Come sta Matteo Messina Denaro? L’ex super latitante si trova nel carcere di massima sicurezza de L’Aquila, in regime di 41 bis, da un mese. E’ stato catturato il 16 gennaio scorso proprio mentre si recava alla clinica La Maddalena di Palermo per sottoporsi ad una seduta di chemioterapia.
Nei giorni scorsi è stato interrogato dai pm della procura di Palermo alla presenza di Lorenza Guttadauro, sua legale nonchè nipote. E proprio dopo questa visita la nipote avvocato ha detto che Messina Denaro si troverebbe in “gravi condizioni” di salute e dubita che venga sottoposto a cure adeguate. Tutto ciò non specificando altro nelle dichiarazioni rilasciate a RaiNews Ma fonti sanitarie del carcere hanno smentito l’avvocato. Negli ultimi due anni Matteo Messina Denaro si è sottoposto a interventi, visite e cure in giro per la Sicilia, da Castelvetrano a Trapani, a Mazara del Vallo. E in queste settimane lo sforzo investigativo è diretto proprio a scoprire la rete di complici anche in ambito sanitario che avrebbe coperto la sua latitanza. Una latitanza finita proprio mentre andava in clinica. Messina Denaro è affetto da un tumore al colon per cui è stato operato due volte, una delle quali per metastasi al fegato, mentre era latitante. L’ex numero uno di cosa nostra viene sottoposto alla chemioterapia in un ambulatorio ad hoc realizzato davanti la sua cella, all’interno del penitenziario abruzzese.
“Le condizioni generali del paziente sono buone” trapela da fonti sanitarie del carcere che smentiscono le parole dell’avvocatessa: “non corrisponde al quadro clinico”.
“Il paziente - continuano - viene seguito con puntualità e sta facendo le terapie neoplastiche ambulatoriali compatibili con la sua malattia”. Guttadauro aveva contestato il fatto che le cure venissero fatte in carcere e non in una struttura diversa. “Se fosse servito il ricovero avrebbe fatto le cure in ospedale”, spiegano fonti sanitarie. Dopo la seconda chemio somministrata il 6 febbraio Messina Denaro non avrebbe avuto effetti collaterali. Messina Denaro quindi sta bene, ed è apparso anche lucido nell’interrogatorio di qualche giorno fa davanti al procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia e l’aggiunto Paolo Guido.
E’ stata la prima volta che Messina Denaro si è trovato a rispondere davanti ai magistrati. Un interrogatorio durato un’ora, in cui sono state contestate nuove accuse al boss. Cioè la ricettazione della pistola con matricola abrasa trovata nel suo covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, dove Messina Denaro ha vissuto negli ultimi mesi dietro falso nome di Andrea Bonafede. Nonchè l’aver falsificato delle carte d’identità.
Accuse certamente minori rispetto ai tanti omicidi commessi, alle stragi del 92 e 93 di cui è stato tra gli organizzatori, rispetto al ruolo di capomafia riconosciuto da tre decenni. Dell'interrogatorio la legale, disponibile a parlare della salute dello zio, non intende dire nulla. Lui, Messina Denaro, ha detto di non essere il mostro che è stato raccontato in questi 30 anni. Seppur non trapeli molto su quello che ha detto il boss agli investigatori c’è da dire che il verbale non è stato secretato, segno che non ci sarebbero state dichiarazioni rilevanti.
Intanto la procura ha espresso parere negativo sulla richiesta di incidente probatorio avanzata dai legali di Giovanni Luppino, l’autista del boss arrestato un mese fa a La Maddalena. Il legale di Luppino, Giuseppe Ferro, aveva chiesto al gip un esame sull’utilizzo del coltello privo di punta che si sostiene essere stato usato solo per il suo lavoro. Ma si tratta di un aspetto tecnico che per i magistrati della Dda di Palermo non cambia la sostanza: cioè che Luppino ha accompagnato in auto da Campobello a Palermo il super latitante.