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15/04/2023 00:00:00

Pasqua all'Oasi Faunistica di Capo Feto

Pasqua, domenica nove, più che mattinata d’aprile è sembrata giornata di marzo, con le nuvole plumbee che si rincorrevano, spinte dai venti freddi (settentrionali) del IV quadrante. Aprile, nella regione biogeografica paleartica occidentale, dovrebbe essere il mese in cui si registra la maggior presenza di uccelli migratori che dalle aree meridionali di svernamento si trasferiscono al nord per potersi riprodurre.

Le condizioni meteo proibitive hanno però condizionato, dalle nostre parti, il passo dei migratori alati e fatto registrare l’arrivo dei cavalieri d’Italia, di pochi mignattai ed ancora di pochi combattenti che già in aprile dovrebbero abbondare. Nonostante il cielo annuvolato e il freddo che, come accennato, facevano presagire penuria di uccelli migratori, come per gli anni passati, non ho potuto fare a meno di trascorrere la mattinata pasquale a Capo Feto che, per me, conserva anche la funzione di “Tempio”. Messo piede in palude, come previsto, niente uccelli migratori provenienti dal continente africano se non, come accennato, i cavalieri d’Italia di cui ho contato quarantadue esemplari.

Sostavano infreddoliti, disturbati dalla tramontana che si alternava con le folate di maestrale, assieme a fenicotteri, spatole e volpoche (hanno qui trascorso l’inverno) stazionanti nella parte orientale, dato che la parte occidentale del biotopo era troppo esposta alle correnti d’aria. Tra una ripresa e l’altra degli uccelli presenti, anche questa è stata una mattinata di Pasqua indimenticabile, data, appunto, la bellezza del luogo e la ricchezza di vita. Bellezza e ricchezza turbate, purtroppo, dallo stato di abbandono e di degrado del sito, esposto sempre all’invasione dei barbari e agli scarichi di rifiuti, come quello recente, nei pressi della nuova lanterna che ha sostituito l’indimenticabile faro storico (brutalmente abbattuto nonostante la robustezza e il buono stato di conservazione della struttura portante).

Nella stessa zona, tra le più sensibili dell’Oasi, su indirizzo di chi dovrebbe tenere sotto controllo la “biodiversità”, potrebbe sorgere addirittura un “centro di ristoro per visitatori” e la spiaggia attigua, luogo di ovideposizione della tartaruga caretta e del fratino, potrebbe essere mutata in “zona di balneazione per turisti”, come se la Sicilia non offrisse più di mille chilometri di costa, come se non esistesse già la scuola, probabilmente, abusiva di kite surf. Nel giorno di Pasqua, alla luce delle incessanti criticità che si registrano nell’area naturale protetta, il pensiero è corso anche al Cristo quando, entrato nel Tempio, reso luogo di mercanzie, prendendosela anche con gli scribi e i farisei, gridò: “della mia casa di preghiera avete fatto una spelonca di ladri”. Quando la Regione, nel rispetto delle normative regionali, statali ed europee vorrà scacciare da Capo Feto chi lo oltraggia?

Enzo Sciabica