Non basta dire che la sanità in Sicilia deve rimettersi in carreggiata, è necessario che la politica, quella regionale, si ponga concretamente degli obiettivi, così da garantire il diritto di accesso alle cure.
Oggi i pazienti siciliani non possono che scegliere due strade: o quella di curarsi fuori oppure accedere alle cure private, con soldi propri.
Il problema è strutturale ed è sempre lo stesso, solo che adesso è addirittura peggiorato: mancano i medici, tanto da rendere ingestibile gli accessi al Pronto Soccorso di qualunque città.
Di interrogativi ce ne sono tanti, di problemi pure ma soprattutto di risposte ad oggi non ce ne sono, ed è così che arranca la salute dei siciliani, che è diventata fragile, un terno a lotto e forse è già in prognosi riservata.
La pandemia non ha fatto altro che acuire i problemi, spacciando i fondi del PNRR come l’unica soluzione immediata, spostando l’attenzione sugli ospedali di comunità che sono destinati a restare cattedrali nel deserto, i medici non ci sono oggi e non ci saranno domani.
E intanto sciopera anche la sanità privata convenzionata, la Regione ha diminuito le previsioni di budget per il 2022, a prestazioni però già erogate.
Quella della sanità resta una gestione improvvisata, cambiano i governi, gli assessori ma tutto resta tragicamente drammatico. E c’è come l’impressione che lo stesso governatore Renato Schifani abbia lasciato da sola Giovanna Volo, l’assessora alla Salute.
Verrebbe da chiedersi se questo esecutivo abbia ben inteso la rabbia che i medici tentano di sedare ogni giorno sul posto di lavoro, le lunghe liste di attesa che, nel frattempo, diventano sempre più lunghe e strozzano chi, invece, ha bisogno di accedere a controlli e screening.
Chissà se alla Regione sono a conoscenza dei problemi che ogni giono vivono gli utenti degli ospedali e i medici con loro.
Non servono le parole, che non rassicurano più né gli addetti ai lavori né tantomeno i siciliani, l’assunzione di responsabilità di cui parla l’assesora Volo va lanciata ai politici e non solo a chi ha deciso di scioperare denunciando un sistema andato in tilt.
Schifani deve decidere come risolvere i problemi e non lanciarsi in proclami che lasciano il tempo che trovano: “Occorre un grande piano di modernizzazione e implementazione delle strutture pubbliche, attingendo anche ai fondi europei. Bisogna che la sanità si riappropri della propria funzione e consenta ai pazienti di essere ricevuti e curati in ambiente civili e logisticamente accettabili”.
Faccia un giro Schifani per tutti, ma proprio tutti, i presidi ospedalieri siciliani, da oriente ad occidente, per accorgersi che non regge più nulla.
Perchè i bandi delle ASP per reclutare medici vanno deserti? Perchè i medici preferiscono la sanità privata a quella pubblica? Semplicemente gli ospedali non sono più attrattivi da un punto di vista di carriera e di stipendio.
E al di là delle frasi ad effetto, che mostrano buon senso, resta il nulla. Difendere la salute è un diritto, così come l’accesso alle cure e agli interventi in genere.
Un altro nodo viene al pettine, si tratta di un buco nei conti della sanità pubblica, creato dall’esecutivo guidato da Nello Musumeci, il documento parla chiaro: ci sono da trovare almeno 400 milioni di euro entro il 2023.
Questo significa che bisognerà ancora effettuare dei tagli.