Come abbiamo raccontato ieri su Tp24, in questi giorni si è tornati a parlare del rapporto tra mafia e massoneria. L’arresto di Matteo Messina Denaro apre svariati interrogativi sulle connivenze e sulle coperture di alto livello che hanno permesso una così lunga latitanza. Ma soprattutto hanno permesso in questi anni al boss di comandare e di fare affari.
Un rapporto strettissimo, in provincia di Trapani, e a Castelvetrano e Campobello in particolare, tra mafia e massoneria.
Ma perchè si torna a parlare di mafia e massoneria? Quali sono i nomi che legano l’ex latitante alle logge?
Uno di questi è quello di Alfonso Tumbarello, il medico che ha firmato le ricette mediche ad Andrea Bonafede, alias Messina Denaro. Ha rivelato Report che già nel 2012, dieci anni fa, si sapeva che Tumbarello, massone, poteva essere un tramite per arrivare a Messina Denaro. La cosa emergerebbe da un verbale dell’ex sindaco Tonino Vaccarino, che intrattenne una corrispondenza per i servizi segreti con Messina Denaro. L’ex sindaco (deceduto due anni fa) ha riferito che sarebbe stato lui a “chiedere al dottore Tumbarello di poter incontrare Salvatore Messina Denaro (fratello del boss)” perchè riteneva che ci fossero i margini per parlare boss.
Vicino alla massoneria era il signore che prestava quello che secondo gli investigatori era il suo bunker. Iscritto alla massoneria era uno dei nomi trovati nel portafogli di Giovanni Luppino, l’autista del boss. E massone era l’ex avvocato Antonio Messina, i cui appartamenti sono stati perquisiti in questi giorni a Campobello di Mazara. Fu condannato per traffico di droga negli anni Novanta. Assieme a lui erano imputati l'ex sindaco del Comune di Castelvetrano Antonio Vaccarino, e gli uomini d'onore Nunzio Spezia e Franco Luppino. Messina, radiato dall'ordine professionale, fu indicato come mandante dai collaboratori di giustizia Rosario Spatola e Vincenzo Calcara per l'omicidio del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto. Per il delitto sono stati condannati Totò Riina e Mariano Agate, mentre Messina fu scagionato.
Messina è poi stato radiato dall'ordine degli avvocati. Nel 2019 è stato arrestato nell’operazione antimafia Eden 3 da cui poi uscì indenne in sede processuale e che all’epoca sembrava aprire uno squarcio sulla latitanza di Messina Denaro.
Tra gli appartamenti perquisiti c’è quello che si trova di fronte alla casa del fratello di Messina Denaro, Salvatore, e la casa estiva a Torretta Granitola, nella zona costiera tra Campobello e Mazara. Per l’ex legale Bologna era diventata una sorta di buen ritiro da dove, sostennero nel 2019 gli investigatori, silente e rimanendo nell’ombra col suo carico di misteri, continuava a recitare il ruolo di «personaggio di grande spessore criminale, tessitore di trame e relazioni tra le famiglie mafiose siciliane, il Nord Italia e i fornitori di stupefacenti in Marocco».
Uno dei covi trovati a Campobello di Mazara è all’interno dell’abitazione di Errico Risalvato, che nel 2001 è stato assolto dall’accusa di mafia. Il fratello, Giovanni, invece venne condannato a 14 anni e ora è libero. Errico Risalvato era socio in affari di un noto medico di Castelvetrano, Claudio Renato Germilli, di cui si occupò Report qualche anno fa. Germilli era proprietario di un immobile a Capo Granitola, affittato al Cnr. Un luogo inspiegabilmente presidiato da guardie giurate armate e dove alcuni testimoni avevano giurato di aver visto proprio il latitante Matteo Messina Denaro. Germilli si era detto estraneo a tutto, aveva querelato anche Report perdendo però la causa, e quella storia è finita in un nulla di fatto. Adesso, anche se non ci sono collegamenti diretti nelle indagini di questi giorni, il fatto che uno dei luoghi perquisiti sia a Torretta Granitola e che ci sia tra i covi sequestrati l’abitazione di Risalvato, fa riemergere questa storia.
Un altro nome noto nella massoneria castelvetranese è quello di Giovanni Lo Sciuto. E’ un nome che lega tutto. Lo Sciuto è stato deputato regionale all’Ars, fu anche membro della commissione Antimafia, e conosceva fin da giovane Matteo Messina Denaro. Non ne ha mai fatto mistero, c’è anche una foto di famiglia, con Messina Denaro e Lo Sciuto giovanissimi insieme. Per Messina Denaro Lo Sciuto spendeva parole d’amore. Intercettato diceva di conoscerlo fin dall’adolescenza.
"Quando eravamo ragazzini – insisteva – ci volevamo bene, poi lui ha fatto la sua strada … minchia, come mi tratta, mi tratta mi tratta. Però lui minchia quando ha preso quella strada mi ha detto ‘Giova' io faccio una strada, tu fai una strada, statti lontano', minchia me lo è venuto a dire", aggiungendo anche di sentirsi protetto proprio grazie a quell'amicizia di vecchia data. "Diceva, da Giovanni Lo Sciuto non ci deve andare nessuno, lasciatelo stare a quello che quello deve fare un’altra strada".
Nel 2019 scatta l’inchiesta “Artemisia”, l’ex parlamentare regionale è l’indagato principe di questa indagine. Per la procura di Trapani Lo Sciuto è stato “organizzatore e promotore di un’associazione fondata sulla partecipazione di numerosi soggetti appartenenti alla Loggia Hypas, ma non solo”. Un’associazione segreta che si sarebbe servita del Centro sociologico italiano, sede di diverse logge, tra cui Hypas. Secondo gli investigatori Lo Sciuto sarebbe stato a capo di una “super loggia” e pur non facendo parte di logge ufficiali, disponeva la “messa in sonno” dei massoni. Il motivo di questa “messa in sonno” (una sorta di sospensione del massone dalla partecipazione attiva alla loggia) sarebbe stato collegato anche agli articoli di Tp24 pubblicati nel 2016.