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18/12/2022 22:00:00

Tumore al seno, ogni anno in Sicilia sono 3460 i nuovi casi 

 Ogni anno in Sicilia si stimano circa 3460 nuovi casi di carcinoma della mammella, il più frequente in tutta la popolazione dell’isola. Oggi la ricerca fa segnare un importante passo in avanti nel prolungamento della sopravvivenza delle pazienti con tumore della mammella metastatico HER2+ che hanno già ricevuto due linee di trattamento. L

’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità di una nuova terapia mirata, tucatinib, in combinazione con l’anticorpo monoclonale (trastuzumab) e chemioterapia (capecitabina) per le pazienti con tumore del seno metastatico che sovraesprimono la proteina HER2 (HER2+). La combinazione con tucatinib riduce il rischio di morte del 34%, migliora la sopravvivenza globale e, a due anni, il 51% dei pazienti è vivo rispetto al 40% di quelli trattati con trastuzumab e capecitabina.

A 2 anni la sopravvivenza globale mediana è stata di 24,7 mesi con il regime a base di tucatinib rispetto a 19,2 mesi del gruppo di controllo. Inoltre il 29% di pazienti trattati con tucatinib risulta libero da progressione di malattia rispetto al 14% del gruppo di controllo. Questi bsi aggiungono a quelli già ottenuti con le prime due linee di trattamento. La disponibilità nel nostro Paese di tucatinib e le ricadute positive per le pazienti sono illustrate oggi in una conferenza stampa on line, realizzata con il supporto di Seagen.

“Nel nostro Paese oltre 40mila donne vivono con una diagnosi di carcinoma mammario metastatico - afferma Antonio Russo, Tesoriere Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) Professore Ordinario di Oncologia Medica, Dipartimento DICHIRONS - Università degli Studi di Palermo e Presidente del COMU (Collegio degli Oncologi Medici Universitari) -. Nella maggior parte dei casi il carcinoma mammario metastatico non è suscettibile di guarigione ma è una malattia che può essere tenuta sotto controllo per lunghi periodi. In particolare, le terapie mirate hanno cambiato la storia del carcinoma della mammella metastatico, determinando in molti casi una lunga aspettativa di vita, molto più elevata rispetto al passato. Resta però un forte bisogno clinico di armi ancora più efficaci per le pazienti con carcinoma della mammella metastatico HER2 positivo, già trattate con le opzioni terapeutiche standard. Tucatinib si caratterizza per un meccanismo d’azione diverso rispetto alle altre terapie disponibili e mostra un notevole vantaggio non solo nel controllo di malattia ma anche nella sopravvivenza. E, ancora più importante, mostra un’attività significativa e clinicamente rilevante nelle pazienti con metastasi encefaliche sia stabili che attive. La molecola, inoltre, si caratterizza per un’elevata tollerabilità, aspetto fondamentale nella gestione della malattia metastatica per garantire alle pazienti una buona qualità di vita”.

“Il 15-20% dei casi di carcinoma della mammella presenta iperespressione della proteina HER2, il recettore 2 per il fattore di crescita epidermico umano – spiega Vincenzo Adamo, Direttore Scientifico Oncologia A.O. Papardo di Messina e Coordinatore Rete Oncologica Siciliana (Re.O.S.) -. Storicamente, questo tipo di neoplasia tende a ripresentarsi e ad essere più aggressivo. Inoltre, fino al 50% delle pazienti HER2 positive sviluppa metastasi cerebrali. Tucatinib, inibitore tirosin chinasico di nuova generazione, è in grado di bloccare la replicazione delle cellule tumorali in modo molto efficace. Tucatinib ha permesso di ridurre il rischio di morte del 34% in tutta la popolazione studiata e, addirittura, del 52% nelle pazienti con metastasi cerebrali”.

Lo studio HER2CLIMB, pubblicato sul New England Journal of Medicine, che ha portato all’approvazione della molecola in Europa a febbraio 2021, ha valutato l’aggiunta di tucatinib a trastuzumab e alla chemioterapia in 612 pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2 positivo con e senza metastasi cerebrali, precedentemente trattati. HER2CLIMB è la prima sperimentazione clinica prospettica ad aver arruolato, con un’analisi prepianificata, il 48% di pazienti con metastasi cerebrali, tra cui quelle attive, le più difficili da curare. Questo inibitore delle tirosin chinasi è sufficientemente piccolo da attraversare la barriera ematoencefalica e raggiungere il cervello, bloccando direttamente lo stimolo di proliferazione della proteina HER2. A 24 mesi, tucatinib ha dimostrato una sopravvivenza globale quasi raddoppiata nelle pazienti con metastasi cerebrali (48,5%) rispetto al braccio di confronto (25,1%).

“La chirurgia resta un’arma fondamentale nella lotta al carcinoma della mammella - spiega Francesca Catalano, Direttore Senologia all’Ospedale Cannizzaro di Catania -. Nelle forme localizzate si procede alla rimozione chirurgica del tumore e di una piccola parte del tessuto circostante. In questo caso, gli specialisti cercano di ricorrere a una chirurgia di tipo conservativo (quadrantectomia). Se il tumore è più grosso, in rapporto alle dimensioni della mammella, oppure diffuso in più quadranti, può essere necessario asportare tutta la mammella. Anticipare la chemioterapia prima della chirurgia, cioè la terapia neoadiuvante, permette di ridurre il volume del tumore e di facilitarne l’asportazione, permettendo interventi chirurgici più conservativi. Il ricorso alla terapia neoadiuvante richiede la stretta collaborazione tra i membri dell’équipe multidisciplinare: oncologo, chirurgo, anatomopatologo e radiologo”. “Il team multidisciplinare è fondamentale anche per la presa in carico delle pazienti con malattia metastatica – sottolinea la Prof.ssa Catalano -. I centri di senologia, infatti, sono in grado di intercettare e soddisfare il loro bisogno di cura globale e duraturo. Nell’ottica di avviare un percorso di convivenza sempre più lungo con una malattia come il tumore mammario metastatico, è fondamentale valorizzare il punto di vista della paziente per disegnare in maniera sartoriale l’iter di cura. Infatti, gli studi clinici stanno sempre più includendo tra i loro obiettivi la valutazione della qualità di vita e degli esiti del trattamento riferiti dal paziente, per mezzo di strumenti validati”.

“Negli ultimi 20 anni – continua il Prof. Adamo -, grazie all’individuazione dei diversi sottotipi di tumore mammario e alla comprensione dell’eterogeneità biologica della malattia, si è assistito a una straordinaria evoluzione delle terapie, sempre più mirate contro specifici bersagli e quindi sempre meno gravate da tossicità invalidanti. In Italia, l’88% delle pazienti colpite dal carcinoma mammario è vivo a 5 anni ed è potenzialmente guarito”.

“Resta però una percentuale di pazienti, pari al 7%, in cui la malattia si presenta metastatica già alla diagnosi – afferma il prof. Russo -. Il tumore della mammella, inoltre, può ripresentarsi sotto forma di metastasi anche dopo molti anni dall’intervento chirurgico e dalla fine delle terapie postoperatorie. Si stima che circa il 20% delle donne con carcinoma inizialmente non metastatico sviluppi metastasi nei 5 anni successivi alla diagnosi. La ricerca rende disponibili trattamenti sempre più efficaci per queste pazienti, come tucatinib, che consentono di vivere più a lungo”.

“Tucatinib rappresenta per noi l’impegno nello sviluppo di farmaci in grado di cambiare la vita delle persone affette da cancro. In Seagen lavoriamo costantemente per rendere disponibili farmaci innovativi nel più breve tempo possibile per tutti i pazienti che possano beneficiarne”, conclude Rodrigo Fernandez-Baca (General Manager Seagen Italia).