Nei giorni scorsi è stato presentato il Marsala Kite Surf, l’evento che a luglio porterà in città centinaia di atleti per gare di freestyle, e che prevede non solo eventi sportivi, ma anche spettacoli e momenti a sfondo sociale.
E’ la terza edizione, e quest’anno ci sono tanti eventi, che coinvolgono non solo la zona di Birgi, ma anche il centro di Marsala. La manifestazione dura dal 14 al 23 Luglio, il Comune di Marsala contribuisce con 15 mila euro, e la Regione Siciliana con 40 mila euro. Qui tutti i dettagli del programma.
Lo Stagnone di Marsala è sempre più meta prediletta per il kite surf, ma è anche diventato luogo di movida. Movida spesso selvaggia, come abbiamo visto nei giorni scorsi. In questi anni, infatti, sono proliferati locali, chioschi, bar che organizzano anche serate da discoteca e feste con musica ad alto volume. Eppure, lì, ci troviamo in una riserva, in uno dei luoghi più belli e delicati del territorio. In questi anni è stato molto acceso il dibattito sull’uso che si fa e che si dovrebbe fare dello stagnone. E proprio la presentazione del Kite Fest è stata l’occasione per tirare fuori il tema.
“Il kite è uno sport eco sostenibile, ci teniamo a sottolineare la convivenza tra sport e ambiente. Noi operatori prendiamo le distanze dalla movida dello stagnone, noi accogliamo il turista che dopo una giornata di kite vuole riposare. Non siamo vicini alla movida dello stagnone”, sottolinea Gegè La Barbera, tra gli organizzatori del Marsala Kite Fest.
L’iniziativa è sostenuta dall’associazione ambientalista, Marevivo. “Già da anni ci avvaliamo della collaborazione di velisti e surfisti per la pulizia e la tutela della costa - dice Luisa Tumbarello, responsabile Marevivo Marsala - kite è uno sport sostenibile, silenzioso e rispettoso del territorio in cui si fa”.
Al di là della sostenibilità ambientale in sè del kite surf uno dei temi che emerge ogni anno sempre di più è la massificazione, la presenza dell’uomo in maniera massiccia nella laguna, che potrebbe danneggiare l’ecosistema.
“Chiederemo le risultanze delle valutazioni di incidenza delle numerose attività che proliferano disordinate e indisturbate e andremo in tutte le sedi necessarie per sostenere la conservazione del nostro Stagnone” annuncia Antonella Ingianni, dirigente regionale di Europa Verde.
Lo Stagnone di Marsala è infatti una Riserva naturale sin dal 1984 e fa parte della Rete Natura 2000 , strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità, con ben quattro SIC (siti di importanza comunitaria) istituiti dalla direttiva Habitat e dalla Direttiva Uccelli . Per le sue caratteristiche naturalistiche l’area dello Stagnone può inoltre essere considerata zona umida ai sensi della convenzione internazionale di Ramsar. “Il paesaggio dello Stagnone , inteso in senso ecosistemico, è riconosciuto - a livello regionale ed europeo - di straordinario valore naturalistico. Non si deve inoltre dimenticare la sua valenza archeologica e quella agricola. È dunque una area non solo bellissima ma soprattutto importantissima per il patrimonio di biodiversità che ospita che è ricchezza di tutti, è vita per ognuno di noi per i servizi ecosistemici che offre: come ad esempio servizi di regolazione di gas atmosferici, clima, acque, erosione, prevenzione del dissesto idrogeologico, regolazione dell'impollinazione, habitat per la biodiversità; di approvvigionamento di cibo, variabilità biologica; servizi culturali, quali valori estetici, ricreativi, educativi, spirituali, artistici, identitari” aggiunge l’esponente di Europa Verde.
“È un'area in cui l'attività dell'uomo -come la salicoltura e l’agricoltura presenti da secoli - sino a qualche decennio fa si svolgeva in equilibrio con la natura per soddisfare le esigenze, anche economiche, della popolazione locale”. Ma per Europa Verde oggi lo Stagnone è “zona di saccheggio, sorgono senza sosta e senza una idea di futuro strutture e attività che lo stanno consumando e alterando. Le amministrazioni competenti ( in primis l’ente gestore della Riserva e il Comune di Marsala) non guardano allo Stagnone come un capitale da salvaguardare ma come un capitale da offrire in regalo a chiunque, senza regole, mettendo così in evidenza mancanza di etica ambientale e incapacità di governare non solo il territorio ma anche i processi sociali ed economici che in esso si manifestano. Non si deve permettere che questo avvenga”.
L’esponente marsalese della formazione ambientalista sottolinea che “non si disapprovano le singole attività o le singole strutture , ma il loro proliferare fuori da ogni necessaria pianificazione e al di là della valutazione della incidenza ambientale che esse comportano (singolarmente e cumulativamente)”. Da qui arriva la richiesta delle valutazioni ambientali delle attività che sorgono sullo stagnone.
Decisa presa di posizione anche di Legambiente. “Non siamo contrari a questo sport, il quale è, in quanto “sport non motorizzato” assolutamente ecosostenibile come la maggior parte degli sport praticati nel mondo, quindi dire che il Kitesurf è uno sport in se’ e per se’ ecosostenibile è pura ovvietà. Il contesto dello Stagnone in cui viene praticato e le situazioni al contorno non sono evidentemente ecocompatibili e vanno anche contro il regolamento della Riserva: parliamo degli sbancamenti, i prati verdi, le moquette, la musica sparata ad alto volume, la scomparsa di tutte le specie di volatili che nidificavano nell’area, dovuta alla occupazione del territorio dei vari “accampamenti” che fanno capo alle scuole di Kitesurf ed alla presenza continua degli “aquiloni” in acqua tutti i mesi dell’anno” spiega Giuseppe Marino, presidente di Legambiente Marsala.
Legambiente in passato aveva fatto delle proposte all’amministrazione comunale chiedendo anche un tavolo tecnico con tutti gli attori operanti nello Stagnone per dare delle regole e permettere “la convivenza “sostenibile” delle varie attività, ma si è preferito glissare per continuare questa deregulation che porterà inesorabilmente, se continua questo trend, alla distruzione dello Stagnone, assieme ovviamente ad altri fattori, come l’invasione dei megabus con l’emissione di gas serra, la costruzione continua di chioschi con relativo consumo del suolo agricolo (vedi vigneti) e la distruzione “per obsolescenza” della pista ciclabile”.
“La storia non ci insegna niente e stiamo permettendo lo stesso sfruttamento distruttivo della costa Sud dei lidi con la cementificazione della stessa; ipotecando la possibilità di un altro tipo di sviluppo del territorio fatto di una fruizione ecosostenibile, ma anche economicamente remunerativa, vista la grande fama internazionale che sta acquisendo la riserva dello Stagnone negli ultimi anni” conclude Marino.
Il tema, insomma, c’è, ed è quello di trovare l’equilibrio per un uso sostenibile della Riserva, messa sempre più in pericolo da chi la tratta come area privata.