Al mondo che credeva di aver superato la febbre, la febbre invece arrivò per davvero. Un anno fa, il 24 Febbraio 2022, ci siamo scoperti in guerra. Di una guerra diversa. Di quella che sposta l'orologio dell'Apocalisse vicino al gong finale, come mai era stato prima ad ora.
Un anno fa, con lo scoppio della guerra in Ucraina, è cambiato tutto. A cominciare dal concetto stesso di "pace". E' cambiata la nostra storia. Le armi nucleari, ad esempio. Prima funzionavano da deterrente: nessuna tra le grandi potenze avrebbe mai attaccato un'altra potenza perché cio avrebbe significato la fine del mondo. Adesso, invece, le armi nucleari sono una minaccia: guarda che se continui così, tiro fuori la bomba. Lo faccio, eh.
Un anno fa, se qualcuno ci avesse detto: vedrete che vi abituerete anche a questo, non ci avremmo mai creduto. Per la prima volta dopo 70 anni dalla Seconda Guerra Mondiale, due stati tornavano a combattersi in Europa (nel resto del mondo, purtroppo, le Nazioni Unite contano quasi 60 guerre ad alta intensità più decine di altri conflitti "cronici"). La guerra in Ucraina è stato uno shock, perchè ci siamo accorti subito che quelli (le vittime, i ragazzi mandati a morire, le mamme) siamo noi, la borghesia europea che incredibilmente muore come si moriva mezzo secolo o un secolo fa. Con la differenza, però, che chi viveva durante la guerra, due o tre generazioni fa, non aveva l'incubo della minaccia nucleare. E' anche per questo che abbiamo aperto le porte ai profughi ucraini, mentre con colpevole e delittuosa ipocrisia lasciamo morire le persone nel Mediterraneo.
Eppure ci siamo abituati anche a questo, un anno dopo. Abbiamo reso normale ciò che normale non è. Un anno fa non vedevamo l'ora che il conflitto finisse. Adesso non ci chiediamo più quando finirà. Come con il Covid, la nostra mente, dopo la reazione emotiva, ha rimosso. Ci siamo assefuatti. Anche a quelli che dicono: ma non lo vedete, fa parte della natura umana farsi la guerra...
E' invece non è così. La guerra è morte, la guerra non è umana, la guerra non è inevitabile. Possiamo decidere di farne a meno. Eppure abbiamo dimenticato anche questo.
Non dobbiamo fare vincere l'assefuazione. Non dobbiamo girarci dall'altra parte, anche di fronte alle immagini terrificanti che ci arrivano. Non dobbiamo banalizzare il discorso. In tv sento parlare di carri armati colpiti come se si giocasse a Risiko. Dio mio, nei carri armati, dentro, ci sono ragazzi, ragazzi che muoiono, anche loro senza un perchè. Dobbiamo spiegare a tutti che oggi le guerre non le vince più nessuno, perchè sono tanti e tali gli armamenti a disposizione di tutti i Paesi che rendono la guerra inutile. Quando i padri costituenti scrivono che la "guerra non è uno strumento di soluzione dei conflitti" sono realisti e profetici. Ma cerchiamo di guarire, adesso, da questa febbre.
Giacomo Di Girolamo