E’ un equilibrio difficile da trovare, quello tra tutela dell’ambiente e sviluppo economico. Soprattutto se si tratta di uno dei luoghi più belli e delicati del territorio. Cioè la riserva dello Stagnone.
Con l’estate alle porte si apre il tema su un utilizzo e una fruizione sostenibile dello Stagnone, soprattutto nella zona di Birgi. Negli anni sono nate diverse scuole di kite surf che hanno attratto molti turisti, ma nel frattempo sono stati realizzati in tutto il lungomare anche diversi locali, chioschi, bar, che hanno fatto diventare la Riserva luogo di movida. Una movida selvaggia in molti casi, come successo nelle ultime settimane. Il 25 aprile lo Stagnone è stato preso d’assalto da migliaia di giovani, come abbiamo raccontato qui.
Il Comune è corso ai ripari, con un’ordinanza che imponeva alcune restrizioni per il weekend del Primo Maggio. Ieri la zona di Birgi è stata molto frequentata, un po’ meno rispetto al 25 Aprile, a causa delle incerte condizioni meteo. Il rischio è quello che la massificazione, la presenza esagerata di persone, con il conseguente inquinamento (anche acustico) possa danneggiare irrimediabilmente la riserva. La questione non è di poco conto, e bisogna affrontare subito il tema di una fruizione sostenibile dello Stagnone, di una gestione attenta e chiara. Gli interessi in campo sono tanti. Da un lato Legambiente e gli ambientalisti che sostengono che il kite e la presenza di chioschi, locali, e bar siano dannosi per la riserva. Dall’altro ci sono le ragioni economiche dei chioschi e bar che proliferano sempre di più, e delle scuole kite che respingono ogni ipotesi che tavole e surfisti siano nocivi per l’habitat.
In tutto ciò, come sempre accade, sono divise le posizioni, anche tra i cittadini. Tra chi è per la movida e chi è per la tutela della riserva.
Sono state molte, infatti, le reazioni all’articolo pubblicato qualche giorno fa su Tp24.
Tra i pro chi pensa che i giovani non sporcano, “lasciano qualcosa che può essere ripulito facilmente, ma lasciano alle spalle un giro economico non indifferente. Migliaia di turisti vengono per il kite e per tutto ciò che si è creato. Tutta questa indignazione, invece, non l'ho mai vista dall'altro versante del lungomare ''abbandonato''. Arrivati al lido Pakeka sembra di essere in paese sottocivilizzo e sotto bombardamenti. Da questo lido in giù iniziano le case ed i cancelli abusivi dei senatori a vita, fino a semplici cittadini. Lì turisti non possono beneficiare delle spiagge...ma nessuno parla” scrive un lettore.
C’è chi difende il lavoro dei gestori di locali e scuole kite. “Magari tutti i luoghi di aggregazione fossero tenuti come lo Stagnone, i surfisti e gli addetti ai lavori, hanno una cura maniacale per l'ambiente, lo schifo che si trova in giro è opera di indigeni incivili, dobbiamo solo ringraziare questi ragazzi che hanno creato lavoro, divertimento e tanto business, i problemi della Laguna sono ben altri”. E ancora: “Marsala sta morendo e andate contro chi cerca ancora di fare qualcosa.
Piuttosto che aiutare coloro che organizzano questi eventi, chiedete un po' di controlli, vi lamentate di quella poca movida che è presente in giro.
Basterebbe solo non creare disordine!
Si dovrebbe avere un po' di organizzazione per cercare di mantenere sano uno dei pochi eventi rimasti in città.
Non vi andate a lamentare poi che la città sta cadendo a pezzi, che i negozi stanno chiudendo e che le strade si stanno svuotando”.
C’è però anche il problema viabilità, e della pista ciclabile. “A me dà solo fastidio una cosa, che con la pista ciclabile non ci sia un benedetto parcheggio o più di uno per fermarsi un attimo e ammirare in silenzio il posto senza sporcare nulla! C'è solo qualche parcheggio abusivo in cui i cari vigili vanno a fare multe!”
Tanti anche i cittadini che condannano la movida selvaggia dello Stagnone.
“Gli abitanti del posto sono i primi a riconoscere ed evidenziare, l'inciviltà delle persone. Nessuno li ascolta” scrive una lettrice. E ancora: “Lo Stagnone è riserva e andrebbe protetto...ma qua si proteggono solo i propri benefici!”. C’è chi prevede che “Tra qualche anno anche questo nostro paradiso sarà un inferno. Questo non è sviluppo e’ degrado. Pensiamoci prima che sia troppo tardi”. Per un altro lettore la Riserva è stata “trasformata in un luna park, il turismo e di conseguenza una ricchezza portata da chi ha scoperto questi splendidi luoghi, presto sarà un lontano ricordo, incuria, ignoranza e maleducazione distruggeranno il mito di tanta bellezza, fermate questo degrado prima che sia troppo tardi”.
Certo, il Comune e il Libero Consorzio (ente gestore della riserva) non aiutano. Il Comune di Marsala, in particolare, decide di non decidere, come si è visto con il Pdum, sul quale si trova praticamente impreparato e in netto ritardo. Eppure è uno strumento fondamentale per regolamentare l’uso del demanio e della costa.