Le ZES in Sicilia avrebbero dovuto favorire lo sviluppo con una fiscalità vantaggiosa. Ma istituite nel 2020 tramite un apposito Dpcm, ancora non decollano. Il problema, secondo Confcommercio, è la burocrazia, che blocca le due Zes siciliane a oriente e occidente.
Perché non decollano, ecco il motivo per Confcommercio - «Almeno per il momento le Zone economiche speciali, in Sicilia, non riescono a trovare spazio e modo di esprimere le proprie potenzialità, soprattutto perché non riescono a tirarsi fuori dai meandri della burocrazia», ha spiegato il presidente regionale di Confcommercio, Gianluca Manenti. «Nonostante il quadro normativo sia favorevole, le Zes, nell'isola, non suscitano quell'interesse che ci si aspettava da parte degli investitori nazionali e internazionali». «Prima di tutto perché non è stato ancora attuato quanto previsto in tema di infrastrutture, quindi l'ampliamento e l'ammodernamento delle strutture presenti e la messa in sicurezza delle aree coinvolte», ha proseguito Manenti. «E poi perché, a nostro avviso, manca un piano di semplificazione amministrativa e burocratica, e questi sono elementi imprescindibili che permetterebbero il decollo dell'iniziativa, considerato che il decreto Semplificazioni ha stanziato ulteriori fondi a disposizione, oltre ad aver aumentato le agevolazioni fiscali a favore dello sviluppo delle Zes».
Ma cosa sono le Zes? Le Zone economiche speciali sono aree delimitate, costituite da territori non necessariamente contigui ma omogenei per parametri economici e sociali. Il cui cuore sia un porto con il suo retroporto, e integrato con le strutture portuali, un sistema logistico di reti e infrastrutture. Sono aree nelle quali le imprese si avvalgono di agevolazioni e incentivi non ordinari: di tipo fiscale e in termini di semplificazione amministrativa e fluidità dei procedimenti. È, in pratica, un modo per dare una spinta al Mezzogiorno, che attualmente conta otto Zes: in Campania, Calabria, Puglia-Basilicata, Puglia-Molise, Abruzzo, Sardegna. E Sicilia, dove i comprensori sono due: nell’ovest (24 comuni) e nell’est (39 municipi). Il territorio riservato alle Zes nell’Isola ammonta a 5580 ettari distribuiti tra i 1953 (35 per cento) assegnati alla Zes occidentale e i 3627 (65 per cento) attribuiti a quella orientale. Da segnalare, inoltre, che i commissari delle Zes, nominati dal governo nazionale, possono operare, per i fondi del Pnrr, come stazione appaltante in deroga al codice degli appalti.“
Nel Pnrr, per migliorare i collegamenti delle Zes e favorirne lo sviluppo, sono stati stanziati 630 milioni di euro. Ma neppure i finanziamenti sembrano aver dato la spinta giusta alle regioni geografiche dotate di una legislazione economica differente. «I fondi del Pnrr, calati in questo contesto, diventano importanti e determinanti: serviranno per le infrastrutture che diverranno fondamentali», ha sottolineato il presidente di Confcommercio Sicilia. «Penso ad esempio alle strade che dovranno condurre velocemente alle aree portuali. I primi passi sono stati compiuti, ma il mondo delle imprese viaggia a velocità notevoli perché lo richiedono i mercati. Ecco perché occorre accelerare le procedure delle Zes».
Il dl 77/2021 introduce procedure semplificate, autorizzazione unica, tempi dimezzati, silenzio-assenso e conferenza dei servizi, oltre a garantire maggiore autonomia di manovra e maggiore rapidità di azione ai commissari straordinari. «Siamo convinti che il governo isolano dovrà lavorare alla piena attuazione dei Piani di sviluppo strategico alla realizzazione delle intese previste negli stessi, magari cercando di stipulare degli accordi quadro con i più importanti istituti finanziari siciliani», ha aggiunto Manenti. «Solo così si riusciranno a portare gli investitori stranieri nell'isola. E solo così le Zes si trasformeranno in una leva di grande rilievo per lo sviluppo della Sicilia».
Undici aziende per altrettanti investimenti. Per un totale di risorse disponibili che si aggira, per la Sicilia nel complesso, sui 110 milioni di euro. A tre anni dall’istituzione con disposizioni nazionali e a quasi un anno dal via effettivo in Sicilia, è questo forse il dato economico più significativo sull’impatto nella regione delle due Zone economiche speciali, dell’est e dell’ovest dell’Isola. Un bilancio che però si articola in diverso modo sui due fronti.
Ammontano a una decina i milioni che nei prossimi anni si riverseranno sul territorio della Zes occidentale, dove tre “autorizzazioni uniche” all’investimento sono già state rilasciate e altre quattro, fanno sapere dalla Zes, sono prossime a partire.
Sono oltre 100 i milioni che saranno impiegati nella Zes dell’altro versante siciliano dalle otto imprese autorizzate. Ma qui sono 37 le domande di insediamento agli atti. Per tutti tempo massimo dell’investimento agevolato: sette anni prorogabili per altri sette, con obbligo di non lasciare il territorio della Zona. Insomma, “è una chance da cogliere al volo. Ma siamo ai primi vagiti. E dobbiamo fare di tutto perché il neonato ce la faccia”, commentano alla Cisl siciliana che oggi ha tenuto un meeting sul tema “Le Zes in Sicilia: opportunità, strategie, sviluppo”.
Nei giorni scorsi il confronto tra il sindacato con l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo e con i vertici delle due Zes, del mondo delle imprese e delle istituzioni di governance delle tre aree portuali dell’Isola.
"Con un tasso di occupazione che in Sicilia si aggira sul 43 per cento, dato più basso anche di quello del Mezzogiorno (47,5), perdere questo treno, che non sarà eterno ma che passa ora assieme all’altro, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sarebbe per la Sicilia un grave errore”, affermano Sebastiano Cappuccio e Paolo Sanzaro, segretario generale e componente di segreteria della Cisl Sicilia. Il budget per l’Isola è stato definito in 118 milioni. Così ripartiti: 56,8 a favore della Zona economica speciale della Sicilia Occidentale; 61,4 da spendere in quella Orientale.
Vanno però sciolti una serie di nodi, ha rimarcato Sanzaro nella relazione d’apertura. E il principale è “la debolezza dell’apparato burocratico e dell’armatura istituzionale, che ha fatto sì, in questi anni, che le politiche per il Sud procedessero sostanzialmente a fari spenti”. Ecco perché puntare sulle Zes deve voler dire lavorare alla soppressione dei colli di bottiglia che hanno generato fragilità e ritardi. Sul piano delle infrastrutture, della logistica e della transizione digitale, in primo luogo. Un punto su cui è tornato Cappuccio nelle conclusioni. Per il segretario, che ha richiamato le Quindici proposte per un Cantiere Sicilia lanciate a dicembre dal sindacato, “le Zes possono dare una spinta importante al rilancio dell’Isola. Anche sviluppandone la vocazione di polo strategico nel Mediterraneo attraverso lo sviluppo di joint venture con aziende dei paesi della sponda Sud. Però vanno fatti saltare tutti i tappi che ipotecano il sistema. E va costruito dalle due strutture commissariali un solido partnariato economico e sociale”. “Priorità per la Cisl sono: la crescita, la creazione di lavoro, la tutela dell’ambiente, la salute e la sicurezza dei lavoratori”.