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10/12/2022 10:00:00

Salute mentale, situazione drammatica nell’assistenza in Sicilia 

“In Sicilia la situazione dell’assistenza in salute mentale è assolutamente drammatica. E questo nonostante la spesa stanziata sia superiore alla media nazionale”.

A lanciare l’allarme, invocando un urgente intervento delle Istituzioni Politiche della Regione, è un cartello di organizzazioni composto da: Cgil Fp, Cisl FP, Uil Fp, Cgil Medici, Cisl Medici, Uil Medici, Anaao Assomed, Cimo, Confcooperative Sicilia, Legacoopsociali Sicilia, Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale (Unasam)sezione Sicilia, Associazione Nazionale Genitori Persone con Autismo (Angsa) sezione Sicilia, “Si può Fare per il lavoro di comunità Sicilia”, Associazione Ligabue Caltanissetta, Associazione delle Famiglie con disagio psichico Siracusa, Associazione “Insieme Si Può Agrigento”,
“Associazione Famiglie per la Vita Catani”a, Società Italiana Psichiatria sezione Sicilia, Società Italiana Riabilitazione Psicosociale Sicilia, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza sezione Sicilia, Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica, Federazione Nazionale Strutture Comunitarie Psicoterapeutiche, Fondazione “Giovanni Amato”.

Le Sigle, tutte assieme, hanno così deciso di farsi sentire e di illustrare la gravità del contesto attraverso numeri e dati provenienti da qualificati e autorevoli report. Partiamo dal costo pro capite: in Sicilia è di 87,8%, cioè superiore del 12,5% rispetto alla media nazionale, così come la spesa sul FSR ( 4,2%) fa segnare un più 15,5 % rispetto alla media nazionale. Emblematici, in questa direzione, sono alcuni significativi parametri presi in esame.

In riferimento al TSO, il dato italiano si attesta a 10,8/100mila abitanti, in Sicilia è pari a 21/100mila abitanti: tradotto in soldoni nell’Isola la percentuale è maggiore del 96,3%. Per quanto riguarda la riduzione dei posti letto SPDC emerge questo scenario: negli SPDC e nei reparti di NPI c’è un contenimento del 50% rispetto ai posti previsti. Nelle strutture semi residenziali la Sicilia fa registrare un dato inferiore rispetto alla media nazionale sia per i posti letto (in Italia 30,0/100.000 abitanti, nell’isola 27,6/100.000 abitanti), sia per gli accessi( in Italia 43,1/100.000 abitanti in Sicilia una riduzione rispetto al dato nazionale del 25,8%). La Permanenza in Comunità Terapeutica consegna questa situazione: la percentuale è superiore del 100% rispetto alla media italiana. Per intenderci, in Italia 1059 e in Sicilia più 72,2% pari a 1.900.

Questo dato è la conseguenza di due gravi storture del modello assistenziale. La prima è rappresentata dal modello di convenzione orientato alla lungodegenza che la sanità pubblica impone al privato accreditato, mentre la seconda è frutto dell’assenza delle REMS (solo due in atto attive in Sicilia) per pazienti giudiziari, che vengono inviati, senza limiti di tempo, da parte della magistratura nelle Comunità Terapeutiche. L’inserimento inappropriato dipazienti giudiziari nelle CTA ha snaturato il valore riabilitativo delle stesse, che prevedono, invece, ricoveri su base volontaria e orientate ad un percorso riabilitativo. Le CTA, sono oggi impegnate ad assolvere un ruolo per le quali non sono preparate, né strutturalmente, né a livello organizzativo con gravi deficit nella riabilitazione (mission primaria) di assistenza e di garanzie per gli operatori e gli utenti. Per il budget di
salute sono stati sottratti fondi che ammontano ad oggi a circa 20 milioni di euro. Soldi in meno ad un ambito dell’assistenza destinato ai pazienti psichiatrici più gravi e che è anche l’unico nuovo investimento fatto in salute mentale negli ultimi 20 anni. Questo avviene in quanto alcune ASP non hanno destinato le risorse previste per legge dalla data del 2019 ed altre dal 2020 o dal 2021. A tutt’oggi comunque non risulta attivato nessun budget di salute.

Per non parlare della carenza della gravissima carenza di operatori (psichiatri, infermieri professionali, psicologi, assistenti sociali, terapisti della riabilitazione ecc) frutto di un modello di assistenza che sta drasticamente riducendo e colpevolmente ritardando i concorsi per le figure di psicologi, assistenti sociali, terapisti della riabilitazione ecc. Poi riscontriamo il mancato rispetto del ”Piano delle azioni e dei servizi socio-sanitari e del Sistema unico di accreditamento dei soggetti che erogano prestazioni socio-sanitarie”.

A distanza di 5 anni non c’è stata l’attivazione dei decreti attuativi del Piano con il permanere di un modello assistenziali obsoleto delle Comunità alloggio e con la mancata attivazione dei gruppi appartamento. Ad acuire il drammatico scenario c’è l’assenza di un modello di verifica della qualità dell’assistenza, basato su una raccolta di dati che siano validi dal punto di
vista scientifico e non basati su modelli di autocertificazione assolutamente inutili e dannosi.

Questa situazione assolutamente preoccupante viene denunciata non più da singole componenti ma da un complesso di associazioni, enti, società scientifiche, privato accreditato ecc, che rappresentano tutto il mondo della salute mentale. Tutti insieme rileviamo che questa situazione è frutto di un modello assistenziale che trasforma i Dipartimenti di salute mentale in meri ambulatori, distrugge la semi residenzialità e crea una residenzialità orientata alla lungodegenza. Tutto questo genera per i pazienti e le loro famiglie un grave danno della qualità dell’assistenza in salute Mentale e sottopone gli operatori ad una
situazione di grave stress lavorativo ed esposizione a rischi riguardanti la responsabilità professionale derivanti dalla difficile, in alcuni casi quasi impossibile, aderenza a linee guida e raccomandazioni di buone pratiche nel settore. Per tutte queste ragioni, le Organizzazioni firmatarie, oltre a denunciare questa situazione, inoltreranno al Presidente della Regione, all’Assessore alla Salute, all’Assessore della Famiglia e delle Politiche Sociali, ed alla VI Commissione Legislativa dell’ARS, un documento con le proposte utili a modificare l’attuale disastrosa e con la richiesta di un Tavolo permanente (riunioni con cadenza almeno mensili)
che abbia potere di verifica dello stato attuale e dei percorsi di miglioramento della situazione dell’assistenza in Salute Mentale.