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14/01/2023 06:00:00

La donna uccisa dal marito a Castelvetrano, e gli amori tossici a "C'è Posta per te"

 Nel 2023, ancora, c’è chi in questi giorni lo fa. Ti incontra per strada, e ti dice: “Buone feste fatte”. E’ un’espressione curiosa. Si usa dopo l’Epifania per dire qualcosa del tipo: spero che tu abbia passato buone feste e che sopravviva al nuovo anno.

Ma non sono state proprio buone feste, quelle appena “fatte”, non per il nostro territorio. La vigilia di Natale, infatti, è stata segnata da un terribile evento. Un uomo, un pescatore, Ernesto Favara, 64 anni, a Castelvetrano, ha ucciso la sua giovane moglie, Maria Amatuzzo, 29 anni, con dodici coltellate. Lei era andata via da casa da qualche giorno, era stanca di essere umiliata, a volte pure picchiata, si era anche innamorata del vicino. Lui con un tranello l’ha attirata a casa sua: “Puoi venire a prendere la tua roba - le ha scritto - io non ci sono”. E invece c’era. Appena è entrata, l’ha massacrata sulla soglia.

Storie come queste segnano non solo la vigilia di Natale, ma anche i giorni a venire. Perché poi ti tocca lavorare, anche durante le vacanze, seguire gli sviluppi, e più vai a fondo più scopri cose che già sai e che ti rendono amari i giorni di festa: il contesto di degrado, i messaggi di aiuto inascoltati, e quelle denunce fatte dalla donna, e poi ritirate, per amore del marito, per perdonare, per farsi del male ancora un po’.

Le feste sono finite, per fortuna. E siamo di nuovo qui, nella normalità dei nostri giorni e nella routine, che è segnata anche da alcuni ritorni. Ad esempio, il sabato sera su Canale 5, è cominciata una nuova stagione di “C’è posta per te”.

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Guardo spesso “C’è posta per te”, il noto programma di Maria De Filippi. Si, storcete pure il naso. Ma a me piace. Per tanti motivi. Perché dimostra la validità di quell’assunto di Tolstoj per il quale “ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. Per la rappresentazione che fa, spesso della Sicilia e del meridione da fare invidia ad un romanzo di Brancati (due anni fa, mi ricordo, il caso di un padre che aveva ripudiato la figlia, cacciandola da casa, perché aveva scoperto che a venti anni non era più “verginella”). Per la funzione sociale di Maria De Filippi, che fa pratica di giustizia riparatrice. Colpevole e vittima si ritrovano insieme, e si perdonano piccole e grandi offese. E penso sempre non solo a tutte le liti familiari risolte da “C’è posta per te”, ma anche a tutti gli omicidi tra consanguinei che sono stati evitati.

E poi, c’è anche un senso molto “borgesiano” in tutto ciò: Maria De Filippi, per chi non lo sapesse, è sopravvissuta ad un attentato mafioso. Una sera di Maggio, nel 1993, tornava a casa dal Teatro Parioli in Roma, con il suo compagno, Maurizio Costanzo, che la mafia aveva deciso di uccidere. L’attentato, in Via Fauro, non riuscì per puro caso. L’autobomba carica di 100 chili di esplosivo ad alto potenziale, deflagrò con un attimo di ritardo. Se quell’attentato fosse riuscito, oggi non solo avremmo anche Maurizio Costanzo nel pantheon dei giornalisti vittime della mafia in Italia, ma decine, centinaia di famiglie non si sarebbero riconciliate grazie all’opera meritoria, negli anni, di Maria de Filippi e “C’è posta per te”.

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Dunque, la nuova stagione di “C’è posta per te”. La prima puntata mi ha messo su un grande disagio. E lo ha fatto con la sua storia principale, che è questa. Ci sono Valentina e Stefano. Per fortuna non sono siciliani, per una volta. Stefano ha lasciato Valentina. E Valentina si rivolge al programma per chiedere al suo uomo di tornare insieme. “Piango ogni sera” dice. Hanno tre figli. In mezzo, nello studio tv, la solita busta. Apriamo? Chiudiamo? Fin qui tutto banale. Solo che a poco a poco la storia si rivela (Maria De Filippi è bravissima in questo), e c’è qualcosa che stona. E’ Valentina, tra le lacrime, a chiedere a Stefano di tornare insieme, ma lui viene descritto come una specie di dittatore. Ad esempio, le faceva raccogliere le patatine cadute a terra, a casa. E se lei non voleva, le schiacciava. “Impara a fare subito quello che ti dico”, la ammoniva. Le imponeva di non lavorare, perché doveva badare ai figli e pulire casa. La donna subiva mortificazioni continue dal marito, che la insultava davanti anche agli estranei. O davanti ai figli: una volta, per un parcheggio sbagliato le ha tirato addosso il seggiolino della bambina. Ad un certo punto lei lo ha tradito. Quando lui lo ha scoperto se ne è andato di casa. Ed i genitori di lei e di lui si sono schierati dalla sua parte. Stefano ogni tanto torna, di sera, cena, e poi fa l’amore con Valentina, “ma solo per sfogo”. Lei è disperata. Ed è andata dal programma per chiedere perdono. “Voglio tornare con te - lo implora in diretta - perché tu mi hai fatto diventare donna, moglie e mamma”. Applausi. Alla fine lei, con l’intermediazione di Maria e nonostante le resistenze di lui (“E’ una ferita aperta. Ha fatto uno sbaglio gravissimo”) è stata perdonata. La busta si è aperta. I due si abbracciano.
Spengo la tv.
Lieto fine? Tutt’altro.
Ho avvertito un grande disagio. Mi sono chiesto, come sempre, se questa è la realtà, o se è la tv che inventa la realtà. Forse la verità sta in mezzo. Fino a qualche edizione fa, a “C’è posta per te” sarebbe successo l’opposto (ne ho viste parecchie, di puntate): era il marito a chiedere scusa per le continue umiliazioni, e la moglie che lo perdonava, dicendo, magari come cattiveria finale: “Sai, ti ho anche tradito”. Adesso invece è lei, che è mortificata, ed è lei che deve chiedere scusa. E’ il segno dei tempi, gli autori del programma televisivo lo sanno bene.

Ho pensato anche a Maria, la donna uccisa dal marito a Castelvetrano. Alla sua relazione tossica. Alle continue umiliazioni subite. E mi sono detto, chissà, anche lei magari avrebbe potuto scrivere a Maria De Filippi. Ma non per essere aiutata, ovvio, per chiedere perdono. Che sembra questo il destino delle donne, nel 2023, sulla tv italiana.

 

Giacomo Di Girolamo