Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
11/04/2023 06:00:00

  Inquinamento nelle saline di Trapani e Paceco. Così hanno “ammazzato” un territorio

Una vera e propria bomba ecologica. Un territorio “assassinato”. Non vengono usati mezzi termini dagli investigatori per descrivere l’enorme smaltimento di rifiuti sui fiumi che attraversano l’area delle saline di Trapani e Paceco.


Un’inchiesta, quella della Capitaneria di Porto di Trapani, che nei giorni scorsi ha portato all’esecuzione di 7 misure cautelari.
Tonnellate e tonnellate di rifiuti di ogni tipo sversati nei terreni che ricadono nell’area protetta delle saline di Trapani e Paceco, nei fiumi Lenzi e Baiata. Rifiuti altamente inquinanti, date alle fiamme da dei veri e propri criminali. Anzi, “assassini”. Perchè, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, quello che è stato commesso è un vero e proprio “omicidio” del territorio.


Gli arrestati
Un intero nucleo familiare è stato posto agli arresti domiciliari. Si tratta di Antonino , Giuseppe, Antonio e Ivan Salafia, di 52, 33, 27 e 24 anni. Divieto di dimora per Giuseppe Messina, 52 anni, Daniela Caradonna 48 anni e Baldassare Montalbano di 60 anni. Tutti, nei giorni scorsi, sono stati sottoposti agli interrogatori di garanzia. E tutti hanno fatto scena muta davanti al Gip.

 


L’inchiesta
Le indagini, iniziate a partire dal 2020, condotte dalla Capitaneria di Porto di Trapani e coordinate dalla Procura della Repubblica di Trapani, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati in ordine a reiterati sversamenti illeciti di rifiuti, anche pericolosi, nel bacino fluviale del fiume Lenzi – Baiata, protetto da vincoli paesaggistici. L’inchiesta è scattata anche dopo un esposto del WWF, che è il gestore della Riserva Naturale Orientata delle Saline di Trapani e Paceco. A coordinare le indagini il sostituto procuratore Francesca Urbani. Proprio il WWF aveva segnalato che l’inquinamento riguardava una vasta area ricadente all’interno della riserva. Non solo il WWF, anche imprenditori agricoli della zona hanno denunciato quanto avveniva, per l’altissimo rischio di contaminazione delle coltivazione a causa dei continui roghi di rifiuti.


Ad alcuni degli indagati sono stati contestati anche i reati di truffa ai danni dello Stato e falsificazione di documentazione, per aver falsificato ripetutamente formulari destinati al tracciamento dei rifiuti, poi illegalmente smaltiti nelle discariche realizzate abusivamente nell’area prossima alla Riserva naturale orientata delle Saline di Trapani e Paceco.
Il bacino del Fiume Lenzi-Baiata si trova all'estremità nel territorio della Provincia di Trapani con una estensione di circa 130 km2. Comprende i territori comunali di Trapani, Erice, Valderice, Paceco e Buseto Palizzolo.
Sottoposte a sequestro le aree interessate ma anche mezzi pesanti e meccanici nonché le ditte interessate.


I numeri della bomba ecologica


Gli investigatori parlano di “omicidio del nostro territorio”. Una vasta area in cui insistono non solo case ma anche ampie zone coltivate, percorsi fluviali. “Tutto è stato inquinato, anche le zone delle foci. Una zona che è sottoposta a un forte inquinamento”. Il tutto causando danni all’ambiente e alla salute delle persone.
“La vasta area – si legge nell’ordinanza del Gip – degli argini fluviali del Lenzi e del Baiata estesa 600 mila metri quadrati per un perimetro di tre chilometri, è stata trasformata in una enorme discarica abusiva”. Sono stati registrati 120 smaltimenti illeciti per circa 22 tonnellate di rifiuti smaltiti illegalmente nell’area protetta. Tutto ciò in prossimità dei torrenti Lenzi e Baiata ricadenti nell’area delle saline. Altri rifiuti sarebbero stati smaltiti illegalmente all’interno di un’ex fonderia nei pressi delle saline. In un’area di 20 mila metri quadrati è stato buttato di tutto. Mobili, elettrodomestici, pneumatici, sfabbricidi, bitume. Con sfabbricidi e scarti edili è stata anche realizzata una strada abusiva per raggiungere le zone in cui sversare i rifiuti.


Una volta depositati i rifiuti, gli indagati gli davano fuoco e poi si spianava il tutto con le ruspe. Gli scarti si mescolavano al terreno, andavano sotto terra. Ed ecco che la bomba ecologica è esplosa. Incendiati i rifiuti gli indagati si allontanavano. Qualcuno chiamava i vigili del fuoco che venivano, spegnevano le fiamme, e una volta andati via tornavano gli “assassini” del territorio che ridavano fuoco a ciò che non era stato ancora sbriciolato. Il terreno è stato esaminato e sono stati trovati metalli pesanti, diossina, amianto, anche con valori 300 volte oltre al limite consentito.
Una bomba ecologica che ha inquinato una delle zone più delicate del nostro territorio.