Il 27 luglio del 1929 dall’isola di Lipari verso le ore 21,30 evasero dal confino tre antifascisti a bordo di un motoscafo, il Dream V. I tre erano il Prof. Carlo Rosselli, Fausto Nitti ed Emilio Lussu, personaggi di primo piano dell’antifascismo italiano. Rosselli implicato nella fuga di Filippo Turati nel 1926 era stato docente di economia all’università di Milano e di Genova; Nitti, nipote dell’ex Presidente del Consiglio Francesco Saverio Nitti, impiegato di banca e di fede repubblicana ed Emilio Lussu, eroe di guerra sardo ed ex deputato.
Il Tribunale Speciale, voluto dal regime di Mussolini, aveva stabilito per loro, come per tanti altri oppositori, il confino in una delle isole minori italiane. La vita dei confinati era dura. A Lipari “Nella nuova residenza - racconterà Nitti in un suo libro - eravamo circa cinquecento confinati politici di tutti i partiti e di ogni classe sociale: gli operai di tutte le regioni d’Italia erano in maggioranza. Coloro che ci sorvegliarono furono, anch’essi, circa cinquecento: carabinieri, agenti di P.S., militi fascisti (‘una centuria’), guardie di finanza ed equipaggi di motoscafi della marina incaricati della sorveglianza costiera. Gli orari – racconterà ancora Nitti - imposti dal regolamento di confino furono severi: alle 8 e nel pomeriggio, alla distribuzione della posta, c’era l’appello. Alla sera dovevamo rientrare nelle nostre abitazioni, alle 19 d’inverno ed alle 21 d’estate, c’era l’appello. Nessuno dopo l’appello serale poteva uscire: pena l’arresto immediato ed il deferimento al tribunale”.
La fuga dei tre era stata organizzata dagli oppositori al fascismo esuli in Francia e si era avvalsa di una rete di appoggi anche in Tunisia. C’era stato nel novembre del 1928 un primo tentativo ma che era andato a vuoto a causa del maltempo e di un motoscafo che aveva avuto dei problemi.
La base operativa era a Tunisi, da lì partì il Dream V il 26 luglio del 1929 diretto a Lipari. Sul motoscafo c’erano al timone il comandante Italo Oxilia, il motorista Paul Vanin e Gioacchino Dolci che era già stato al confino a Lipari. Loro presero a bordo i tre evasi e durante la notte tra il 27 e 28 luglio del 1929 ripresero a navigare a forte velocità verso la Tunisia. Per il regime la fuga dei tre fu un colpo molto duro, tanto è vero che la notizia alla stampa fu data dopo parecchi giorni e furono avviate subito delle indagini per individuare le falle nel sistema di sicurezza. I tre evasi intanto erano arrivati a Tunisi e il loro obiettivo era quello di raggiungere la Francia per ricongiungersi con gli altri esuli e per organizzare la resistenza contro il fascismo. In Tunisia come documentato da Martino Opizzi in un suo libro (Les juifs italiens de Tunisie pendant le fascisme - Editore Presses universitaries de Rennes 2022), prima di imbarcarsi sulla nave che li avrebbe portati a Marsiglia, tra il 28 e il 30 luglio, si era attivata la rete di protezione degli antifascisti italiani in Tunisia, anche con l’appoggio della massoneria, e i tre fuggitivi furono accolti e nascosti nella casa del dott. Alfonso Errera di Pantelleria che si trovava a Biserta in rue de Barcellone (Maison Brune). Alfonso Errera, nato a Pantelleria il 2 settembre del 1892, medico, di fede socialista, era un antifascista che da anni, insieme alla sua famiglia, si era trasferito proprio a Biserta e con il fratello Giovanni era diventato un punto di riferimento degli antifascisti italiani in Tunisia. Nella casa di Biserta ospitava spesso esuli provenienti dall’Italia e nella loro tenuta si tenevano riunioni di antifascisti ed era anche un punto di riferimento di una rete che aveva contatti con gli esuli italiani che erano rifugiati e che avevano trovato ospitalità in Francia. Alfonso Errera era un sorvegliato speciale degli agenti del consolato italiano in Tunisia e fu qualcuno di loro che in un rapporto riservato dell’11 febbraio del 1930, indirizzato al capo della polizia del ministero dell’interno italiano, annotò “..Errera Alfonso di recente ebbe a prendere contatto con il fuoriuscito Italo Oxilia (il comandante del Dream V; NdR) in occasione dell’evasione dei confinati politici Lussu, Nitti e Rosselli…”. In un altro rapporto del 30 ottobre del 1930 il Capo della Sezione Prima della Divisione degli Affari Generali e Riservati sarà ancora più esplicito: “..L’Errera, che tiene all’entrata della sua clinica (a Biserta; NdR) l’effige di Giacomo Matteotti, in occasione dell’evasione degli ex confinati Lussu, Nitti e Rosselli, ha facilitato la partenza di costoro per la Francia, prendendo accordi e contatti con il Fuoriuscito Italo Oxilia, ed è notorio che egli riceveva e distribuiva opuscoli sovversivi e antifascisti..”. Intanto i tre evasi il 30 agosto del ’29 da Biserta con un biglietto collettivo si imbarcarono su una nave diretti a Marsiglia. Dopo un giorno arrivarono a Parigi da uomini liberi che avevano beffato il fascismo. Ad accoglierli in terra francese i giornalisti di mezzo mondo e con loro c’erano Salvemini, Turati, Modigliani e Treves, e con questi e con tanti altri esuli, Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Fausto Nitti diedero vita dopo qualche settimana al movimento “Giustizia e Libertà”, un raggruppamento che aveva come obiettivo di riunire le forze antifasciste all’estero per combattere contro il fascismo.
Sandro Casano