione, mi piacerebbe un giorno dare i dati al contrario, partire da quella prevenzione massiccia che ha cambiato l’assetto di una società che ancora oggi è maschilista e patriarcale. Le donne sono dell’uomo, i figli idem. Le donne non sognano nella misura in cui non sono gli stessi sogni dell’uomo, le donne non possono amare più degli uomini, le donne non possono essere più realizzate e appagate di un uomo. E’ sempre l’uomo che deve avere quel più e la donna condannata a quel meno, quando rompi questa regola il circuito va in corto, l’amore malato esplode e si stringe la morsa. Fino a morire.
Ci vuole coraggio? Si. Ci vuole forza? Si. Ci vuole consapevolezza? Assai.
Perché è dalla consapevolezza di se stesse che si inizia il cammino, lontano da cosa e da chi fa male, lontano dai sensi di colpa che si innescano tutte le volte in cui la donna si sente sbagliata.
Convinzione indotta che diventa marmo granitico.


Le donne che subiscono violenza, oltre le botte, portano lesioni psicologiche e morali che mai rimargineranno.
Il lavoro lungo e difficilissimo lo diventa ancora di più quando ci si allontana da quel castello di rabbia, pianti, lividi, costrizioni economiche, dipendenze affettive.
Qualcuna si sarà sentita perfino in colpa di svegliarsi la mattina, di non essere riuscita a partorire un maschio, a stirare la camicia perfetta. Qualcuna ha pensato di vivere solo attraverso gli occhi di chi, invece, la guarda come oggetto del possesso.
Scrivo oggi, perché la prevenzione parte da qui, parte ogni giorno dal contrasto dei divieti, dal contrasto di una cultura trasversale che vuole le donne brave e silenziose, obbedienti e carine.


E oggi le ragazze a scuola raccontano la storia di un domani che non è poi così diverso dall’oggi. C’è tanto da fare e le chiacchiere stanno a zero.
Servono strumenti e fondi per potenziare il reddito di libertà, perché fuori quel guscio chiamato amore, chiamata casa, c’è un mondo che bisogna affrontare riconquistando la dignità di persona prima, di donna poi.
Un lavoro, una indipendenza, un cuore ricucito ma vivo. Gli occhi affamati di chi guarda la vita per la prima volta, le spalle larghe ma per prendere il volo.

Siate sempre straordinariamente felici. Come potete. Come volete.
Scegliete voi stesse.

Rossana Titone